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Pop&Sports – Come si diventa commissario di percorso? Intervista a Claudio Fargione, commissario tecnico regionale dell’AC Bologna

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Fin da bambini, noi maschietti specialmente, siamo affascinati dal mondo dei motori. Ci fanno impazzire il suono, la velocità e la meccanica. E’ una vera e propria passione, specialmente se nasci e cresci a Imola, vicino al suo circuito. E’ il caso di Claudio Fargione, commissario di percorso e commissario tecnico regionale dell’AC Bologna. In questa intervista, Claudio ci mostra come avvicinarsi al mondo del Motorsport senza per forza diventare pilota o addetto ai box.

Intanto, che cos’è un commissario di percorso? Il compito degli “uomini vestiti di arancio” è quello di osservare e controllare che le condizioni della pista siano idonee per gareggiare e segnalare ai piloti e alla sala monitor gli eventi che si verificano durante la gara. Il commissario di percorso lavora in pista, nelle varie postazioni che sono dislocate lungo il tracciato, preposto per osservare ciò che succede e segnalarle, di solito con le bandiere. Un’altra postazione sta anche nei box. Lì si fanno cose completamente diverse: il ruolo è più impegnativo, poiché ci si occupa di ciò che è la gestione di gara (uscite delle vetture, schieramenti nelle griglie e rilevamento di irregolarità nelle partenze). 
Il commissario di percorso fa parte degli ufficiali di gara, un gruppo che si occupa di tutta la gestione di una gara automobilistica o motociclistica. L’ufficiale di gara ha una licenza sportiva, come l’hanno i concorrenti (le squadre) e i conduttori (i piloti). Inoltre, bisogna essere tesserati all’Automobile Club nazionale (ACI). La licenza infatti è rilasciata dall’Automobile Club provinciale.
L’ufficiale di gara ha poi diverse mansioni e oltre ai commissari ci possono essere: direttore di gara, chi fa la parte sportiva, cioè i verificatori sportivi che fanno la burocrazia; i commissari sportivi, che sono il collegio giudicante dei fatti di gara; i commissari tecnici e i verificatori tecnici, che si occupano delle verifiche sulle vetture.

Come ti sei approcciato a questo mondo? 
“Sono nato a Imola negli anni 80 e nascendo in quel periodo vicino all’autodromo è stato impossibile stare lontano dai motori. A 11 anni è nato in me il desiderio di entrare nel mondo del Motorsport. Andando sempre in pista vidi che il primo passo da fare per affacciarmi in questo mondo è quello di diventare commissario di percorso, quindi ho deciso di diventarlo. Appena compiuto 18 anni ho chiesto subito in autodromo come avrei potuto fare e, prendendomi in simpatia, mi hanno detto che dovevo aspettare l’uscita del corso ACI”.
Periodicamente l’Automobile Club provinciale indice dei corsi per diventare un ufficiale di gara. L’ACI decide tre serate, con tre lezioni da due ore l’una, in una sede, come l’Autodromo di Imola per esempio. In queste lezioni, il direttore di gara interno spiega inizialmente cosa sono gli ufficiali di gara, qual’è la loro autorità nazionale (cioè l’ACI Sport) e come è organizzato il gruppo degli ufficiali di gara. Nello specifico poi entra nel dettaglio dei compiti del commissario di percorso. Spiegano anche quali sono i meccanismi della gare, una base di regolamento sportivo, il significato delle bandiere e tutte le casistiche di gara a cui si può andare in contro. Dopodiché, si fa un esame con tre domande fatte dai commissari sportivi di zona. Passato il test, viene rilasciata la licenza sportiva, pagando annualmente una somma. Da quel momento si fa parte degli ufficiali di gara nazionali con riferimento all’Automobile Club provinciale.
“Fatto l’esame, ho avuto la mia prima licenza sportiva e mi è arrivata una email con le gare in cui potevo partecipare. Ho cominciato con dei test invernali, per impratichirmi un po’. Ero stato affiancato al mitico Carlo Zaccaroni, bolegnese e uno degli ufficiali di gara più esperti di Imola. Era un monumento. Mi aveva preso sotto alla sua ala nella stazione 11, alle Acque Minerali”.
Ogni postazione ha un numero, che segue il tracciato. Una postazione è dislocata in modo tale che ogni postazione si veda con l’altra. In una pista come quella di Imola, estremamente naturale, ma anche estremamente complessa dal punto di vista altimetrico e con anche delle barriere visive abbastanza importanti, diventa difficile osservare bene tutto. Questo perché si deve avere una visione ben chiara per segnalare ai piloti e al direttore di gara interno determinate situazioni oppure intervenire tempestivamente in caso di incidenti.
“La prima gara fu il Campionato Italiano Gran Turismo. Per quell’occasione mi contattò l’ufficio sportivo e, siccome avevano bisogno di gente nuova dai box, mi chiesero di fare il commissario di percorso proprio in quella postazione. Era il mio obiettivo alla lunga, ma non mi aspettavo fin da subito una proposta del genere. Ero giudice di fatto per il cambio pilota: in un campionato del genere c’è un tempo prestabilito dove ogni vettura deve fare il cambio pilota, con un tempo minimo e delle prestazioni che possono essere fatte e/o non fatte. Quindi devi conoscere le regole e avere occhio, controllare quello che succede e cronometrare le soste. Mi misero alla prova e da lì tutte le gare, ormai un centinaio di eventi in 18 stagioni, le ho fatte ai box. Sono il più giovane ufficiali di gara che ha anche più esperienza”. 

Secondo te stare ai box è la parte più divertente, visto che vedi i piloti e il dietro le quinte?
“Quello è collaterale. Il ruolo di commissario di percorso ai box è molto importante, perché è un po’ il tuo biglietto da visita. Poi quello che si vede all’interno dei box è un po’ quello che si vede anche in televisione. Però sì, stare lì è sicuramente meraviglioso, perché stai a contatto con le auto, i piloti e i tecnici. Ti apre inoltre un sacco di conoscenze”.

Come comunicate con la sala monitor o con il direttore di gara interno?
“Le comunicazioni vengono fatte in italiano e con una certa chiarezza. In un’altra lingua ho parlato solo alle 24h di LE MANS”. 
Claudio poi ci racconta della sua esperienza nell’evento francese. 
“Les Mans è stata la più grande soddisfazione personale e professionale. Come avevo già accennato, il più grande vantaggio di essere ai box è quello che conosci un sacco di gente e da tutto il mondo. In occasione della LE MANS Series ho conosciuto gli ufficiali di gara che venivano dalla ACO – Automobile Club de l’ Ouest LE MANS – che hanno apprezzato il mio lavoro ed è stata una loro richiesta quella di avermi con loro. Lì avevo il compito del controllo gomme ed ero l’unico non di madre lingua francese. LE MANS è il sogno della mia vita, è la gara più bella del mondo ed è stata la soddisfazione più grande per me”. 

E qual’è il ricordo a cui sei più legato?
“Quando sono in pista sono sempre molto concentrato. Mi diverto, perché mi diverto tantissimo, ma anche quando fuori si percepisce l’importanza dell’evento – tipo il ritorno della F1 ad Imola – in pista è una gara come un’altra. Quindi è difficile trovarlo. Un evento che però mi ha colpito è stato nel 2008, dopo che avevamo perso il mondiale delle monoposto e il mondiale Superbike. L’autodromo era stato chiuso per un anno ed erano stati demoliti i box. C’erano tante incertezze sul futuro e la paura che potesse finire tutto era tanta. Non l’accettavamo, ma sapevamo che la possibilità di una fine c’era. Nel settembre del 2008, però, ad Imola venne il mondiale Turismo WTCC, all’epoca la competizione più divertente che si potesse seguire a livello internazionale. In quell’occasione il responsabile degli ufficiali di gara nella pit lane mi chiamò perché serviva un qualcuno che stesse sulla leading car, la vettura che si occupava a precedere le macchine nel giro di lancio. Ero il co-pilota e sul momento non ci pensavo, ma quella era la gara che ridava vita all’autodromo di Imola. Mi ricordo perfettamente che quando abbiamo lanciato le auto c’è stato un momento che, mentre salivamo sulla salita della Tosa, ho buttato l’occhio sullo specchietto, ho visto le auto che stavano scaldando le gomme e li ho pensato: ma sta succedendo veramente? Mi stavo emozionando troppo e mi sono detto di pensare alla corsa. Quello è il momento che ricordo di più con piacere, perché poi alla domenica sera, in ufficio con gli amici della direzione gara, abbiamo detto: “Cazzo, ce l’abbiamo fatta. Siamo veramente tornati nel giro!” E’ stato il momento più bello, più del ritorno della F1. Era momento di orgoglio, perché se siamo ripartiti era grazie a noi. Ci abbiamo creduto e ci siamo riusciti”.

Cosa consiglieresti a chi vorrebbe intraprendere il tuo percorso?
“Innanzitutto non bisogna pensare di diventare commissari di percorso solo per vedere la Formula1. Prima di arrivare alla Formula1 ti devi fare un “culo così”. D’estate, per esempio, sarò a cuocermi tra due muri di cemento per le gare nazionali e non lo farei se non avessi la passione. Però, per chi vuole intraprendere il mio percorso, consiglio assolutamente di venire in autodromo a vedere tutte le gare. Tutte, mi raccomando. Nel frattempo si deve guardare anche la vita delle postazioni: per esempio a Imola c’è la curva delle Acque Minerali, una delle più belle del mondo, in mezzo al parco, e  così vedi come si comportano i commissari nelle postazioni. Consiglio di seguire anche le gare in tv, non come tifosi, ma cercando di capire anche il meccanismo della gara e cosa c’è dietro. Bisogna inoltre essere curiosi: quando ci sono penalità, segnalazioni, bisogna sempre andare a vedere il perché delle scelte che sono state fatte in gara. Poi l’ultima raccomandazione: facciamo un lavoro vero, dove è richiesta molta professionalità. Veniamo preparati come dei professionisti e pertanto dalla direzione gara ci sono delle richieste molto elevate. Non possiamo sbagliare. Se sbagli sei fuori. Detto questo, però, dentro all’autodromo ci si diverte e il bello, personalmente parlando, è quello di dare sfogo alla tua passione”.

Grazie a Claudio Fargione per la bella intervista.

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