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I Racconti del Commissario – Riccardo e le Minerali

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Foto Isolapress


Una gara leggendaria

Non ero nemmeno nato ma come potevo non ricordare? Il Gran Premio di San Marino 1983 fu uno dei più epici tenutisi sulla mia pista di casa. La vittoria della Ferrari numero 27 di Patrick Tambay ad un anno esatto dall’ultima gara di Villeneuve, il delirio collettivo in una foresta di bandiere rosse, la bandiera canadese dipinta sul terzo stallo della griglia di partenza, quello da cui un anno prima era scattato Gilles, l’invasione di pista finale. Tuttavia l’immagine che più avevo in mente era un’altra, l’episodio che regalò la corsa al francese della Ferrari.

Una “papera” assurda

A sei giri dal termine Riccardo Patrese, appena salito in testa alla corsa con la Brabham, finì dritto contro le barriere in uscita dalle Acque Minerali senza nemmeno accennare una sterzata. Non c’era traccia di cedimenti strutturali sulla vettura, solo un errore inspiegabile che negò la vittoria ad un italiano in Italia. Con in più per Riccardo anche la beffa di vedersi deriso dalle tribune, dalle quali si levarono sfottò vari o peggio tanti gesti “dell’ ombrello” da parte dello “sportivissimo” pubblico di fede ferrarista. Una dimostrazione di tifo becero e volgare che mi infastidisce ancora dopo decenni solo a sentirne parlare, per di più proprio nella mia Imola. (a seguire le immagini di quel famigerato 54° giro raccontate dal leggendario Mario Poltronieri)

L’uscita di pista di Patrese alle Acque Minerali. Era in testa a sei giri dal termine ( Antonino Ghes [Formula 1] su YouTube)

La domanda irrisolta

Alla luce di tutto ciò mi sono sempre interrogato su questo errore apparentemente inspiegabile per un pilota dell’esperienza e del talento di Patrese. Così, appena divenuto commissario di percorso e ritrovatomi in servizio proprio alle Acque Minerali, non potevo non affrontare l’argomento con chi quel giorno intervenne sulla vettura del padovano subito dopo l’uscita di pista. Ovvero il mitico capoposto della postazione numero 11, Carlo Zaccaroni. Ovvero un vero monumento dell’Autodromo di Imola «Zac, ma come è possibile che Patrese abbia sbagliato in quel modo quando ormai aveva la gara in tasca?». La domanda mi nacque diretta e spontanea guardando l’uscita della curva a distanza di oltre vent’anni. Zac come sempre non fece una piega e rispose altrettanto diretto: «Infatti non era colpa sua!» Ed iniziò a raccontare…

Polvere d’asfalto

«In occasione del Gran Premio del 1983 la pista venne interamente riasfaltata con un composto di nuova concezione preparato appositamente. Doveva essere un grande passo avanti anche in termini di sicurezza. Peccato però che non andò esattamente così. Fin dai primi passaggi delle vetture in pista il nuovo manto iniziò a sgretolarsi letteralmente ed in breve si formò un canale pulito sulla traiettoria ideale mentre immediatamente all’esterno la pista iniziò ad essere ricoperta da uno strato di sassolini e polvere originato dallo sbriciolarsi dell’asfalto. Fu un problema di non poco conto che rischiava di mandare all’aria tutta l’organizzazione e del quale l’azienda produttrice del manto bituminoso si assunse immediatamente la responsabilità. In pratica vi fu un errore nella composizione chimica dell’asfalto steso, ma ormai il weekend di gara era partito e non c’era certo la possibilità di riasfaltare nuovamente!»

Sterzo a parte

Facendo riferimento alla mia memoria storica accennai: «Nel 1985 in Belgio successe qualcosa di simile e la gara venne rimandata di quattro mesi…» Zac alzò le mani: «Guarda, io non ho memoria per le date, mi fido della tua! Comunque qua a Imola si tentò in qualche modo di mettere una pezza al problema la notte precedente la corsa, ripulendo la pista e spargendo sull’asfalto ancora più sbriciolato uno speciale fissatore. Ma la situazione purtroppo non cambiò di molto e verso la fine della corsa all’esterno della traiettoria avevamo un bello strato di ghiaino. I piloti non potevano mettere le ruote fuori dalla linea ideale di nemmeno un centimetro altrimenti sarebbe stato come guidare sul ghiaccio, senza alcuna direzionalità per la vettura! Quando Patrese arrivò al sei giri dalla fine davanti a noi allargò di pochi centimetri la sua traiettoria rispetto a quella ideale e PUM! La sua Brabham finì dritta nelle barriere come se avesse provato a sterzare su una lastra di ghiaccio!» 

Sette anni in Romagna

«Dopo la corsa il produttore si assunse tutti gli oneri della completa riasfaltatura con un composto differente e che non presentò più alcun problema, ma intanto l’unico ad averci rimesso fu il povero Riccardo che perse la gara senza avere nemmeno sbagliato e nessuno lo risarcì!» La mia curiosità era ormai soddisfatta, ma Zac aveva dimenticato un’appendice alla storia. Sette anni dopo infatti, il 13 maggio 1990, Patrese si riprese quanto aveva perso nel 1983 alzando la coppa del vincitore del Gran Premio di San Marino dopo una gara bellissima. Quel giorno finalmente c’ero anche io e ricordo bene la sua Williams davanti a tutti. E soprattutto per Riccardo ci furono solo gli applausi di un pubblico fatto da veri sportivi in riva al Santerno!

Gran Premio di San Marino 1990: Patrese fa pace col pubblico imolese (Marco Soverini su YouTube)

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