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Statistiche e curiosità – La Formula 1 e i rapporti con l’Europa Orientale

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Credit: Scuderia.AlphaTauri.com


Il calendario del mondiale di Formula 1 è sempre stato strutturato affinché le gare vengano disputate in condizioni meteo ottimali tanto per le vetture, quanto per i piloti e gli spettatori. Sarebbe impossibile vedere lo svolgersi di una gara in Canada a marzo o dicembre oppure vedere sfrecciare sui nostri schermi Leclerc e Verstappen ad Abu Dhabi durante il pranzo di ferragosto. Queste valutazioni non sono mai venute meno nemmeno negli ultimi di anni di grande espansione e rilancio del brand F1 a livello mondiale anche se, come vi avevamo già raccontato, le entrate provenienti da certi paesi hanno pesato sull’irrazionalità del calendario, sia in termini di costi economici che ambientali, con spostamenti intercontinentali che diventeranno per le Scuderie una norma sempre più consolidata tra un weekend e l’altro di questo 2023. Ma almeno, come dicevamo, i piloti non avranno di che preoccuparsi: a Spa, dove sta nevicando proprio in questi giorni, o San Pietroburgo Alonso e colleghi non ci correranno mai d’inverno… o meglio, nel secondo caso non ci andranno proprio nei prossimi anni.

Tra le numerose conseguenze della situazione russo-ucraina di questi ultimi 11 mesi c’è stata anche l’esclusione dal mondiale di Formula 1 del Gp di Soči e dei piloti di nazionalità russa, disponendo loro comunque la possibilità di gareggiare sotto bandiera neutrale (norma comunque fin qui non sfruttata, Mazepin docet), frutto di una decisione fulminea presa dalla Fia già nelle prime settimane di conflitto. Non è certamente la prima volta in cui degli atleti russi sono costretti a gareggiare sotto un’altra bandiera, recentemente basti pensare a Tokyo 2020 quando si presentarono sotto l’egida del ROC (comitato olimpico Russo) per lo scandalo doping di Soči 2014, o addirittura non prendono parte ad un evento mondiale, basti pensare al periodo della Guerra Fredda quando l’osteggiamento bipartisan dei blocchi governativi occidentali e orientali tenne lontani i piloti ed i costruttori sovietici dal mondo della Formula 1.

La globalizzazione dell’ultimo trentennio ci ha portati a pensare che il mondo giri tutto alla stessa velocità. Che, in termini di intrattenimento, la stessa cosa oggi virale in Italia lo possa essere anche domani in Turchia e ieri in Giappone. Che i confini tra le terre del nostro mondo non siano per la maggior parte di noi così invalicabili, e che gli idoli di un bambino, nonostante le differenze sociali, culturali ed economiche, possano essere gli stessi in ogni parte del globo. Ma durante gli anni della Guerra Fredda queste condivisioni erano meno ovvie di quanto non lo siano oggi. L’occidente visse la sua cultura ed i suoi eventi, tra questi proprio la Formula 1 in modo completamente separato dalla metà orientale che dall’altra parte organizzò le proprie competizioni.

Sebbene la tradizione sovietica peccasse di interesse ed esperienza nel mondo automotive, a partire dagli anni 30 ci fu un rapido avvicinamento, inizialmente per scopi prettamente militari, al mondo delle auto da corsa. Vennero usate auto di serie su tracciati autostradali in linea dove le vetture, raggiunto un determinato punto, tornavano indietro e passarono diversi anni prima di vedere auto costruite appositamente per scopi sportivi, i primi esemplari furono GL-1 e la ZIS-101. A partire dagli anni 50, in parallelo con la comparsa nel mondo occidentale della Formula 1, le corse automobilistiche divennero sempre più popolari ed i modelli prodotti, sempre più potenti e all’avanguardia, cercavano di imitare quelli di colleghi europei ed americani. 

Oltre a competizioni strettamente locali, la Coppa dell’amicizia fu ciò che più si avvicinò ad un campionato di Formula 1 regionale internazionale delle terre socialiste: un’organizzazione internazionale di gare in cui i partecipanti provenivano da paesi quali Urss, Germania dell’Est, Polonia ecc. La Fia tentò a partire dagli anni 80 di portare nel proprio pacchetto una gara nel territorio sovietico. Sforzi vani, che trovano campo fertile solo negli anni 2000 senza considerare eccezioni come quella ungherese che riporteremo qui nelle statistiche.

Ecco a voi po’ di statistiche e curiosità legate ai paesi che hanno ri-scoperto la formula 1 dopo la fine della Guerra Fredda.

Statistiche:

  • Primo pilota russo ad aver mai corso in Formula1 : Il 14 marzo 2010 Vitalj Petrov esordiva in Formula 1 per la Scuderia Renault e può considerarsi come il primo russo ad aver mai preso parte ad un mondiale. Per completezza d’informazione esiste un precedente risalente al 1948 quando Igor Troubetzkoy prese il via al Gran Premio di Monaco di quell’anno, prima quindi dell’istituzione formale del campionato mondiale di Formula 1 che sarebbe arrivata da li a pochi mesi per poi prendere il via dal 1950.
  • Primo pilota appartenente da uno degli stati componenti il Patto di Varsavia* ad essere entrato in Formula 1: Il primo a completare un’intera stagione il fu il magiaro Zsolt Baumgartner nel 2003, prima dell’ungherese debuttò con poca fortuna il ceco Tomas Enge che guidò la Prost tre gare a fine 2001.
  • Primo Gp russo: parlando genericamente di automobilismo mondiale come gara singola il Gp dell’Impero Russo corso per due stagioni tra 1913e il 1914 fa da capostipite all’automobilismo russo, ma il debutto in Formula 1 avvenne solo nel 2014 a Soči.
  • Pilota russo più vincente e longevo nel paddok: Daniel Kvjat, per lui 6 stagioni in Formula 1 tra il il 2014 e il 2020, di cui 4 a bordo di Toro Rosso e Alpha Tauri. In quesi 6 anni Kvijat è riuscito ad arrivare per 3 volte a podio, conquistando un 7° posto come migliore risultato stagionale nel 2015, in RedBull, con 95 punti.
  • Prima scuderia russa in Formula1: Marussia F1 Team, attiva dal 2012 al 2015, nata dalla collaborazione con la Virgin Racing, riuscirà a conquistare 2 punti in tre stagioni da Jules Bianchi nel 2014, l’anno del suo incidente fatale.

Curiosità:

  • Le 8 edizioni disputate del Gp di Russia sono state tutte vinte dalla Mercedes, di cui 5 da Lewis Hamilton.
  • Nonostante in Russia si sia cominciato a disputare il campionato di Formula 1 solo a partire dal secondo decennio degli anni 2000, nel territorio del Patto di Varsavia il Circus arrivò molto prima, già il 10 agosto 1986, quando a Budapest si corse il secondo Gran Premio di Ungheria (il primo corso nel 1937 fu vinto da Tazio Nuvolari su Alfa Romeo). Quel soleggiato pomeriggio estivo in cui vinse Piquet davanti al connazionale Senna aprì di fatto le porte della massima competizione di automobilismo ad una nuova enorme fetta di appassionati.

* Patto di Varavia: Alleanza militare di difesa tra gli Stati Socialisti del blocco orientale nata nel 1955 in risposta all’allargamento della Nato a posizioni di confine tra l’Europa occidentale e quella Orientale.

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