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Caja, quando finisce un amore

Si chiude il rapporto tra Fortitudo e Attilio Caja. Nonostante tutto, l’allenatore biancoblù è stato un grande protagonista della stagione

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Attilio Caja
Attilio Caja (©Fortitudo Pallacanestro Bologna 103)

Quando finisce un amore, così com’è finito… Quello tra Attilio Caja e la Fortitudo. Inaspettata dai più, rumoreggiato qua e là, la frattura tra “Artiglio” e la società biancoblù è stata confermata in confermata in conferenza stampa un paio di giorni fa da Stefano Tedeschi, presidente della Effe. Un “atteggiamento non consono” che ha portato a un licenziamento per giusta causa, citando testualmente le parole del patron della Fortitudo.

Caja-Effe, la fine

Ne ha visti, la Fortitudo, di allenatori. Una spaccatura del genere, però, ha lasciato in tanti a bocca aperta. O meglio, hanno lasciato a bocca aperta le dichiarazioni nel post-partita di gara 3 del coach della Effe, scatenando poi inevitabilmente una reazione a catena. La conferenza stampa dove Tedeschi ha annunciato i saluti (chiamiamoli così) di Caja ha stupito il giusto, dato che già nel post Gara-4 le intenzioni di separazione tra la Fortitudo e coach Caja erano sufficientemente ovvie. Insomma, che l’aria non fosse buona non era un mistero, perlomeno nella seconda parte delle finali promozione.

Quale Caja dobbiamo considerare? Quello licenziato per giusta causa, quello che saluta con anticipo, quello che sembrava essere già ai dettagli con Cantù prima ancora che fosse messa una pietra sulla stagione della Fortitudo? Oppure quello che, con professionalità e pazienza, ha preso in mano una squadra da zero o poco più, trascinandola a due partite di distanza dalla promozione?

Una stagione incredibile

Tutti i grandi amori finiscono, il mondo Fortitudo lo sa bene. Arrivare in qualità da pezzo da novanta in un ambiente ricostruito senza esplicite intenzioni di promozione e rispettare, anzi, superare le aspettative che il mondo biancoblù aveva su di te non è cosa da poco. Anzi, riceve ancor più valore, dato che il roster che “Artiglio” aveva a disposizione ha lasciato grossi dubbi a tutto il popolo della Effe praticamente fino all’ultimo. Lavorare, difendere, sbattersi, sono questi gli elementi chiave di una stagione che, come ha perfettamente spiegato Fantinelli dopo Gara-4, è stata a dir poco incredibile.

Gli aspetti che Caja ha saputo inserire nel gioco della Fortitudo sono tantissimi, ma forse uno più di tutti: l’umiltà, o meglio, la certezza che nessuno è indispensabile, ma tutti sono insostituibili. Certo, con Aradori sul parquet nel finale, forse, sarebbe andata diversamente, così come forse se Ogden non avesse avuto dei punti alla mano nelle ultime due sfide sarebbe riuscito a segnare un po’ di più, e chissà… Per non parlare di tutti gli infortuni arrivati in questa stagione, Fantinelli in primis. Dove è arrivata la Effe? Seconda in campionato, seconda nella fase orologio, a due partite dalla promozione.

Il merito di Caja

Tirando le somme, è impossibile pensare che la Fortitudo sarebbe arrivata a questo senza Caja. Anzi, non era lontanamente immaginabile nemmeno con “Artiglio”, quindi figuriamoci se un finale come questo avrebbe potuto essere pronosticabile. In una stagione di incognite, Caja è riuscito non solo a trascinare un gruppo per la maggior parte “operaio” verso un unico sogno, ma a tirarsi dietro tutto il popolo biancoblù che, fino all’ultimo, lo ha osannato con merito.

Attilio Caja, la-la-la-la-la-la…” ha cantato la Fossa fino all’ultimo anche alla fine di Gara-4, quando i rumors in merito a un probabile addio del coach erano già uscite da più di 24h. La Fortitudo non dimentica facilmente, nè in positivo, nè in negativo: se Caja è riuscito a farsi amare per quello che ha fatto in una sola stagione, è perchè se lo è meritato fino in fondo.

Passano quindi in secondo piano tutte le altre cose, soprattutto quelle che resteranno sepolte negli spogliatoi del Paladozza. Lo sport è fatto di epiloghi ed epilogo ha avuto anche la storia (“d’amore” forse adesso risulta un tantino fuori luogo) tra Attilio Caja e la Fortitudo. Ciò che resterà, tuttavia, è il ricordo di una stagione senza alcun dubbio incredibile dove il coach biancoblù è stato, senza se e senza ma, il grande protagonista.

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