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Contenders Mondiali – Team USA

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Crediti: Profilo Twitter Orlando Magic - NBA


Estate inoltrata. Per gli amanti della pallacanestro internazionale questo periodo rappresenta quel classico momento di stallo tra la fine di una stagione e l’inizio dell’altra, intervallato da ufficialità di mercato e rumors alle volte troppo fantasiosi. Il periodo buio però è destinato a terminare prima del previsto quest’anno: a fine agosto (precisamente a partire dal 25) e fino al 10 settembre si disputeranno infatti i Mondiali di Basket 2023 (FIBA World Cup), che si svolgeranno tra Filippine, Indonesia e Giappone. Le 32 squadre partecipanti si daranno battaglia per la vittoria del maggiore riconoscimento internazionale per Nazionali (forse poco sotto le Olimpiadi), ma non tutte hanno, ovviamente, le carte in regola per vincere il trofeo. Scopriamo insieme quindi i punti di forza e di debolezza delle principali candidate alla vittoria del titolo. Quelle che, per derubare il gergo NBA, possono definirsi Contenders. Nel primo episodio l’approfondimento, scontato ma necessario, riguarda la Nazionale degli Stati Uniti d’America – Team USA

Sarà riscatto o nuova delusione?

Contestualizziamo. L’ultima esperienza di Team USA ai Mondiali 2019 è stata disastrosa. Per una Nazionale che storicamente conta 17 partecipazioni e 12 podi, il risultato ottenuto nel 2019 è a mani basse il peggiore di sempre. Settimo posto con sconfitte contro Serbia e Francia che pesano e lasciano un segno indelebile nella storia di Team USA. Vuoi per un atteggiamento e un approccio sbagliato, vuoi per un Roster forse incompleto, vuoi per avversarie effettivamente più compatte e organizzate, lo scorso Mondiale è assolutamente da dimenticare. La storia della pallacanestro a stelle e striscie a livello internazionale insegna però che c’è un tempo per le delusioni, e un tempo per rialzarsi, “redimersi”: il Redeem Team delle Olimpiadi 2008 ne è l’esempio più lampante e concreto, ma richiederebbe un’analisi approfondita a parte, così come quello successivo, del 2012.

Senza scomodare la migliore formazione di sempre dopo il Dream Team di un certo Michael Jordan: il roster del 2023 è distante anni luce dagli anni di gloria della Nazionale. Ma c’è un ma che li accomuna: il desiderio di riscatto. E fra un mese starà a chi vestirà la maglia a stelle e striscie dimostrare di aver compreso la lezione: il Basket, come lo conosciamo, non è più statunitense-centrico. Detto questo, Team USA farà parte del Gruppo C e debutterà ai Mondiali il prossimo 26 agosto contro la Nuova Zelanda.

Il roster

Sulla carta, siamo (come ogni volta) ai livelli più alti di quella Piramide rappresentata dal Ranking. Alla guida Steve Kerr, uno degli allenatori più vincenti di sempre, già assistente in panchina di un certo Gregg Popovich (lui sì, l’allenatore più vincente di sempre della NBA) nelle due ultime avventure internazionali. E poi si passa al quadro dei giocatori. Il pacchetto Guardie sarà composto da Tyrese Haliburton, Jalen Brunson, Anthony Edwards, Austin Reaves. Le ali saranno invece Brandon Ingram, Cameron Johnson, Josh Hart, Mikal Bridges. Infine, il pacchetto lunghi sarà composto da Bobby Portis, Walker Kessler, Jaren Jackson Jr e… Paolo Banchero.

Due considerazioni. La prima riguarda il fatto che chiunque segua anche soltanto un minimo il basket d’oltreoceano avrà già drizzato le antenne: non sono soltanto nomi e volti noti, ma rappresentano l’élite (o quasi) della NBA, il presente e il futuro della Lega più importante del pianeta. La seconda considerazione da fare è che il capitolo Banchero-Italbasket è ormai chiuso, e non servirà riaprirlo e creare ulteriore polemica come se ne sono fatte abbastanza. Al di là di qualche dichiarazione o presentazione pubblica che magari avrebbe potuto evitare, Paolo ha fatto la sua scelta, e come tale, va rispettata.

Punti di forza

Analizziamo quindi i punti di forza dei principali candidati alla vittoria dell’oro iridato.

Inutile nascondersi dietro ad un dito. Il Roster di Team USA è, complessivamente e indiscutibilmente, il migliore in assoluto. Partiamo dal campo. Oltre al quintetto, è la profondità della rosa a spaventare (le avversarie): anche chi farà parte del pacchetto Rotazioni possiede un bagaglio tecnico impressionante, con pochissimi punti deboli, ma soprattutto spesso gioca titolare nella propria squadra in NBA.

Tutti i giocatori hanno abilità di Scoring fuori dal comune, chi più chi meno, ma a colpire è soprattutto la capacità di sopperire alle mancanze gli uni degli altri. Tyrese Haliburton possiede un’intelligenza cestistica estremamente superiore alla media, competenza che gli ha permesso di incasellare una media di 10+ assist a partita in questa stagione con i suoi Indiana Pacers. Austin Reaves è stato protagonista assoluto (forse in secondo piano solo rispetto a LeBron) della cavalcata Playoff dei suoi Los Angeles Lakers, che si è arenata soltanto contro i vincitori dell’Anello, e in questa stagione ha dimostrato una crescita esponenziale soprattutto dalla media distanza, dove in seguito ai Pick and Roll può rivelarsi un valore aggiunto. E poi ancora Mikal Bridges, che ha giovato incredibilmente dallo scambio che lo ha portato sponda Brooklyn Nets ed è migliorato esponenzialmente sul fronte Scoring, anche dall’arco. Grazie a questa abilità sopperisce quindi alle difficoltà nel tiro da tre punti dei compagni, vero tallone d’Achille dei lunghi (come Banchero, che ha ottenuto percentuali bassissime in quella zona di campo in stagione). Team USA vanta inoltre tra le sue file non solo il Rookie Of The Year Paolo Banchero, ma anche il Defensive Player Of The Year Jaren Jackson Jr, autore di una stagione meravigliosa con i suoi Memphis Grizzlies, conclusasi anzitempo, le cui abilità da Rim Protector sono indiscutibili. I giocatori poi si conoscono, facendo parte tutti nella stessa Lega, e hanno pertanto esperienza dello stile di gioco dei compagni.

Infine, l’allenatore, Steve Kerr, un vincente sia in campo che in panchina, che predilige uno stile di gioco rapido accompagnato dalla creazione di spaziature per i tiratori (forse, però, potrebbe anche essere una scelta dettata dal fatto che nei Golden State Warriors gioca un certo Stephen Curry). Insomma, davvero difficile trovare a livello tecnico delle mancanze, anche e soprattutto considerato che vengono compensate tra compagni di ruolo. Come tutti, nonostante queste premesse, non sono però esenti da debolezze.

Debolezze

Difficile trovare delle debolezze concrete. Anche se qualche appunto è necessario. Innanzitutto, questo è un Roster estremamente giovane. Il nuovo corso di Team USA passa inevitabilmente da qui, ma l’assenza di esperienza rischia di farsi sentire. All’epoca del Redeem Team, o successivamente della formazione del 2012, il roster presentava talenti generazionali capaci di rivoluzionare il concetto di pallacanestro come lo conosciamo, ma che già in quel momento erano vincenti con i propri Club (Kobe Bryant ne è un esempio). Nessuno degli attuali membri del roster ha invece vinto l’Anello a parte Bobby Portis.

L’assenza di esperienza potrebbe essere un fattore da considerare, specialmente quando e se la squadra di Coach Kerr dovrà confrontarsi con giocatori del calibro di Antetokounmpo o Jokic, rispettivamente dalla Grecia e dalla Serbia, attualmente i migliori giocatori del pianeta. In secondo luogo, non bisogna sottovalutare la pressione psicologica a cui questi giovani sono sottoposti: il peso delle aspettative è ovviamente altissimo e il rischio di un’altra disfatta è concreto. Coach Kerr dovrà essere bravo a gestire la pressione dei ragazzi, cercando di gestirli al meglio, per renderli protagonisti della nuova redenzione.

In conclusione, Team USA ha tutte le carte in regola per vincere l’oro ai prossimi FIBA World Cup 2023, ma saranno necessarie alcune accortezze e, soprattutto, concentrazione.

 

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