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Da un “derbyno” all’altro, ma nel prossimo aumentano i motivi di interesse per entrambe le squadre

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foto Virtus Pallacanestro


 

La mattina dopo il primo derby della stagione, per quanto l’evento risulti un po’ ridimensionato dalla contingenza post-Covid, si tratta di raccogliere i cocci, per qualcuno, e tirare più semplicemente le fila, per gli altri. In casa Virtus Segafredo sta pensando sicuramente Djordjevic a smorzare gli entusiasmi con nuovi carichi di lavoro, quelli che ieri pesavano come macigni ad avvio di gara, nel fisico ma forse ancor più nella testa, dei suoi giocatori. Questa Supercoppa arriva in un momento clou della preparazione e non dovrebbe interferire più di tanto, pena il seguito di una stagione che dovrebbe confermarsi bella intensa. Alcune cose peraltro si possono già notare: la Virtus ha dimostrato di essere più interessata a ritrovare il proprio gioco che a vincere la partita. Se fosse stato il contrario, sviluppando banali pick’n’roll e servendo tanto dentro i tre lunghi non ci sarebbero forse stata storia, vista la differenza di stazza e di qualità sotto canestro tra le due squadre. Invece, i ragazzi di Dj hanno insistito nel voler trovare quei giro-palla che caratterizza il loro gioco e che ha fatto della Virtus la macchina della scorsa stagione, assieme all’intensità difensiva. In questo modo sono finiti alle ortiche tanti palloni, ma un po’ alla volta le dinamiche giuste si stano riaffacciando, così come le parole del coach all’intervallo devono avere dato la sveglia a una difesa che in prospettiva andava verso il centello subito, mentre poi si è fermata a 27, fra terzo e quarto quarto (contro i 31 fatti nel solo terzo periodo). Mvp, a mio parere, ieri sera è stato Alessandro “Pajolic”, che consente ai senatori nel ruolo tempi di ripresa più consoni alle loro età senza patemi. Ieri la sua presenza sul parquet ha letteralmente girato la gara, come dimostra il plus/minus di +24, e non solo, come si era soliti dire, per l’intensità difensiva, ma anche per il valido contributo in fase d’attacco. Gamble è stato ancora una volta vistoso dominatore, Alibegovic sta mettendo in mostra le potenzialità che indubbiamente possiede, gli altri si esprimono per quello che gli è attualmente concesso dalla forma fisica, ma insisto sul fatto che questa è una Virtus totalmente in rodaggio, che forse cominceremo a vedere a discreto regime nelle F4 di Supercoppa, ma si muove evidentemente con altri obiettivi.

In casa Fortitudo viceversa mi preoccuperei un pochino. Fatti salvi i limiti della fase di preparazione che valgono anche per la Effe, come per tutte le altre, concesse le difficoltà di amalgama di un gruppo così nuovo, come non notare i 52 punti subiti nel secondo tempo, dopo i 90 presi da una Reggiana quasi senza stranieri e i 77 dall’armata juniores cremonese (che alla Virtus in casa ne aveva fatti 66)? Mi si potrebbe obiettare che è un falso mito che le squadre di Sacchetti non difendano, al contrario, concedono molti punti alle avversarie per il loro gioco frizzante che porta ad alzare i punteggi, ma a mio parere l’attuale roster non integra la vocazione offensiva dei suoi bomber principali con una presenza di squadra (fatta anche da fisici importanti, come quelli dei giocatori che il coach aveva nelle situazioni precedenti) in fase di difesa; altra cosa, l’asse play-pivot: a Sassari Sacchetti aveva Dyson/Sosa e Lawal, a Cremona Diener/Ruzzier e Mathiang, o l’anno prima Sims: cervello, punti (tanti da tre), esplosività. Ora, siamo certi che Fantinelli/Sabatini e Happ, ottima tecnica ma non proprio un Polifemo, potranno imitarne l’efficacia, fondamentale per la riuscita dei suoi giochi? Non escludo che in casa biancoblu si stiano ponendo questi pensieri, ma intanto dietro l’angolo ci sarà un nuovo derby, paradossalmente in casa Virtus pur essendo sul parquet che la storia recente aveva trasformato in casa Fortitudo. Francamente riesce difficile immaginare un finale tanto diverso da quello di ieri, vista la disparità che si è confermata attualmente tra bianconeri e biancoblu, per quanto ci si possa attendere uno sviluppo della gara magari differente. Il risultato conta più per la Virtus, perché acquisendo la quasi matematica certezza di ammissione alle finali potrebbe trattare almeno una delle ulteriori due gare come un’amichevole precampionato a tutti gli effetti. La Fortitudo invece deve insistere alla ricerca della propria identità, e l’occasione potrebbe in ogni caso rivelarsi d’oro, proprio per verificarne il carattere, come chiede da tempo Meo Sacchetti. Sarà un altro “derbyno”, insomma, ma rispetto a ieri con qualche motivo di interesse in più per quello che potrebbe comportare.

 

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