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Virtus Segafredo:la forza del gruppo nelle avversità

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foto di Bianca Costantini per 1000 Cuori Rossblu/Basket City


La vittoria di ieri sera della Virtus Segafredo contro la JL Bourg en Bresse ha confermato che la squadra di Scariolo ha un cuore, l’anima, gli attributi per procedere con più di qualche ambizione nella seconda competizione europea per i club di basket, la 7Days EuroCup. Contro un’avversaria non irresistibile ma nemmeno di scappati di casa, come dimostrano le sconfitte di 3 e 4 punti a Valencia e col Buducnost, la Segafredo ha rischiato di crollare alla distanza, palesando i problemi di un periodo in cui tutto è diventato assai complicato, eppure si è riconfermato come in organico abbia gli uomini giusti per affrontare proprio quei momenti. L’assenza di Teodosic si è fatta sentire a mio parere soprattutto quando non si è riusciti a conservare il vantaggio che, seppure di poche lunghezze, poteva garantire un finale meno al cardiopalmo; a quel punto tuttavia sono emersi Weems e Belinelli, la loro classe, l’esperienza, che hanno fatto la differenza. Oggi come oggi la Virtus assomiglia un po’ ad un centro sanitario per convalescenti: Mannion è finalmente tornato sul parquet ma con evidente necessità di ritrovare un accettabile ritmo-gara;  Sampson palesa una condizione fisica ancora tutta da recuperare; Cordinier dà l’impressione di essere un pelo più avanti, ma credo sia soprattutto per una questione di carattere che lo rende sempre alla ricerca dell’esplosività, e infatti abbiamo visto come Scariolo abbia cercato di centellinarne l’utilizzo, per quanto ovviamente possibile; Pajola non può che fare innamorare chi ama davvero il basket, ma certi errori come la palla persa nel finale sono la conferma del fatto che continui ad esibirsi con il serbatoio in riserva senza grandi possibilità di fermarsi a fare rifornimento. Se si aggiungono quelli che entrano ed escono a turno nella spirale del Covid, più le assenze di Teodosic e Hervey, pronti non prima di un mesetto o forse più, in particolare il secondo, senza tornare sulle lungo degenze di Udoh e Abass, c’è da meravigliarsi come la squadra, alla fine, continui ad avere un gioco, una fisionomia agonistica, con una così ridotta possibilità di allenarsi con continuità e i fisioterapisti più presenti dei tecnici.

In altre parole, quello che fin qui è stato fatto – e non è poi poco: la SuperCoppa, il secondo posto in campionato e nella griglia delle Final Eight, il percorso in Eurocup che mantiene la Virtus ad una sconfitta dalle prime – è frutto di un lavoro di impostazione della squadra assolutamente meritorio, sui cui esiti bisognerà attendere la primavera per poter dire qualcosa di definitivo. Nel frattempo, mi godrei le emozioni che questa Segafredo sa decisamente donare, per l’interpretazione spettacolare che dà al gioco e per lo spirito col quale ha dimostrato di volerlo – e saperlo – affrontare. Di una cosa invece continuo a meravigliarmi, ovvero della sproporzione che c’è fra il pubblico nelle partite di coppa e quelle di campionato. L’Eurocup porta a Bologna squadre spesso mai viste e tecnicamente di un livello mediamente superiore ai due terzi delle formazioni italiane. Com’è possibile che in media ci sia circa la metà dei tifosi alle partite di coppa rispetto a quelle di campionato, e non sia, al limite, il contrario, anche dovendo, per mille motivi, operare eventualmente una scelta?

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