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La prima volta di Marquinho, il 31 agosto 1980

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Foto Virtuspedia


Quando arrivò a Bologna era già molto noto: un paio di stagioni nella squadra di Genova una promozione dalla serie A2 e la retrocessione nell’annata successiva, ma soprattutto era la punta di diamante della nazionale brasiliana, con cui era stato bronzo ai mondiali di Manila del 1978 e quinto alle Olimpiadi di Mosca del 1980, anche un argento ai mondiali jugoslavi del 1970, ma allora aveva solo diciotto anni. Dopo l’esperienza in Liguria Marcos Antonio Abdalla Leite, questo il suo nome completo, tornò in Brasile, al Sirio, dove era già stato prima di venire in Italia e dove tornerà a più riprese, fino a finirvi la carriera nel 1989. Nel 1979 con il Sirio vince anche la Coppa Intercontinentale, poi nel 1980 approda sotto le Due Torri. Giunge a Bologna per sostituire Kresimir Cosic, formidabile campione che con la Sinudyne vinse due scudetti in due anni: era la Virtus di Caglieris, Bertolotti, Villalta, Generali, Valenti; nel primo anno lo straniero che affiancava Creso era stato Wells, nel secondo il grande Jim McMillian, confermato anche per la stagione successiva. Marquinho arriva, quindi, in un ingranaggio perfettamente oliato, ma se Cosic era un giocatore completo, prima costruttore di gioco che finalizzatore, Marcos Leite era un grande realizzatore. Kresimir aveva fatto innamorare la Bologna bianconera, per chiunque sarebbe stato difficile da rimpiazzare e, infatti, il pubblico spesso mugugnava di fronte alle prestazioni del brasiliano. Non è un caso che, anche grazie alla sua esperienza internazionale, giocò ottime partite in Coppa dei Campioni lontano da Bologna, come nelle vittorie di Mosca, Madrid e Sarajevo (25 punti e una prestazione da vero leone in una gara vinta al supplementare) e nella sconfitta di Tel Aviv (26 punti e una grande difesa su Williams); risultò, però, anche il migliore realizzatore a Bologna contro il Real Madrid, nella partita che sancì l’accesso delle V nere in finale, ma in generale fu tra i grandi protagonisti della cavalcata delle V nere in Europa, un tragitto entusiasmante che si arrestò veramente a un passo dalla conquista continentale, quando a Strasburgo le V nere, prive di McMillian e penalizzate da un arbitraggio avverso, persero per un solo punto. Più altalenante fu il rendimento di Marquinho in campionato, dove tuttavia esibì qualche perla, come i quaranta punti segnati contro la Pintinox Brescia, con 17 su 24 al tiro o come a Varese, in gara uno di semifinale, quando giocò con la febbre e mise a segno ventidue punti, tra cui i quattro che permisero alla Virtus di agganciare la Turisanda e raggiungere così il supplementare, che vide prevalere la Virtus, pur priva degli infortunati  Bonamico e McMillian e che aveva perso Caglieris nel finale dei quaranta minuti, sempre per problemi fisici. Nei playoff, infatti, la squadra riscattò una stagione regolare non esaltante arrivando alla bella della finale scudetto, ma Marcos non c’era più, perché la rottura del quinto metacarpo della mano destra in gara uno costrinse lui a saltare le ultime due gare e i bolognesi a giocare in formazione interamente italiana le restanti partite. Chiuse la stagione con esattamente 1000 punti segnati in 56 gare alla media di 17,86 punti a partita. È uno dei 61 virtussini ad avere toccato quota mille, ma è tra i pochi ad averli fatti in una sola stagione. Segnò 648 punti in 39 gare di campionato (secondo della squadra, dietro a Villalta) e 352 in Coppa, migliore dei suoi. Quest’annata controversa del campione brasiliano era cominciata il 31 agosto del 1980 a Pesaro, in amichevole, esattamente quarant’anni fa. In quella gara in terra marchigiana, le V nere, al debutto stagionale, uscirono sconfitte 115-101 e Marquinho realizzò 28 punti. Alla fine della stagione le due finali conquistate non bastarono per garantirgli la conferma e riprese la strada del Brasile dopo aver ballato un solo anno, come il suo connazionale Eneas, eclettico giocatore di un Bologna calcio che passò dal meno cinque al settimo posto. I bolognesi non provarono mai “saudade” per quel duo brasiliano, che fu comunque protagonista di una stagione di grandi emozioni sportive, sicuramente superiori alle due annate successive.

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