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Tedeschi e Caja presentano la Fortitudo nella conferenza di inizio stagione

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Bussa alla porta della Flats Service la nuova stagione di A2: Stefano Tedeschi, nuovo presidente, ed Attilio Caja, nuovo allenatore della Effe, hanno parlato nella Sala Blu della Palestra Furla nella mattinata del 18 agosto.

Il neo presidente ha ringraziato calorosamente gli ospiti, i soci, la Fortitudo Academy, per poi presentare brevemente il nuovo mister biancoblù: «Conosco mister Caja da tempo, e devo dire che è stato facile, ad inizio luglio, iniziare a progettare insieme a lui, in quanto ha dimostrato sin dalle prime telefonate una grandissima disponibilità. Si tratta di un allenatore senza bisogno di presentazioni, dall’esperienza trentennale in serie A».

Attilio Caja ha poi preso la parola: «Devo ringraziare di cuore Stefano per le belle parole spese nei miei confronti, così come ringrazio Gianluca Muratori e Matteo Gentilini. Ci tengo poi a ringraziare i soci e la Fossa, appena incontrata: in questo ambiente sento la responsabilità di rispondere alla fiducia che è stata riposta in me. La pressione di questi ambienti, quella che senti nei palasport, è esclusivamente positiva, ed in particolar modo quella che si prova quando si ha a che fare con società appassionate e che fin da subito ti hanno messo nella posizione migliore possibile per lavorare. Qui mi sento a mio agio, di conseguenza cercherò di portare questa mia positività alla squadra, che sin da subito dovrà mettersi a lavorare con voglia di impegnarsi. Il mio compito principale sarà quello di convincere i giocatori a farsi rispettare in ogni contesto e da qualunque avversario. Dovremo creare una nostra identità, un modo di essere, anche se già lo avremo, perché abbiamo la fortuna di avere un popolo che ci spinge da dietro. Tutti quelli che verranno a giocare qui subiranno l’atmosfera del Paladozza, e dovremo essere bravi a sfruttarla».

Soffermandosi sulla composizione della squadra, Caja ha aggiunto delle osservazioni sui suoi giocatori e sul gioco che intende esprimere: «Siamo ripartiti da Aradori e Fantinelli, con l’aggiunta di Panni in corso d’opera. Entrambi sono dei giocatori importanti, in particolare Aradori, che sarà la prima punta d’attacco. Ho preferito, e sono convinto della mia scelta, benchè atipica, di affiancare a questi giocatori due stranieri che conosco bene e dalle caratteristiche tecniche e fisiche che stavo cercando. Avremo a disposizione una buona fisicità in area, ma in generale un buon atletismo, sia in attacco sia in difesa. Mi reputo un allenatore “aggressivo”, perché voglio che i miei ragazzi siano energici in ogni fase della partita. Mi aspetto questo da tutti, in particolare dai giovani che partiranno dalla panchina, che dovranno fare un percorso accompagnato da entusiasmo quotidiano. Sono molto motivato, adesso è il momento di iniziare a lavorare: la mia filosofia è quella che più si fatica, meglio si arriva la domenica, così come nell’esame dell’università le domande sembrano tutte semplici se si ha studiato. Voglio giocatori ben orientati, che capiscano tanto a parole quanto a gesti l’importanza di questo impegno, soprattutto nei confronti di società e tifosi».

Sono iniziate poi le domande dei giornalisti:

Ha scelto di avere a disposizione 11 giocatori senior, dovendo quindi rinunciare ad uno di loro ogni domenica. Perché ha preferito questa opzione?

«Ho scelto di avere a disposizione 12-13 giocatori, con tante possibilità nel reparto piccolo. Mi piace la competizione interna, perché sono un allenatore che premia il duro lavoro e l’impegno in settimana. La filosofia della meritocrazia comporta il fatto che ci siano allenamenti competitivi, dunque di maggiore qualità. In particolare va aggiunto che si è scelto di puntare su Luigi Sergio, reduce da più di un anno di infortuni, di conseguenza c’è stata la necessità di “coprire” la sua presenza in rosa con un altro giocatore. Questa scelta, infine, permette una maggiore tranquillità per quanto riguarda eventuali infortuni, evitando rotazioni ridotte».

La squadra è dotata di playmakers aggressivi, di corsa, ma sembra mancare un elemento “ragionatore”.

«I giocatori ormai sanno fare qualsiasi cosa, sono in grado di esprimersi al meglio fisicamente ma anche di offrire un basket ragionato. Dobbiamo essere in grado di fare tutto ed avere piani B: se i giocatori vengono messi sui giusti binari, cosa che deve fare l’allenatore, sono in grado di adattarsi alle necessità del momento strada facendo. Avevo già a disposizione Aradori e Fantinelli, che sono un valore aggiunto, ed un americano sarebbe stato sacrificato ed avrebbe riempito eccessivamente il settore».

È un allenatore che chiede impegno e sacrificio alla squadra. Sono aspetti del gioco, tuttavia, difficilmente valutabili oggettivamente. Quale potrebbe definirsi l’obiettivo “quantificabile” della Fortitudo di quest’anno?

«Ogni giorno bisogna farsi trovare pronti: i miei giocatori in campo non camminano, ma corrono, così come non devono marcare in maniera molle ma a uomo, in maniera asfissiante. Bisogna condizionare il gioco, essere aggressivi nel 2 contro 2… Un mio personale “termometro” per valutare l’impegno dei miei atleti sono rimbalzi offensivi ottenuti nel corso di una partita: se questo dato è alto, significa che il mio atleta si è impegnato. Ogni cosa va fatta al 100%, ma essendoci due squadre sul campo non si può mai dire quello che accadrà: dobbiamo guardare a noi, accorgendoci strada facendo di cosa possiamo migliorare. Ciò che sulla carta è in un modo, capita che sia smentito sul parquet, perché nessuno gioca per perdere. Nella mia carriera sono stato solo due anni in serie A2, gli altri 29 in A1: mi piacerebbe tornarci. Nello sport non esiste un massimo assoluto, ma quello relativo, perché le uniche certezze che si hanno sono le consapevolezze di ciò che è stato fatto. Avremo da rimproverarci qualcosa se non faremo tutto quello che è in nostro potere per rendere al meglio».

Bologna vive di basket: è pronto a vivere questa città?

«Certamente. Io sono sempre stato abituato a fare gli allenamenti a porte aperte, perché il coinvolgimento dei tifosi è importantissimo e va tenuto vicino».

Conti viene da una bella stagione. Potrebbe essere l’elemento della Effe da cui aspettarsi qualcosa in più?

«Se Conti in questa stagione giocherà bene io non sarò sorpreso, perché è quello che io mi aspetto da lui: l’ho scelto, non mi è stato imposto. In realtà mi aspetto molto da tutto il reparto di esterni, soprattutto in fase difensiva, così come alte sono le mie aspettative su Ogden, che potrebbe essere un vero e proprio ago della bilancia. Sarà importante partire forte ed imporci difensivamente soprattutto nelle prime partite casalinghe».

Sono state poi poste alcune domande al presidente Tedeschi:

Proiettando la Fortitudo nel 2024 e nel 2026, cioè tra uno e tre anni, cosa dovrà accadere affinchè, in quanto presidente, si possa ritenere soddisfatto?

«Nel giro di un anno mi aspetto che la squadra prenda parte ai playoff e che risponda a quelle che sono le richieste dell’allenatore. Tra tre anni dobbiamo essere in serie A, perché in caso contrario non saremmo la Fortitudo: stiamo facendo un grosso lavoro, e l’obiettivo non potrebbe essere diverso».

Per quanto riguarda la campagna abbonamenti, che tipo di risposta si aspetta da parte dei tifosi?

«Siamo a Bologna e siamo la Fortitudo: lo scorso anno, da retrocessi, abbiamo contato più di tremila abbonamenti, avendo anche riscontri importanti da parte degli sponsor. Sentiamo tanto entusiasmo per l’anno sportivo che verrà, per cui siamo molto curiosi della risposta che avremo dal popolo biancoblù. Nel giro di una settimana probabilmente saremo pronti a far partire la campagna abbonamenti, o perlomeno entro la fine del mese».

Il budget di due milioni sarà rispettato?

«Probabilmente supererà quella cifra, perché i costi sono aumentati del 25-30%. Sarà molto importante la risposta che avremo sia da parte degli sponsor, sia da parte degli abbonati».

Per quanto riguarda il rapporto con la SG Fortitudo, sarebbe possibile, per lei, creare una collaborazione per quello che è l’ambito giovanile?

«Sì, e vi dico anche che nel giro di un anno ho intenzione e voglia di trovare un accordo per un obiettivo che possa riuscirci. Col dialogo riusciremo sicuramente a trovare una soluzione, perché sarebbe nell’interesse di tutti. Cercheremo parallelamente di mandare avanti gli aspetti più calati nel sociale a cui sta prendendo parte la Fortitudo».

 

 

 

 

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