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28 Gennaio, il punto su Basket City. Dove si gioca anche un gran bel basket

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(photo Virtus - Giulia Pesino)


La bella vittoria con il Buducnost è ormai archiviata. Quella che probabilmente è stata la gara meglio giocata, nell’attuale stagione, dalle Vu Nere ha confermato tante considerazioni positive fin qui fatte sulla squadra di Sale Djordjevic, e forse non del tutto cancellato talune perplessità viceversa emerse, ma bisogna riconoscere una cosa: quest’anno a vedere la Virtus Segafredo ci si diverte, perché ci sono momenti di gioco veramente bello, sia in attacco (dove brillano sempre più gli assist ormai non solo di SanTeodosic) che in difesa, ove emergono istanti di compattezza di squadra strepitosi, come documentato dalla stessa 7Days Eurocup in un video sul suo sito internet. Chi sosteneva che a passare bene la palla fosse unicamente il duo serbo si è dovuto ricredere: Weems, in primo luogo, e Hunter stanno distribuendo con una certa continuità assistenze dorate ai compagni; a loro si è però aggiunto il presunto mangiapalloni Julian Gamble; pure il Beli ha dimostrato di esserne più che capace; poi c’è Josh Adams che, sempre meno bistrattato da stampa e tifosi che finalmente stanno accorgendosi che giocatore possa essere, addirittura esagera, perché per la propria immagine alcune volte potrebbe anche cercare la soluzione personale invece di imitare la scuola serba per la quale è preferibile far crescere la colonna degli assist rispetto a quella dei punti. Il fatto è che nella considerazione di tanti purtroppo prima di tutto contano ancora i punti segnati rispetto alla capacità di gestire la palla. Il clima in squadra è tale che anche giocatori come Ricci e Alibegovic cominciano, con alterne fortune, a voler imitare i compagni. Quando vedremo aggiungersi pure Abass e Tessitori si potrà gridare al capolavoro, purché il gioco non si trasformi da pallacanestro a pallapassaggi, come diceva un allenatore del settore giovanile nostrano.

Sì, perché il dubbio che ora rimane su questa squadra è la sua effettiva concretezza, ovvero quanto dell’ottimo gioco che sa produrre riesca a trasformarsi in capacità di vittoria. Non è ancora emerso, per dire, l’istinto del killer che sa mettere al sicuro con un certo anticipo la vittoria, e anche martedì sera ci sono stati attimi in cui si è temuto che i montenegrini potessero rientrare, ancorché prima quasi umiliati in alcuni frangenti; bisogna poi verificare se nei finali punto a punto, fin qui spesso penalizzanti, riuscirà a trovare con continuità l’indispensabile lucidità.

Però, il rimpianto di non poter riempire le tribune della Segafredo Arena è enorme, visto che la spettacolarità dell’attuale gioco virtussino non ha tantissimi precedenti, anche in una ricca casa, in tal senso, come quella bianconera. Siamo ancora lontani dalla possibilità di inneggiare a qualsiasi tipo di vittoria, i momenti davvero clou sono tutti ben di là da venire. Certo che sarebbe un peccato se negli archivi una squadra come questa dovesse rimanere solo come rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere senza esserlo diventato, come è accaduto, per dire, per l’anno superbo di Tom Mc Millen o addirittura il lungo periodo del magnifico Dado Lombardi, il cui ricordo si sta purtroppo infatti affievolendo, non essendo accostabile a trofei. D’altronde, questa è una squadra che va presa per quello che è, forse nei suoi pregi restano impliciti anche i propri difetti. Difficile, però, per i suoi tifosi non riuscire ad amarla, sarebbe come non riuscire ad amare i miracoli che riesce a fare con la palla a spicchi quell’alieno serbo dall’occhio svagato che ne è di fatto l’emblema.

Tutt’altro clima si vive in casa biancoblu. La Fortitudo Lavoropiù deve uscire dal mezzo pantano in cui è precipitata a causa di scelte estive decisamente opinabili. Scrivevamo, già in estate, che “’importante sarà non bearsi troppo di talune soluzioni “estetiche” rispetto al pragmatismo dei risultati”; si è visto che non è stato così e adesso correre ai ripari è diventato complicato, essendosi messa di mezzo una situazione finanziaria che la pandemia non ha consentito di sbloccare. Le concorrenti nella corsa per la salvezza si stanno un pochino rinforzando, la Fortitudo ha cominciato a farlo, per la verità, prima di loro, scegliendo questa volta giocatori che possano dare più concretezza che bellezza al suo gioco. Coach Dalmonte non ha un rebus semplicissimo da risolvere e un po’ bisognerà pure confidare nella capacità di farsi del male da sole di talune avversarie, cosa che fin qui è già in parte accaduto e di cui i biancoblu hanno saputo giovarsi, attingendo per primi al lascito imprevisto della velleitaria Virtus Roma. Peccato che l’assetto attuale abbia per ora impedito di trattenere un Palumbo, ma in prospettiva futura dovrebbe rientrare in un progetto che al suo interno potrebbe già trovare pedine su cui contare, senza l’angoscia di puntare immediatamente a chissà quali traguardi, in Italia, ma innanzi tutto in Europa. Dove entrare in modo velleitario rischia di rivelarsi dolorosissimo, come in passato certe gite “gastronomiche” di marca sempre bolognese avevano abbondantemente dimostrato.

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