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26 settembre, il punto su Basket City. Tra luci e qualche possibile ombra

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Detto che a questo punto sarebbe assolutamente velleitario emettere sentenze ma anche solo ritenere di avere perfettamente inquadrato una situazione che sta solamente prefigurandosi, dopo una prima “mezza giornata” di campionato, può essere interessante cercare di porre a fuoco alcune caratteristiche proprie delle due squadre maschili  bolognesi , in attesa che anche la femminile faccia il proprio esordio domenica 6 ottobre.

Ad aprire la stagione è stata la Pompea Fortitudo, impegnata sul campo di una davvero improbabile Carpegna Pesaro. Cominciamo da alcuni dati statistici: cinque uomini F in doppia cifra, ancorché senza acuti personali , potrebbero indicare una buona distribuzione di responsabilità in attacco e, nella sostanza, che la squadra di Martino si presenta come sostanzialmente equilibrata, punto di forza importante per la regolarità dell’andamento nella stagione; i 14 assist sui 66 tiri tentati invece lasciano intendere che il suo gioco pare puntare piuttosto  alla soluzione individuale in conclusione di un giro palla che ha prodotto solo 7 perse: precisione nei movimenti d’attacco o scarsa intensità della difesa avversaria? Una risposta a questa domanda potrebbe provenire dal 60% sfiorato nel tiro da sotto? Lascio a più fini esegeti la questione, nella consapevolezza che la partita, in sé, è stata sinceramente poco probante. Pesaro attualmente faticherebbe ad avere un ruolo da protagonista in A2, giocando con quella intensità; l’incognita principale, in casa Fortitudo, rimane invece la resistenza ad un impatto fisico di tutt’altro vigore. Martedì sera Mancinelli si è potuto esibire nelle sue “magate” sottocanestro e in qualche contropiede “vintage”, ma non avrà sempre di fronte gli arrendevoli pesaresi. Molto buono l’esordio di Fantinelli, ma anche qui l’assenza di Pusica ha di certo giocato a suo favore. Insomma, si festeggi  giustamente il ritorno in serie A, benché per ora sia avvenuto più formalmente che sul piano agonistico, in attesa della gara tutta da vedere domenica prossima contro i campioni d’Italia.

Sul fronte Virtus Segafredo invece le aspettative sono chiaramente altre, le attese dei tifosi sono lievitate in una estate che ha peraltro visto alternare dubbi ad entusiasmi e la partita di ieri contro la Virtus Roma è riuscita ad alimentare sia i primi che i secondi. La squadra di Bucchi è arrivata più che incerottata, priva di Jefferson e, all’ultimo momento, anche di Dyson, per cui in tanti pregustavano una scorpacciata. Non è stato così, più per colpa dei bolognesi, forse, che per i meriti di una comunque indomita formazione capitolina. Djordjevic ha poi detto che la squadra avrebbe subito un po’ la tensione dell’esordio; è vero che l’età media è sufficientemente giovane, ma si tratta peraltro di gente per lo più già esperta, non tutti marpioni come Stefan Markovic  ma con alle spalle esperienze europee. Magari si sarebbe dovuto affrontare la gara con l’istinto del killer per domarla e dare spazio ai più giovani o ad esperimenti: per ora, questo istinto non abita però qui, tanto da riuscire ad illudere i romani di poter addirittura portare a casa i due punti. In verità, quando la squadra ha premuto sull’acceleratore con convinzione si è aperto il varco, Weems  ha convinto anche i più riottosi, un Markovic a tratti in ciabatte si è confermato di altra galassia, Ricci ha cominciato a fare innamorare di sé il PalaDozza. La continuità arriverà, la stagione è lunghissima e bisogna avere pazienza. Anche, e suona tedioso doverlo ripetere, con Pajola, tornato ad essere bersaglio di querimonie dei tifosi più impazienti che si ostinano a non considerare l’anagrafe. Il ragazzo non ha ancora compiuto vent’anni, sta crescendo, ieri ha giocato anche discretamente e imputargli il ritorno di Roma dopo il +20 suona come la ricerca di un capro espiatorio gratuito. A me, e sono convinto anche al coach, sta piacendo per come cresce, sebbene chiaramente tutto sia perfettibile; di sicuro non lo si aiuta con i borborigmi e gli ululati soffocati delle tribune più intransigenti. La Virtus di quest’anno promette divertimento, purché non si crogioli esageratamente nella bellezza dei gesti e punti invece alla loro concretezza. Come diceva un allenatore delle giovanili bolognese questa è pallacanestro, non palla-passaggi: il fine è segnare, non può essere la ricerca dell’assist o degli highlights. Tuttavia ci pare che la strada sia quella giusta: difesa organizzata, grande collaborazione sia davanti che dietro. Diversi giocatori sono ancora un po’ piantati o non hanno piena autonomia sull’intera gara. Purtroppo l’Eurocup è dietro l’angolo, ma ci sono i motivi per nutrire un certo ottimismo.

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