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13 Febbraio, il punto su Basket City. Alle Final Eight con “leggerezza”

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Bisognerà affrontare queste Final Eight di Coppa Italia con leggerezza. È con questa pillola di saggezza dispensata ieri in conferenza stampa da Sasha Djordjevic che entrambe le squadre bolognesi dovrebbero avvicinarsi ad una manifestazione che in Italia non gode sempre del rispetto che meriterebbe e di cui ci si accorge soprattutto quando la si vince. Le ultime edizioni viceversa ne hanno rimarcato lo spessore, con questa formula che pone di fronte tutte le otto migliori formazioni del campionato. E infatti, gli scorsi anni si sono viste gare interessantissime, anche molto combattute e piene di sorprese, perché poi aggiungere un trofeo in bacheca potrebbe salvare in anticipo una stagione intera. La Virtus Segafredo scenderà sul parquet della Vitrifrigo Arena dovendo probabilmente ancora smaltire parte delle scorie – sia fisiche che mentali – accumulate la settimana appena passata; la Fortitudo Pompea, invece, potrà farlo con la maggior serenità che può derivare dal fatto di essere fra tutte la meno favorita al passaggio del turno. Questo potrebbe anche aiutarla, come potrebbe rivelarsi una spada di Damocle per le V nere essere indicata da tanti come la candidata numero uno alla vittoria finale, visto il percorso tenuto fin qui in campionato. Sappiamo bene che le cose non stanno propriamente così. La Virtus oggi è squadra sotto stress che si scontra col fatto di vedere concentrati in pochissimi giorni i momenti clou che potrebbero vanificare molti degli sforzi protratti fin qui; in verità, se si tenesse conto degli obiettivi inziali, già il fatto di esserci, a queste finali, come a quella di Tenerife, dovrebbe essere considerato in certa misura un successo. Il fatto è che l’appetito vien mangiando e l’esaltante prima parte di stagione ha fatto lievitare enormemente le aspettative di tifosi e società, a mio dire oltre ogni ragionevolezza. Ha un bel da predicare leggerezza, il coach: cosa succederà in caso di sconfitta contro Venezia? Sarebbe la terza, in un fazzoletto, dopo Partizan e Iberostar. Dopo, cioè, aver ceduto le armi a due tra le squadre più forti d’Europa, se si esclude l’Eurolega, che ancora resta un altro pianeta (benché siamo poi sicuri che in Eurolega sarebbero effettivamente tanto scarse Virtus, Belgrado e Tenerife?). Personalmente credo che anche in caso di fallimentare partecipazione alle Final Eight (peraltro, nel caso, piena di giustificazioni) il percorso della Virtus dovrebbe proseguire con serenità, perché gli obiettivi principali resterebbero ancora perseguibili (fase finale di Eurocup e ammissione ai playoff nelle prime quattro, si diceva) e il futuro potrebbe ancora concedere soddisfazioni alla squadra. Si deve pensare ad una partita alla volta, all’impegno più immediato, per cui ora occorre la massima concentrazione su Venezia (che, detto per inciso, sta completando l’inserimento di Goudelock e stasera dovrebbe ritrovare pure Tonut), poi, nel caso, sulla vincente tra Cremona e Milano (che si dà per scontata, ma le passate edizioni insegnano tutt’altro) e poi guardare avanti. Ciò non toglie che la trasferta ad Istanbul resti una sorta di altra finale da giocare relativamente a breve, di sicuro non di consolazione. Il percorso fatto fin qui dalla Segafredo ha già concesso momenti esaltanti, si tratta di non trasformarli in vittorie di Pirro. Questo può avvenire per dati oggettivi – come eventuali sconfitte – ma anche per l’interpretazione che verrebbe data a questi insuccessi. Non bisogna scordare che la Virtus sta affacciandosi ad una realtà cui non appartiene più da quasi un ventennio e che le imprese più solide si realizzano con tempistiche ragionevoli. Per adesso, la Virtus Segafredo sta dimostrando di avere le carte in regola per divertire i propri tifosi, e un po’ farli anche sognare. È una squadra tosta, come dice il suo coach, ma l’abitudine a frequentare certe altezze può fare la differenza. Intanto, importante è essersi procurati la possibilità di potersi mettere alla prova a questi livelli, affrontando le prove con la leggerezza di chi sa che sta facendo tutto quello che si poteva fare. A fine stagione si potranno, e dovranno, tirare le somme, non prima, per continuare nel processo di crescita.

Qualcosa di analogo si potrebbe ribadire per la Fortitudo Pompea, fatte le debite proporzioni. La squadra obiettivamente fin qui ha fatto molto più del preventivabile, l’ammissione a queste Final Eight, tra l’altro non come ottava, è già stata un successo incredibile. Dovesse capitarle di passare il turno (contro l’avversaria forse oggi più malleabile, visto che Brescia non sta attraversando un gran periodo, tormentata da infortuni e uscita quasi stremata dalla vittoria con Milano di un mesetto fa) varrebbe più di mezza stagione, che, ricordiamo, sarebbe quella della stabilizzazione in serie A dopo la promozione. La vittoria contro Roma ha dimostrato che la formazione di Martino evidentemente ha qualcosa di più delle altre contendenti per la salvezza (che solo per scaramanzia non si deve considerare già ottenuta, ma 22 punti rappresentano un traguardo che dà già enorme tranquillità). Francamente, le attuali polemiche su questo o l’altro giocatore mi paiono gratuite ed esagerate: con questo roster si è arrivati fin qui, perché cambiare? Per una ipotetica certezza di restare in zona playoff?  Con quali garanzie, poi? Bene ha fatto il presidente a ribadire che cambi in corsa ne potrebbero arrivare solo in caso di infortuni, sarebbe inutile sprecare energie altrimenti. Il vantaggio, per questa squadra, è che di qui in avanti può davvero pensare solo a divertirsi, non avendo realisticamente più nulla da perdere, anzi, tutto da guadagnare. Così divien più facile affrontare le gare con leggerezza. Tutto sta nel non gettare al vento questo vantaggio creando polemiche gratuite o pretendendo la luna.

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