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18 Febbraio, il punto su Basket City. In palestra, ora, per decidere di quale stagione si potrà parlare

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foto Monaco

 

 

La sosta per la Nazionale giunge a proposito per entrambe le bolognesi, anche se con motivazioni un po’ differenti: per la Fortitudo Lavoropiù si tratta di provare a completare la ricostruzione di una squadra che è stata fortemente modificata in corsa e ora è alla ricerca di una propria definitiva personalità. In questo senso Dalmonte ha già fatto parecchio, se si pensa cosa fosse la squadra solo prima di Natale, per quanto non lo aiuti ora il fatto di non poter disporre di Baldasso impegnato a Perm; peraltro, gli effettivi che permettano alla squadra di metabolizzare la sua idea di pallacanestro numericamente ci sono, più di quanto non sia accaduto a Meo Sacchetti, ed allora non resta loro altro che sudare in palestra ma soprattutto lavorare sulle dinamiche di un gioco che potrà essere vincente solo se saprà esserlo prima di tutto in difesa, che è poi l’opposto di quanto stava accadendo prima del cambio di panchina, a mio parere non tanto, o non solo, per colpa del suo allenatore. Attenzione, perché non è ancora detta l’ultima parola sulla questione salvezza, anche se il successo a Varese potrebbe rivelarsi, in tal senso, decisivo.

La questione dell’approccio difensivo immagino possa essere il leitmotiv pure delle attuali sessioni di allenamento della Virtus Segafredo. Pure Djordjevic deve fare a meno, in questi giorni, di due che sarebbero tra quelli che viceversa avrebbero maggior bisogno di ritrovare il ritmo giusto nei giochi di squadra, Ricci e Tessitori, ma è anche vero che l’impegno con la Nazionale potrebbe ricaricarli nell’autostima e soprattutto far loro ritrovare un ritmo partita che, nel caso in particolare di Tessitori, attualmente è abbastanza lontano dall’essere accettabile. Di sicuro, però, la Virtus oggi deve innanzi tutto decidere cosa vuole davvero ottenere da questa stagione, e fermarsi una settimana abbondante aiuterà a smaltire la delusione post Final8 e, si spera, a ritrovare la concentrazione giusta.

Questa storia della mentalità, dello spirito con cui la squadra entra in campo resta infatti la prima delle incognite della stagione dei bianconeri, che adesso non potranno più compiere passi falsi: in Eurocup, innanzi tutto, ma anche in campionato, poiché non è pensabile per una squadra a questo punto dell’anno restare una specie di Dr. Jekyll e Mr. Hyde, uno status giustificabile con la fatica e lo stress del doppio impegno nella prima parte dell’anno, ma non quando il fisico e la mente dovrebbero trovarsi perfettamente allenati. Resto convinto che la Segafredo sia una squadra di tutto rispetto, che non le manchi ipoteticamente alcunché sul piano sia tecnico che fisico. Ha giocatori di classe superiore (il dio Milos, Belinelli, Markovic, a mio parere anche Hunter), affiancati da ottimi interpreti di una pallacanestro che ha dimostrato di saper essere volitiva, più qualche figura da finire di “sgrossare”, come Alibegovic e probabilmente Tessitori, con la componente italiana, fra l’altro, più forte del campionato. Non le mancherebbe, potenzialmente, il tiro da tre, soprattutto da quando è arrivato Belinelli; potrebbe non avere grandi problemi ai rimbalzi; non è chiaro invece perché alterni difese entusiasmanti a esibizioni che la trasformano in una specie di traforo alpino.

Qui allora sorgono le incognite maggiori: come mai capita non di rado di soffrire proprio a rimbalzo, avendo la formazione fisicamente più grossa del campionato italiano, più della stessa Milano, che ha guardie eccellenti ma assai più piccole delle bolognesi? Come mai ci sono partite che si sfiora il 50% da tre ed altro che non si arriva al 30? Perché anche nella stessa gara alterna periodi in cui subisce anche 30 punti ad altri in cui ne concede si e no una decina? Il solo che possa avere una risposta che non sia velleitaria a queste domande è lo staff tecnico capitanato da Djordjevic, lascerei da parte le disamine tecniche degli esperti da bar e da tastiera. Mi rimane peraltro da chiedermi cosa stia accadendo a Gamble: questa settimana coincide con la nascita del suo ultimo figlio, potrà aver inciso su quello spaesamento che ne ha caratterizzato le ultime performance? Ritrovare il centrone dello scorso anno, inserire definitivamente Belinelli, scoprire di potersi affidare a più soluzioni che non sia quella monotematica che poggia unicamente sul dio Milos sono forse alcune delle chiavi che potrebbero far svoltare le cose anche sul piano dello spirito col quale vengono affrontate le gare. Questi saranno giorni decisivi, giacché è in palestra, dove ci auguriamo stiano dandoci dentro, che si costruiscono le vittorie, celebra una certa retorica. Che solo retorica, probabilmente, non è

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