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4 Giugno, il punto su Basket City. Calmi e fiduciosi, in attesa di una stagione che potrebbe anche dare grandi soddisfazioni

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Come ogni anno, a questo punto della stagione, chiusa definitivamente ogni velleità agonistica, l’attenzione dei tifosi è tutta rivolta alle prospettive del futuro campionato. Sui social, ormai, poiché nelle piazze e nei bar è diventato complicato continuare a farlo, si discute, si litiga, si dettano proclami, ci si sbeffeggia sui temi del mercato, della partecipazione a questa o quell’altra manifestazione o torneo, sui trofei conquistati in passato e quelli che si dovrebbero imprescindibilmente vincere l’anno prossimo. Ci si scatena in merito all’acquisto di un giocatore da parte della propria squadra o di quella avversaria, si scende, in pratica, in un’arena mediatica che il tifo sugli spalti appare come una discussione fra dolci pensionate che giocano a bridge. Non si sottraggono a questi cori virtuali i fan bolognesi, che aggiungono a quelli delle altre città la possibilità di perculare i “cugini” per scelte che appaiono ogni volta geniali o da pisquani, a seconda del lato da cui le si guarda. Sinceramente, l’invito più logico non potrebbe che essere quello ad una maggiore calma: sia Virtus che Fortitudo è un paio d’anni che stanno sbagliando assai poco nelle loro programmazioni, per cui concediamo loro la fiducia che merita chi fin qui ha evidenziato la professionalità adeguata a procedere nel senso di una crescita tecnica e degli obiettivi della squadra. Certo, non ci si può esimere da alcune considerazioni su quanto avvenuto fin qui. La sorpresa maggiore è arrivata dal cambio di direzione tecnica in casa biancoblu, anche perché la sostituzione di Martino con Sacchetti non può che preludere ad una rivoluzione del roster, resasi peraltro inevitabile all’apparire di obiettivi sportivi di respiro assai differente da quelli ipotizzati fino all’altro ieri. Personalmente, prima di lasciarmi sfuggire un giovane di grandi prospettive come l’allenatore dei miracoli di quest’anno ci avrei pensato ancora un po’, ma è chiaro che l’alternativa era assai ghiotta, visto che il coach della nazionale ha ben pochi rivali, oggi, che possano insidiarne la leadership nel contesto italiano. Ora vedremo cosa costerà gestirne le richieste, sia sul piano finanziario che su quello tecnico: sopito almeno in teoria ogni contrasto con la star Aradori, in discussione la permanenza di Sims, in uscita assai probabile Leunen, Stipcevic, Cinciarini, Robertson, a questo punto la Fortitudo è un cantiere totalmente aperto sul quale è resa possibile qualsiasi illazione, soprattutto se si manterrà la volontà di affrontare la doppia sfida italiana ed europea. Ma proprio per questa indecifrabilità attuale è assai gratuito fare previsioni o, peggio, emettere sentenze di qualsivoglia genere.

La Virtus Segafredo viceversa si sa da tempo che ha deciso di mantenere l’ossatura robusta che l’ha portata a dettare spesso legge nella stagione appena conclusa, con la speranza ancora non del tutto sopita di potersi misurare su palcoscenici ancora più prestigiosi. La sentenza riguardo alla eventuale partecipazione all’Eurolega, apparentemente esclusa, fin qui, potrebbe essere rimandata a metà mese, per via di una serie di giochi diplomatico-finanziari che riguardano squadre e federazioni dal futuro ancora in chiaroscuro. Sinceramente, che giochi l’Eurolega o l’Eurocup farebbe differenza, ma non in modo così drammatico. Dare al gruppo di Djordjevic un altro anno per registrarsi al meglio, magari puntando ad un successo comunque assai prestigioso sul piano internazionale come l’Eurocup, non sarebbe un ripiego disdicevole, anzi. Comporterebbe in ogni caso di cercare di completare un roster già molto competitivo, e manterrebbe una cassa di risonanza non disprezzabile se si pensa che anche il prossimo anno potrebbe rimanere condizionato dagli strascichi post Covid19. Intanto, è arrivato Amar Alibegoivic ad arricchire un gruppo che cerca sempre più di fare della stazza fisica una propria peculiarità. Teodosic, Markovic, Weems, Gamble e Hunter sono bloccati dai contratti siglati con lungimiranza lo scorso anno, così come Ricci, Pajola e vorremmo augurarci Baldi Rossi, quantomeno per sfatare la maledizione del capitano che da tantissimi anni colpisce la squadra. Non sono da escludere le permanenze di Cournooh e Delia, che avrebbero una logica giustificazione, mentre parrebbe segnata la sorte di Gaines, per quanto non sarà così banale trovarne un sostituto decisamente migliore. Tutto tace su Deri. Mentre sembrano chiacchiere quelle riguardanti i Pecchia e compagnia bella, tante voci insistono invece sulla corte accanita che verrebbe fatta ad Awudu Abass neanche fosse Lebron: certo che il giocatore non ha molti rivali nel suo ruolo in Italia, ma non è escluso che in quella posizione arrivi un altro straniero, spostando le ricerche con visto italico su altre tipologie di giocatore. Nelle ultime estati la Virtus ci ha abituato a sorprese decisamente positive. Calma, quindi, che la serenità e la determinazione che traspaiono ad ogni apparizione di Djordjevic sui media ci sembrano la garanzia che anche la prossima stagione a Bologna ci si potrà divertire.

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