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Virtus Segafredo: guardare avanti con le giuste aspettative

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foto Virtus Pallacanestro


Un’afosa domenica di fine luglio può anche essere l’occasione per fare il punto sulla Virtus Segafredo un po’ più a mente fredda – se non suona come un paradosso – di qualche giorno fa, quando il succedersi degli eventi ha in effetti avuto il potere di suscitare le emozioni più discordanti tra i tifosi, nel bene e nel male. Diciamo subito che, pur in attesa della guardia che prenderà – almeno numericamente, perché tecnicamente potrebbe anche essere tutt’altro giocatore – il posto di Markovic nel roster bianconero, la costruzione della squadra per la prossima stagione non può che essere considerata positivamente. Si sono persi alcuni giocatori fondamentali per la vittoria dello scudetto: il già citato Markovic, il capitano (come vuole ormai una certa tradizione) Ricci, il simpatico, ancorché bravo, Gamble, ed infine anche quello che dopo Teodosic si può considerare il migliore della stagione appena conclusa, Vince Hunter. È partito per altri lidi Adams, lasciando, per questo, un retrogusto un po’ amaro perché sono convinto che non si sia potuto vedere veramente quello che il giocatore avrebbe potuto invece dare alla squadra, se ne sono andati pure Nikolic e Deri. In cambio, è arrivata una serie di giocatori: Udoh, Hervey e Jaiteh con Tessitori ed Alibegovic costituiscono un pacchetto di lunghi che ha avuto un precedente analogo, nella storia virtussina, solo nel 2001, come ricchezza in quantità e qualità; Ruzzier non è un nome che scalda i tifosi, ma sulla sua assoluta utilità sarei pronto a scommettere: è stato il classico giovane promettentissimo schiacciato, nella crescita, dalle consuete situazioni italiche e che grazie all’incontro con Meo Sacchetti (e Travis Diener) ha saputo trovare una propria dimensione da protagonista in serie A; un cambio, a certi livelli, che garantisce sia tiro che difesa che gestione della palla, ovviamente non come una stella ma pur sempre con risultati più che discreti. Chiaro che molto conterà l’ultima tessera del mosaico, la guardia straniera che ancora manca e per la quale si stanno spendendo i nomi più diversi; tuttavia, in virtù anche della crescita esponenziale di Pajola, la futura Virtus Segafredo, affidata ad un tecnico dell’esperienza e della qualità di Sergio Scariolo, è più che solida fin d’ora e credo che i tifosi possano stare tranquilli relativamente al fatto che la  prossima stagione potrà essere ancora divertente, consapevoli del fatto che vincere è sempre difficile, che ancor di più è ripetere un successo.

A mente fredda, dunque, lasciati sbollire entusiasmo e delusione per talune scelte, è quasi impossibile non riconoscere la bontà del lavoro svolto dallo staff bianconero nell’impostazione di una formazione chiamata a cercare di fare un passo in avanti rispetto ad un’annata chiusasi in modo clamoroso. Tuttavia, per la verità, a me rimane una perplessità, legata alla questione Hunter. Non incide, ritengo, sul fatto che la squadra avrà una propria dimensione di alto profilo a livello europeo, anche perché con l’aggiunta di Jaiteh la Segafredo si è oltremodo tutelata sotto canestro. Tuttavia, quando hai a contratto un giocatore come lui, nel pieno della sua crescita agonistica, chiaramente in grado di migliorare ulteriormente in alcuni fondamentali, come il tiro dalla distanza, ma strepitoso in tanti movimenti e soprattutto in difesa, cacciarlo non credo sia la cosa più furba. La società di sicuro avuto motivazioni molto serie per arrivare a tanto, non penso proprio possano essere solo la condanna ricevuta per la più classica delle “canne” e alcuni atteggiamenti sui social, perché questo non sarebbe in linea con la crescita che la Virtus Pallacanestro sta intraprendendo per tornare ai più alti livelli continentali. Le modalità, però, con le quali è successo il tutto non sono state le più congrue, e alla fine anche questo si aggiunge a precedenti misteri che hanno afflitto la storia della rinata Virtus Pallacanestro con la gestione Zanetti. Piangere sull’eventuale latte versato peraltro sarebbe ancora peggio, per cui a questo punto occorre solo guardare avanti, con fiducia e le giuste aspettative, che non possono in ogni caso essere la pretesa di vincere per forza. Sperando che a livello governativo una certa ragionevolezza permetta di riaprire i palasport in misura tale da consentire allo sport tutto di ripartire veramente. Ma questa è un’altra storia, ancorché dai contenuti imprescindibili, come ha ben spiegato l’a.d. Luca Baraldi.

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