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Commosso e emozionato per l’accoglienza: la parola a Pino Sacripanti

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foto Virtus Pallacanestro


Dopo la sbornia della festa di ieri pomeriggio, riuscitissima occasione per accorciare le distanze fra squadra e tifosi, per la Virtus è venuto il momento un po’ più serioso in cui al nuovo coach, Stefano “Pino” Sacripanti, si può chiedere finalmente di scendere più strettamente sui dettagli tecnici attorno ai quali intende costruire la squadra, nel corso di una conferenza stampa nella tarda mattinata alla palestra Porelli. Nel pomeriggio, verso le 16,30, ci sarà invece la partenza del gruppo verso il ritiro di Sestola, e a quel punto non sarà più il tempo delle parole, bensì del sudore in palestra, come ha ben spiegato ieri il presidente Alberto Bucci.

Dalla giornata di ieri è peraltro voluto ripartire lo stesso Sacripanti, ad inizio chiacchierata con i giornalisti: “Inizierei comunicando un po’ di sensazioni” ha infatti cominciato, “perché viviamo di emozioni. Ieri è stato veramente impressionante il calore con cui ci ha accolto il nostro pubblico, sono rimasto soprattutto colpito da una sensazione di familiarità. Mi piace l’idea della società di creare una “casa Virtus”, che diventi la nostra casa e quella dei tifosi. Giro per la città, molti mi fermano, con affetto, anche fortitudini, che fanno sentire di essere veramente a Basket City.  Immaginavo potesse essere così, ma viverlo è tutt’altra cosa. Ora però abbiamo davanti a noi sette settimane, in cui dovremo registrare un po’ tutto: schemi d’attacco, gerarchie, conoscere e capire gli uomini.  Il lavoro che faremo sarà peraltro immediatamente con la palla. Guardavo un po’ i vari roster delle altre squadre: mi sembra che ci siano sei/otto squadre che puntano alle final eight e ai play off. Noi pure vorremmo esserci. Il lavoro sarà tanto, ma ho buone sensazioni che provengono dai ragazzi che ieri hanno confermato di essere qui per uno step importante per la loro carriera.”

 

La prima amichevole di domenica non è po’ troppo vicina? Nel caso, sarà più interessato alla fase offensiva o a quella difensiva? Per capire cosa sarà la squadra bisognerà aspettare derby di metà settembre?

“Chiaro che domenica sarà molto presto, è una partita per la quale non saremo di certo pronti, ma ci sembrava giusto ringraziare sia i tifosi che Sestola per l’ospitalità con un evento agonistico. Fra un mesetto invece potremo effettivamente capire molto di più su questo gruppo. Al derby non ci sarà Aradori, che sarà via con la Nazionale, ma molto si potrà sapere già sul piano tecnico. Ora sto guardando coi miei collaboratori molti filmati dei giocatori nuovi, a me piace partire dai loro punti di forza, e così stiamo cercando di lavorare in questa prospettiva, per dare loro sempre più fiducia e farli sentire a loro agio.”

Ci presenta un po’ la squadra?

“È stato fatto un lavoro in totale sinergia con Marco Martelli, cercando giocatori con requisiti specifici, in una fascia d’età giovane ma non giovanissima, già esperti di Europa, che possano trovare in Bologna un passaggio fondamentale per la loro carriera. Partivamo da alcuni punti fermi: l’inesperienza ma la grande voglia di Pajola, per cui abbiamo cercato un play di tecnica ed esperienza che lo potesse supportare in questo senso; Aradori è un due/tre per noi fondamentale che può trovare in Martin una valida complemenarietà; M’Baye, ugualmente, completa le caratteristiche di Baldi Rossi; poi abbiamo ultimato il roster con i giocatori che ci sembravano necessari nei diversi ruoli, cecando di soddisfare ogni necessità tecnica, per cui sono fiducioso.”

L’associazione di impegno campionato-coppa portano a prediligere nella prima parte la coppa?

“Noi vogliamo guardare solamente noi stessi. Come ho già detto prima ci sono sei/otto squadre che puntano ai playoff, ma noi dobbiamo solo misurarci su noi stessi, giocando facendo sì che ogni partita diventi bagaglio d’esperienza per crescere. Ora come ora nessuna gerarchia è definita: quintetto, panchina, sono tutti da stabilire. Ogni giocatore potrà avere lo spazio che si sarà guadagnato. Inoltre io preferisco solitamente tenere giocatori importanti per le rotazioni, ma sarà il campo che ci dirà come sarà meglio affrontare ogni partita. Il precampionato intanto sarà fatto di giochi più o meno provati, giochi sistemati, alcuni saranno magari buttati via perché non soddisferanno. Ma partiamo senza pregiudizi verso alcuno dei giocatori. Anche il capitano abbiamo deciso di sceglierlo solo qualche giorno prima dell’inizio del campionato, per poter valutare caratteristiche e personalità di ognuno dei giocatori. Intanto cercheremo di fare gruppo in ogni modo possibile, ma per essere capitano di questa Virtus occorrono doti di personalità importanti.”

Cosa pensa del girone di coppa?

“Sono onesto, ci ho pensato poco, mi sono goduto un po’ di vacanza dopo tante estati senza sosta o quasi, ma noi siamo talmente nuovi che non possiamo confrontarci teoricamente con le altre. Tra noi tecnici, tutti abbiamo l’esperienza per capire che soprattutto non possiamo assolutamente rilassarci in questa fase, e che dobbiamo lavorare duro”.

Cosa pensa di fare con Aradori, che sarà a lungo via con la Nazionale? Quanto tempo impiegherà ad inserirsi nel gruppo?

“Lui intanto farà qualche giorno con noi in ritiro. Conosco Aradori per averlo già allenato, c’è un buon rapporto, tra noi, sia umano che professionale. Quando sarà via non vorrò assolutamente disturbarlo, dovrà concentrarsi sulla Nazionale, poi vedremo in quali condizioni tornerà, ma lui ha soprattutto una qualità: gli piace giocare a pallacanestro, si diverte giocando e a fare canestro. Questo aspetto ludico, che lui h,a va tutto a suo favore e lo aiuterà ad inserirsi in qualsiasi gioco offensivo o difensivo che avremo”.

Come pensa di articolare il lavoro con il doppio impegno di coppa e campionato?

“Sarà una cosa da studiare settimana per settimana. Per fortuna non abbiamo trasferte pazzesche, l’anno scorso ad Avellino abbiamo fatto trasferte di più di un girono di solo viaggio; quest’anno non sarà così, ma volta per volta capiremo quando potremo riposare o che lavoro fare. La coppa impone comunque di avere certezze solide su chi si è e cosa si sa fare, poi alla lunga magari devi essere più bravo nel gestire i cambi, e le diverse situazioni. Ecco perché ad esempio non mi piace parlare di quintetto o non quintetto: tutti i giocatori devono essere pronti in ogni momento. Ma vorrei finire ripetendo quanto mi sia piaciuto, ieri il discorso di Alberto Bucci a squadra e tifosi, e ancora una volta che sono entusiasta e commosso per l’accoglienza che il presidente ci ha dato fin dal primo giorno, che equivale a una grande iniezione di fiducia”.

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