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Kravic e la Virtus schiacciano le velleità di Cantù: 90 – 81

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VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA – RED OCTOBER CANTÙ 90 – 81 (17-26; 47-42; 66-60)

 

Virtus Segafredo: Punter 5, Pajola, Taylor 11, Baldi Rossi, Cappelletti 2, Kravic 26, Aradori 26, Berti n.e., M’Baye 14, Cournooh 2, Qvale 4, Camara n.e. All. Sacripanti

Red October: Gaines 12, Mitchell 23, Blakes 5, Udanoh 16, Baparapè n.e., Davis, Tassone, La Torre, Pappalardo n.e., Quaglia n.e., Jefferson 22, Tavernari 3. All. Pashutin

Arbitri: Begnis, Weidmann, Nicolini

Tiri liberi: BO 13/15; Ca 17/28

Rimbalzi: BO 39; Ca 38

Falli: BO 21; Ca 15

Tiri da 2: BO 28/50; Ca 23/45

Tiri da 3: BO 7/21; Ca 6/19

Partita di cartello, al PalaDozza: si scontrano per la 163^ volta la Virtus e Cantù, sfida storica ma oggi importante soprattutto per dire qualcosa di più sulle ambizioni di entrambe le squadre, a cavallo della posizione dentro/fuori dalle Final Eight di Coppa Italia.

Comunque, pronti, via: è subito canestro di Jefferson più libero per il fallo fischiato a Qvale. Per la verità, è subito uno 0-9 che costringe Sacripanti, dopo un minuto e una manciata di secondi, a chiamare time-out. L’effetto si sente immediatamente: Qvale batte in uno contro uno Jefferson, poi chiude in difesa con M’Baye che recupera palla.  È però poco più che un’illusione: la difesa bianconera è un colabrodo, l’attacco in totale confusione, Cantù macina, macina e il solo Aradori sembra riuscire a contrapporsi a una sorta di salasso. Alla prima sirena è 17-26, con Aradori già in doppia cifra (11), così come dall’altra parte Jefferson, con Mitchell, 9, subito dietro.

Complice un po’ di turnover in casa canturina, l’avvio del secondo quarto vede girare totalmente l’aria. Dopo 2’32” Pashutin deve chiamare sospensione, perché la Virtus è tornata a -3, 25-28. La sensazione di un attimo: protagoniste due azioni concluse da Kravic in transizione (un alley-oop con schiacciata all’indietro e un terzo tempo con fallo) la Segafredo passa in vantaggio. La dinamica del momento è tutta nell’immagine di M’Baye che festeggia una stoppata come dopo un gol. Entusiasmo ed energia, chiede sempre Scaripanti: sono tutti qua. Ora si gioca punto a punto, le squadre provano anche l’emozione della zona, ma sale in cattedra la coppia Taylor-Kravic e all’intervallo la Virtus è sopra: 47-42, con Kravic a 17 punti in 10 minuti giocati (con valutazione, fin qui, di 23). Kravic, quello che parte del tifo bianconero non considera (forse non considerava) giocatore di livello.

La ripresa è estremamente contratta e caratterizzata da una piccola saga degli orrori, a eccezione di una bella schiacciata di Udanoh. Si segna così molto meno con un parziale punto a punto. Anche M’Baye fa un discreto numero con un arresto e tiro dentro l’area. Sul 55-52, a 3’53” dalla fine del quarto, Taylor commette il suo terzo fallo e deve essere sostituito da Cappelletti. Reazione canturina guidata da Udanoh, ma la Virtus si esalta con Aradori (tripla) e Punter (contropiede). Mitchell si vede assegnare un tecnico tornando in difesa dopo un’azione sbagliata dei lombardi, ma fanno seguito un paio di sciocchezze dei bianconeri (tra cui un inopinato quarto fallo di Punter a un secondo dalla sirena) per cui al terzo intervallo si va sul 66-60. La partita pare ancora lunghissima.

Invece no: i meccanismi di Cantù si sono vistosamente inceppati, la Virtus non fa miracoli ma lavora con un po’ più di produttività in attacco, errori macroscopici un po’ sia di qua che di là si alternano ad alcune azioni di pregio, ma il finale è tutto virtussino: 90-81, la Virtus vince meritatamente, Cantù deve recitare un mea culpa per non essere riuscita a mantenere il trend iniziale. Ma, forse, era perché gli altri non erano ancora entrati in campo con la testa. Da segnalare, in conclusione, accanto alla prova monstre di Kravic una gran bella partita di Aradori, forse morso dal morbo dell’ex, oltre che di Taylor (12assist), fra i bolognesi, mentre Cantù alla fine in attacco è vissuta quasi solo del talento di Mitchell e dell’intensità di Jefferson, Udanoh e Gaines.

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