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La Virtus Segafredo è tornata cresciuta dalla trasferta a Valencia

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foto di Bianca Costantini per 1000 Cuori Rossoblu/Basket City

 

 

Ripartirei da quanto affermato da Sergio Scariolo ieri sera dopo la sconfitta di Valencia: “Usciamo da questa partita più forti”. È ovvio che nello sport è sempre preferibile vincere e che anche in questa occasione ci sono ragioni di classifica che tendono a far considerare quella di ieri sera un’opportunità buttata al vento. Tuttavia, a mio parere sono più le note positive di quelle negative anche in riferimento ad una gara importante persa pur avendo cominciato l’ultimo quarto sopra di 11 (considerando fra l’altro i – 11 registrati nel corso di primo e secondo quarto). La prima, di natura totalmente sportiva, è che abbiamo assistito ad una partita bellissima, con emozionanti ribaltamenti di fronte, giocata ad un livello che non ha così tanto da invidiare a quanto si sta vedendo in Eurolega, in un gran bel impianto sia come fruibilità che come clima in generale. È stato un momento di basket notevolissimo, se si pensa che siamo ancora nella stagione “regolare” di Eurocup, al netto di alcuni errori individuali che peraltro trovano – quasi tutti – giustificazioni significative. La seconda è che la Virtus Segafredo se la è giocata fino all’ultimo con una formazione che veniva da una vittoria in campionato col Real Madrid e che tanti indicano come la candidata n.1 a vincere questa Eurocup, nella quale è retrocessa la scorsa stagione dall’Eurolega. Questo, pur essendo le Vu Nere ancora prive di SanTeodosic e Kevin Hervey, con Sampson e Belinelli appena tornati dalla quarantena per Covid, Mannion chiaramente non ancora al meglio, Cordinier e Alibegovic con dei problemini fisici: svanirà, prima o poi, la cappa di sfortuna che ancora grava su questa squadra? È stata peraltro l’occasione per maturare ancor più esperienza a certi livelli per una formazione giovane come quella bolognese. Poi, vogliamo valutare adeguatamente il carattere dimostrato da questa Segafredo, che le ha permesso di ribaltare una gara che dopo pochi minuti pareva già segnata? Certo, negli ultimi 5 minuti si è finito per rovinare quello che poi si era costruito, ma è anche vero che gli avversari erano fortissimi; in questo momento probabilmente un po’ di più, ma solo per la lunghezza attuale del roster. Pure, vogliamo mettere i segnali di crescita sul piano del gioco e di alcuni suoi interpreti, in primis JaKarr Sampson che contro uno dei set di lunghi più forti d’Europa ha fatto vedere che potenzialità tecniche potrà arrivare a esprimere, se riuscirà a scendere sul parquet con un briciolo di maggiore continuità? Ieri contro “bestioni” come Tobey, Dubljevic, Rivero, Pradilla, Labeyrie non ha affatto sofferto la sua presunta “leggerezza”, ha giocato da 5 e in 16’ ha segnato 10 punti (alcuni dei quali proprio spettacolari) con 5 su 8 da 2, prendendo 8 rimbalzi, giusto per rispondere a chi continuasse a ritenerlo strutturalmente inadeguato. Può capitare, invece, che proprio per contenere Sampson siano gli altri costretti a togliere il centro enorme per uno più dinamico, come accaduto ieri con un coach come Penarroya che non è proprio uno sprovveduto.  Poi, è vero che JaKarr ha commesso uno sciocco fallo costato 4 liberi cui ha fatto seguito la tripla di Prelevic, ma arrivare ad additare questo come la causa della sconfitta sarebbe risibile quanto le più squallide sentenze da bar. In una intera gara di pallacanestro ricondurre il risultato ad una sola azione significa non coglierne granché le dinamiche del gioco, fatta eccezione, forse, se proprio si fosse nell’ultimo minuto. Ma insomma, lui e Mannion, che alcuni additavano quali problemi, stanno palesandosi per quello che potranno essere per questa squadra. Occorre solo ancora solo un briciolo di pazienza. Io poi non finisco mai di stupirmi della crescita, ad ogni partita, come giocatore di Alessandro Pajola. Anche lui ha gettato al vento una palla velenosa a metà campo, ma la reazione che ha avuto subito dopo, andando a segnare un canestro di grande personalità, credo abbia fatto gongolare l’intera dirigenza virtussina.

A conti fatti, se il problema che si sta generando è quello di dover giocare diverse partite “secche” della fase finale di Eurocup in campo avversario, in virtù della nuova stravagante formula, avendo ceduto qualche posto in classifica, al di là del fatto che possa non fare tanto piacere alle casse bianconere è proprio indispensabile ricordare che se si vuole vincere in queste competizioni lo si deve fare soprattutto in trasferta? Che lo scorso anno la Virtus è arrivata imbattuta in una fase finale dove è stata eliminata perdendo in casa? Che i grandi successi virtussini del passato sono maturati quasi tutti in trasferta (con alcune brutte scoppole viceversa in casa)? Che la Supercoppa di settembre ma soprattutto lo scudetto di giugno sono stati frutto di tante vittorie in finale fuori casa? Fidiamoci di questa Virtus Segafredo, che non è ancora riuscita a proporsi in tutta la propria reale consistenza. Un bel test potrebbero essere già le Final Eight di Coppa Italia la settimana prossima, cui arriverà con qualche giorno di allenamento in più del previsto per il rinvio (a quando? Sarà divertente trovare una data, a questo punto) dell’incontro di domenica a Sassari. La stagione è ancora tutta da giocare, nelle sue fasi più importanti, e a mio parere se ne vedranno delle belle. Anche perché questa Segafredo gioca un basket divertentissimo così come in crescita nella concretezza. I tanti infortuni sono serviti anche a dare spazio e occasioni di crescita a giocatori che magari avrebbero trascorso la stagione in panchina; Scariolo e il suo staff stanno completando la costruzione di un gruppo che ha in sé le ipotetiche basi di un futuro di livello assai soddisfacente. Si vedrà, certo, ma non si innalzino inni disperati o proclami di sfiducia per una serie di tre sconfitte consecutive in Eurocup, con il coach che ad ogni gara è stato costretto a fare la conta cercando di capire chi sarebbe potuto scendere sul parquet.

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