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Virtus Segafredo, l’intervista ad Alessandro Pajola: “Djordjevic mi ha aiutato a crescere, certi legami sono destinati a durare a lungo”

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Alessandro Pajola, grande protagonista dello scudetto numero 16 della Virtus Segafredo Bologna, è stato intervistato dall’LBA. Di seguito le parole rilasciate dal playmaker bianconero.

Racconta la difesa su Rodriguez in Gara 1.

“Avevamo appena perso palla se non sbaglio, ho pensato subito di dover fermare la palla in maniera aggressiva e quindi ho aggredito Rodriguez. Forse sono stato bravo a non accentuare il contratto, a stare lì mettendo pressione. Sono stato bravi anche i compagni di squadra a ruotare nel modo migliore possibile, mi sono fatto trovare pronto con il corpo e ho preso sfondamento”.

Hai segnato la tripla decisiva in Gara 2.

“E’ stato un tiro sicuramente molto importante perchè eravamo punto a punto, è stato quasi facile non tanto prenderlo ma come tecnica di tiro perchè Markovic mi ha fatto un passaggio strepitoso, ero pronto e mi è bastato mettere il piede destro per terra e darmi la spinta per fare un ottimo tiro. Abbiamo costruito bene il tutto, Markovic aveva appena messo un’altra tripla poco prima e quel canestro è stato fondamentale per prendere vantaggio decisivo”.

In Gara 4 hai mostrato tanta leadership.

“Ero molto carico perchè ero partito bene, forse in quell’inizio di partita ci serviva qualcosa in più e i tifosi ci hanno aiutato molto. Eravamo in svantaggio ed ho sentito la necessità di caricare il pubblico”.

Una volta vinto lo scudetto hai festeggiato con gli amici?

“Finita la partita non ci ho capito più niente perchè mi sono ritrovato sommerso da persone che mi toccavano, abbracciavano e gridavano. Mi sono sentito un po’ spaesato all’inizio ma, poi, sono corso a salutare gli amici di Ancona con cui giocavo da bambino e che mi hanno sempre sostenuto. Alla fine sono riusciti a venirmi a vedere e questa cosa non capitava da tanto tempo. Finita la gara ho pensato che dovevo andare subito da loro ed appena ho trovato il momento giusto sono andato”.

Parlaci dell’abbraccio con Djordjevic.

“A raccontarlo ora mi vengono i brividi. Mi ha permesso di crescere soprattutto mentalmente. Grazie a lui sono diventato un professionista, prima ero un ragazzo che faceva fatica a considerare il basket come un vero e proprio lavoro e non solo come un divertimento. Questo passaggio non è stato facile per me e lui mi ha aiutato a capire il professionismo. E’ un abbraccio che mi porterò dietro per tutta la vita, certi legami si portano dietro per sempre. Il bello di questo sport è che mi fa conoscere persone straordinarie con cui creare rapporti che andranno avanti per tutta la vita. E’ bello poter dire di aver lavorato e vinto con una persona straordinaria”.

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