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10 Curiosità sullo Spezia Calcio – 16 apr
Il calcio a La Spezia arriva nel 1906, in ritardo rispetto al resto della Liguria che già vanta ai tempi diverse società esistenti compreso il fortissimo Genoa. Il primo club, fondato dal commerciante e calciatore svizzero Hermann Hurni – all’epoca appena maggiorenne – si limita però a sfidare le navi di marinai inglesi di passaggio dalla città. Una vera e propria squadra nasce sul finire del 1911, ma è solo dalla stagione 1919-1920 che questa si iscrive ad un campionato, il girone B della Promozione Ligure, che peraltro vince subito.
A segnare il primo gol ufficiale per lo Spezia è il capitano e socio fondatore Alberto Picco. La rete viene siglata nel 2 a 2 con cui gli aquilotti concludono la loro prima amichevole, disputata il 20 gennaio del 1912 contro i livornesi della Virtus Juventesque, che in futuro fondendosi con altre società daranno vita al Livorno. Picco muore sul Monte Nero durante la Grande Guerra poco più che ventenne, e a lui sarà intitolato lo stadio cittadino.
All’esordio in campionato, nel 1919, lo Spezia cambia i colori sociali utilizzati fino a quel momento. La maglia, che era celeste, diventa bianca in omaggio alle “bianche casacche” della Pro Vercelli, all’epoca squadra dominante in Italia e contraddistinta da uno stile di gioco grintoso e combattivo.
Lo Spezia non ha mai giocato in Serie A. Ha però partecipato al massimo livello calcistico italiano quando questo era ancora noto come Prima Divisione per quattro stagioni consecutive dal 1921-1922: dopo tre salvezze giunte dopo combattuti spareggi arrivò nel 1924-1925 la retrocessione, e da allora questo livello non è stato più raggiunto. Con la conclusione di questa stagione saranno passati ben 90 anni dall’ultima volta dello Spezia nel “calcio che conta”.
Lo Spezia torna in Serie B con la vittoria della Serie C 2005-2006, riconquistando una categoria dalla quale mancava da più di mezzo secolo, e nella sua prima stagione in cadetteria dopo tanto tempo ottiene due risultati importanti contro due squadre “storiche” del calcio italiano: sconfigge la Juventus (retrocessa in seguito a Calciopoli) per 3 a 2 a Torino e si salva allo spareggio con l’Hellas Verona, squadra dalla tradizione ben più consolidata.
L’ultimo allenatore straniero prima del croato Nenad Bjelica, che guida la squadra da questa stagione, è stato anch’esso croato: si trattò del croato Stanko Ruzic, che allenò la squadra per tre stagioni dal 1959 al 1962.
Il calciatore con più presenze nella storia dello Spezia è il difensore Osvaldo Motto. Nativo di Vado Ligure, fa il suo esordio con la squadra della sua città a 16 anni, quindi passa anche alla Rapallo Ruentes e infine giunge allo Spezia nel 1967 quando ha 25 anni. Rimarrà negli aquilotti fino al 1979, mettendo insieme la bellezza di 409 gare condite da appena 2 reti.
Il bomber di sempre è invece il vicentino Giovanni Costa: messosi in luce con il Vicenza in Serie C (17 reti in 25 gare) arrivò a La Spezia nel 1940 poco più che ventenne. Tra i protagonisti della vittoria del Campionato d’Alta Italia con i Vigili del Fuoco La Spezia, ha segnato 76 reti in 242 partite totali.
Nonostante abbia giocato quasi sempre in categorie minori, lo Spezia ha un palmarès di tutto rispetto: ha conquistato, in tutte le occasioni per una volta, la Prima Divisione, la Seconda Divisione, la Serie C, la Serie C1, la Serie C2, la Serie D, la IV^ Serie, la Lega Pro Prima Divisione e le Coppe Italia di Serie C e di Lega Pro.
Tuttavia il titolo più importante della sua storia lo Spezia lo ha conquistato sotto il nome di “Vigili del Fuoco La Spezia”, quando guidato da Ottavio Barbieri conquistò a sorpresa la Divisione Nazionale 1943-1944, torneo noto anche con il nome di “Campionato di Guerra” o “Campionato d’Alta Italia”. Benché per tutta la stagione fosse stato spacciato per un vero e proprio campionato – con tanto di Scudetto in palio – la FIGC alla fine optò per definirlo un campionato interlocutorio e comunque non ufficiale. Gli spezzini sorpresero in finale quello che si apprestava ad essere “il Grande Torino” grazie anche alla sagacia del tecnico Barbieri, che adottò l’allora rivoluzionaria figura del libero in un modulo tattico che si ispirava al Sistema ma che ne differiva in alcuni punti (da cui il nome “Mezzo Sistema”) e che aveva ideato durante la sua militanza al Genoa sotto l’allenatore inglese Garbutt. Nel 2002, dopo anni di battaglie e ricerche, la FIGC ha riconosciuto il titolo come “onorifico”, non equiparandolo allo Scudetto ma dando alla squadra la possibilità – caso unico in Italia – di portare sulla maglia un ‘badge’ commemorativo a ricordo dell’impresa.
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