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Bruno Petkovic: da meteora a eroe Mondiale

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crediti immagine: Twitter nazionale Croazia

Nel gennaio 2017 arrivò a Bologna un attaccante croato, cresciuto calcisticamente tra Zagabria e Catania, che l’anno prima aveva ben figurato in Serie B con il Trapani: Bruno Petkovic. In lui vivono da sempre due anime, una contemporanea e una legata al passato: è un mix tra le punte moderne, veloci e tecniche, e quelle dello scorso decennio che con la stazza e la potenza fisica sono in grado di creare spazio per sé stessi e far salire la squadra grazie alle loro sponde. Con queste caratteristiche Petkovic sembrava essere un calciatore perfetto per il nostro campionato, eppure non è mai riuscito a imporsi, per lui, infatti, in rossoblù soltanto 22 presenze e senza mai trovare la via della porta. Non gli andò meglio nell’esperienza in prestito al Verona dove rimase a secco in tutte le sedici apparizioni. Forse il grande peccato di Petkovic è stato proprio quello di essere la via di mezzo tra le caratteristiche di due generazioni in un momento di grande cambiamento, l’essere al contempo troppo e troppo poco per gli standard del calcio a lui contemporaneo. Così, rifiutato dal campionato che lo aveva adottato da giovane, tornò nella sua Zagabria nella stagione 2018-19 dove si è ritrovato: da allora in 193 presenze ha realizzato 62 reti di cui 19 tra Champions League ed Europa League. Nel 2019 è riuscito a entrare nel giro della nazionale e oggi ha coronato il sogno di qualsiasi giocatore, essere decisivo a un Mondiale: al centodiciassettesimo minuto del quarto di finale ha realizzato la rete che ha permesso alla sua Croazia di portare la sfida, poi vinta, col Brasile ai rigori. Petkovic è ora in semifinale ai Mondiali, una prospettiva impensabile fino a qualche anno fa e con lui ci sono due giocatori dalla storia analoga: Ante Budimir, ex Crotone e Sampdoria, e Livaja, ex Inter e Atalanta.

In questa Croazia c’è anche un po’ di rossoblù.

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