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Cavécc’ e Pirû

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Cavécc’ e Pirû

(Pioli & Pioli)

Per i vecchi parlanti bolognesi era d’uso dialettizzare i cognomi mettendoli al singolare. A titolo di esempio, se prendiamo a modello i nomi delle vecchie famiglie nobiliari, abbiamo Gużadén, Arclàn, Aldarvànd ecc. Questo vale anche al femminile per le signore, per cui potremmo chiamare il nostro ex-presidente la Mnaréna.

Quindi, se fossimo ancora nei bei tempi andati, quand i ranûc’ i purtèven la pirócca,  e al bulgnai era la lingua più parlata in città, potremmo immaginare che i sostenitori, come noi, del nostro tecnico gli avrebbero affibbiato un scutmâi, un  soprannome, e magari lo avrebbero chiamato Pirôl, considerandolo alla stregua dei gradini di una immaginaria scala che faccia ascendere nuovamente al nòster Bulåggna nell’olimpo del calcio italiano e perché no, europeo.

Ma dato che a Bologna è ben difficile trovare qualcosa su cui tutti sono d’accordo, non sarebbe mancata un’agguerrita fazione di detrattori. Probabile che questi lo avrebbero appellato piuttosto Cavécc’, facendo riferimento all’altra possibile traduzione di piolo, ovvero uno di quei legni infissi nella sponda del carro,  la bròza, dove l’antenato dell’odierno camionista, al bruzâi, assicurava con un bèl ligâm,  una buona corda,  il carico.

E perché? direte voi. Presto detto. Per non saper dare alla squadra, nonostante tutte le prove e i cambi di modulo una fisionomia di gioco, si sarebbe tirato in ballo il vecchio màsster Tanpécc’, che da una quêrza… ai cavé un cavécc’.

 

25 ed żnèr 2012

Gallo

 

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