Bologna FC
EDITORIALE 1000cuori: López deve rimanere. Ecco perché. – 05 mar
“Nel calcio c’è una legge contro gli allenatori: giocatori vincono, allenatori perdono.” (Vujadin Boškov)
Capita che abbia amici che non tifano Bologna e che ieri, leggendo i vari commenti in cui ho finito per imbarcarmi sui social network, mi hanno contattato chiedendomi “come mai tutto questo casino”. Ovviamente si parla di persone che non seguono la B se non superficialmente, però nonostante questo l’argomentazione “il Bologna è pur sempre secondo in classifica” è difficile da controbattere. E certo il gioco è quello che è, e certo in casa la squadra soffre e raccoglie poco, pochissimo per chi punta alla promozione senza se e senza ma come è evidente che faccia la nuova proprietà americana. Sarebbe bene però ricordarsi da dove viene il Bologna e tenere in considerazione anche che cambiare guida tecnica a marzo rischia di essere tutto tranne che un’ottima idea. Intendiamoci, questo articolo non è né un voler negare la realtà dei fatti né la difesa accorata di un uomo, mister Diego López, che è adulto e vaccinato e capace quindi di difendersi da solo. Si tratta solo di un invito alla riflessione, di evitare il ragionamento “di pancia”, che porta alle facili conclusioni che poi molto raramente sono le migliori: capire, quindi, cosa è meglio per il Bologna a questo punto della stagione.
Innanzitutto, chi è Diego López: lo sappiamo tutti bene, tecnico alle prime armi che più che su finezze tattiche punta sullo spirito di gruppo. Ha dovuto farlo questa estate, quando una squadra raffazzonata ma con una maglia prestigiosa addosso è stata messa su con due spiccioli da quel bravissimo uomo-mercato che si è rivelato Filippo Fusco: chi tifa rossoblù non può aver scordato la freddezza, se non il sarcasmo, con cui sono stati accolti i vari acquisti a costo zero di agosto. Chi era mai Karim Laribi? Ma Matuzalém non aveva forse smesso? E Coppola cos’è, uno scherzo? Un nome tra i tanti potrebbe essere quello di Marios Oikonomou, misconosciuto greco arrivato in uno scambio con il giovane fenomeno Capello, quello che Zeman doveva lanciare a Cagliari. Marios dal canto suo si era fatto un anno a Cagliari sempre in panchina, di fianco al tecnico López, che quindi tutta questa fiducia nei suoi confronti non doveva averla. E infatti il Bologna parte con titolare il giovane spagnolo di proprietà del Liverpool Rafa Paez, appena sceso dall’aereo e che stenta come me davanti a un compito di trigonometria. Ci vuole che si infortuni perché arrivi il momento di Oikonomou, che entra e segna il gol-vittoria contro la Ternana. La dimostrazione che a volte tutto cambia in un momento, e anche per caso.
Da lì comincia la stagione del Bologna e di Diego López. Che forse ha come colpa quella di abituare tutti troppo bene. Il Bologna va che è una bellezza, nel frattempo arriva anche il miracolo: imprenditori americani si rendono conto di ciò che è ovvio a tanti, e cioè che Bologna è la città che è e il Bologna ha la storia e il blasone che ha e che rendono ideale un investimento serio. La squadra sul campo vola, forse a livello di gioco convince solo a sprazzi, ma i risultati arrivano e quando ci sono quelli…Ed ecco che si comincia – siamo in inverno ormai – a parlare di gennaio: cosa cambierà con il calciomercato imminente? Andrà via Fusco, questo è certo. Bravo, ma Saputo vuole Corvino, e Corvino del resto è un top manager. E poi i rinforzi: sei colpi, tutti provenienti dalla Serie A tranne Mancosu che comunque della B è il capocannoniere in carica. Proprio quando tutto dovrebbe andare per il verso giusto, ecco che la squadra comincia a perdere colpi: non segna più, non ha più i giusti equilibri. López è troppo lento, per alcuni, a inserire i nuovi. Per altri li butta nella mischia troppo presto. Chi lo sa? Zuculini finisce fuori dalla formazione titolare, e benché chi gioca al suo posto non sia esattamente l’ultimo arrivato, pare che l’Argentina lasci in panchina Messi. Nessuno si sogna minimamente di sospettare che Lopez – a torto o a ragione – possa avere una qualsivoglia motivazione. No, la verità è che noi che osserviamo la partita in tv o dagli spalti vediamo meglio le cose di chi allena quei ragazzi tutti i giorni. Sono sarcastico, per intenderci.
Ovvio che Diego López non è il massimo dei massimi. Non è l’allenatore dei sogni di nessuno, immagino, tanto meno di una dirigenza che fosse arrivata a giugno 2014 certo si sarebbe presentata con un nome più spendibile e di richiamo. Al di là dello spessore tecnico, è proprio una questione di fama, d’impatto, per un club che vuole dominare la B e riprendersi subito la massima serie. Avrebbero potuto cambiare quando sono arrivati, gli americanadesi? “Ni”, avrebbero potuto: ma il Bologna era ben messo in classifica, già veniva liquidato Fusco, sarebbe stato un rischio eccessivo agli occhi di una piazza in caso le cose non fossero andate bene, non trovate? Quindi, se López non è forse l’allenatore ideale per una squadra che vuole dominare la cadetteria, è anche bene ricordare che il Bologna non era ad agosto (quando l’uruguaiano è arrivato) una squadra capace di dominare la cadetteria. E forse non lo è tuttora. Intendiamoci, i rinforzi di gennaio sono nomi importanti, ma nessuno di questi è un fenomeno assoluto capace di vincere le gare da solo. Per quanto possa prevalere l’istinto del tifoso, per il quale la squadra non vince/gioca/corre mai abbastanza, occorre ricordare che a calcio giocano anche gli avversari. E che non è facile lasciare in panchina chi ti ha portato in alto, non è facile lasciarci chi è venuto per giocare. Sono equilibri a cui forse il mister non è abituato, ma ormai tocca a lui prendere certe decisioni, a lui e a nessun altro.
Si dice che il Bologna sappia giocare in un solo modo, con il 4-3-1-2, ma si dimentica che per tutta l’estate questa squadra ha provato il 4-3-3. Con così pessimi risultati che López ha capito che doveva cambiare e lo ha fatto. E certo la tentazione di cambiare ancora, quando le cose non girano, è sempre dietro l’angolo: tuttavia ho imparato a diffidare delle facili soluzioni, temo che cambiare troppo possa portarti a perdere anche quel poco di buono che hai e ho imparato a sopportare poco il ragionamento per cui “se non provi non lo saprai mai.” È chiaro che López – ed il gruppo – in questi mesi ha imparato a credere in un certo sistema di gioco, e non può rinnegarlo. Il rischio, a questo punto, è quello di perdersi e perdere di conseguenza anche un 2° posto che, intendiamoci, non è male per niente. Questo è il motivo per cui secondo me López deve restare: perché se non c’era fiducia in lui andava cambiato subito, ma farlo adesso che siamo a marzo, con il gruppo che inevitabilmente ne risentirebbe e magari con un allenatore nuovo (chi, poi?) che avrebbe bisogno naturalmente di tempo per far attecchire le sue idee beh, non mi sembra un’ideona. Certo il mister deve riflettere e capire cosa non va, perché qualcosa che non va, se non solo non segni ma non tiri nemmeno, c’è di sicuro. Ma la mia idea è che al di là di quello che fa percepire a tutti in sala stampa, quando risponde a muso duro a domande che a volte sono evidenti provocazioni, dentro di se López rifletta eccome, e semplicemente non ritenga sensato buttare mesi di lavoro e di equilibri di gruppo per accontentare chi vuole che qualcosa cambi a tutti i costi così, “per vedere cosa succede”. Sarò un conservatore, ma tendo a dare il giusto peso nei risultati all’allenatore, che è senz’altro importante ma pur sempre parte di un ingranaggio più grande e che comprende giocatori e dirigenti, momenti di forma ed episodi più o meno fortunati. Se qualcuno pensa che i risultati attuali siano colpa esclusivamente di López, coerentemente dovrebbe pensare che quando il Bologna ne vinceva una dietro l’altra fosse solo merito suo. Giusto?
Del resto dubito che il mister ordini ai suoi centrocampisti di essere timidi e di non cercare la profondità, così come stento a credere che indichi a Laribi come sbagliare i passaggi e a Cacia come finire sempre per essere bloccato. Qualcosa dovrà cambiare? Ovvio, per andare in A quanto visto recentemente non basterà. Ma ricordiamoci che la promozione è sempre stata tutt’altro che scontata, andava – e va – conquistata sul campo, minuto dopo minuto, partita dopo partita, e non sarà mai facile. Una volta conquistata la promozione si potrà rimettere tutto in discussione, ma farlo adesso è rischioso. In un torneo dai valori equilibrati come questa Serie B, il solo modo di farcela è andare avanti come gruppo, tutti insieme. López – a questo punto piaccia o non piaccia -compreso.
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