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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Coitus Interruptus, la sensazione è più o meno quella. 3-1 al minuto 89 della ripresa, 3-3 al 95° con il serio rischio che se la partita dura una trentina di secondi in più…la perdi. Beffa cocente, una delusione che inevitabilmente lascia strascichi amari nella traballante emotività rossoblu. La faccia di Pioli in conferenza stampa vale più di mille parole, la sua ammissione:”…per la prima volta in carriera sono stato da solo in panchina cinque minuti dopo il termine del match per riordinare le idee, sbollirmi prima di rientrare negli spogliatoi, l’amarezza è tanta” è una ferita aperta e ancora sanguinante. Serve una grande maturità per metabolizzare un pareggio che ha il peso di una sconfitta, c’è un bivio dinanzi, il tracollo emotivo o la reazione orgogliosa. Il Bologna deve necessariamente imboccare la seconda pista, ora servono gli occhi dei leoni sud africani tanto cari al Mister emiliano. Rabbia, orgoglio, forza, dignità, come l’indomabile re della savana che, ferito, non mostra il fianco all’avversario, lo attacca e lo vince. E’ quasi una logica conseguenza concentrare il focus dell’analisi sugli ultimi quattro minuti di ordinaria follia di una partita che invece fornisce spunti tecnici e tattici interessanti. Ho visto un buon Bologna e, specularmente, un Milan impacciato ed imbarazzante. La squadra felsinea ridisegnata dall’infortunio last minute di uno sfortunato Bianchi presenta dal primo minuto le novità Laxalt e Cristaldo. L’ex Inter, invocato in un Grandi Pensieri di domenica scorsa, è giocatore duttile, mobile, veloce e talentuoso. Segna due goal al debutto, a memoria non ricordo, in maglia bolognese, esordio più prolifico. Il partitone di Dieguito fornisce a Stefanino una importante freccia alla faretra di un centrocampo guidato magistralmente da un crescente Perez ed impoverito dal solito impalpabile Pazienza. I problemi veri sono in difesa, si viaggia ad oltre due reti di passivo a partita, media retrocessione. La prima marcatura rossonera e le ripetute occasioni non concretizzate da Matri sono eloquenti, quando verticalizzano arrivano davanti a super Curci, tra i migliori in campo. Legnosi Antonsson e Mantovani, leggerino il rientrante Morleo, disastroso Sorensen che entra in campo (come l’evanescente Khrin) con il piglio dell’extraterrestre per smarrimento e confusione nell’impatto con la realtà. Pioli sceglie di difendere a cinque il vantaggio negli ultimi cinque/sei minuti di gioco (recupero compreso) alimentando l’assedio dei rivali che già detenevano macroscopicamente il pallino del gioco. E’ chiaro che rigiocando altre venti volte l’ultimo quarto d’ora, 19,99 volte il Bologna vince. E’ altrettanto onesto ammettere che riavvolgendo il nastro del match il pareggio è il risultato sostanzialmente più consono. Brucia la dinamica, il punto di massima è buono. Preoccupa semmai il fatto che con Samp, Udinese e Milan il Bologna abbia gettato alle ortiche la concreta possibilità di incamerare i primi tre punti stagionali. Un crescente masochismo che pone il serio interrogativo sulla tenuta psicologica di una squadra tutt’altro che invulnerabile. Bene Cristaldo, attaccante ficcante, generoso e con un discreto senso del goal. La sua girata di testa a rete potrebbe in qualche modo influenzare le gerarchie offensive da qui in avanti. Bianchi mi pare uomo sufficientemente intelligente nel convertire in stimolo energetico il dualismo con Cristaldo in una pluralità di possibilità offensive che potrebbe, di fatto, presentarli anche insieme sul manto erboso. Su Diamanti sintetizzo: è imprescindibile, è un fuoriclasse, si sfianca più del dovuto perdendo, spesso, la lucidità esecutiva. Serve serenità a lui ed al Bologna. Tre punti in cinque partite con un viaggio verso la capolista Roma tutt’altro che incoraggiante. Il livello del campionato 2013/2014 non ha nulla a che vedere con quello dello scorso anno, questo rappresenta il vero rischio d’impresa. Gli errori si pagano a caro prezzo, oggi più che mai. Il Bologna è tremendamente fallace e lo è anche Pioli, non è tutto da buttare, ci si lecca le ferite e si incomincia a ruggire. Questa volta veramente, come i leoni in Sud Africa.

Mattia Grandi       

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