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Bologna FC

IL GRILLO PENSANTE – La strategia del “prestigiatore”

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Ogni campionato del Bologna assomiglia ad una maratona talmente estenuante e tribolata che alla vista dello striscione del traguardo il dubbio è che possa trattarsi di un miraggio. Invece no, la bandiera a scacchi è reale, anche questa stagione finisce trascritta sugli almanacchi ed automaticamente scatta il bilancio di fine stagione…che per il Bologna non può essere molto positivo considerando che tutti gli obiettivi prefissati sono stati mancati: l’ormai utopistico “salto di qualità” è slittato nuovamente a data da destinarsi, la scalata ai 50 punti si è stoppata a quota 46 e la parte sinistra della classifica dista a giochi fatti almeno un paio di posizioni (essendo la dodicesima piazza il risultato finale, che potrebbe diventare la tredicesima se l’Udinese espugnasse Salerno nell’ultima giornata). In sintesi la solita minestra dal ritorno in Serie A di 7 anni or sono, la squadra non si schioda dal galleggiare perennemente tra la dodicesima e la sedicesima posizione (eccezion fatta per l’exploit del primo anno di Mihajlovic quando a Maggio 2019 riuscì a terminare decimo al termine di una cavalcata iniziata dai bassifondi).

 

Il trotterellare senza acuti della squadra ha infine logorato anche patron Saputo che dopo tanti (troppi?) temporeggiamenti sembra voler passare ad un colpo di spugna completo.

Come primo passo Riccardo Bigon leverà le tende da Casteldebole dopo 6 anni, un periodo in cui ha contribuito a creare l’attuale rosa somigliante ad una gioielleria ed a concretizzare alcune interessanti plusvalenze (Diawara, Verdi, Pulgar, Tomiyasu) ma anche responsabile di acquisti onerosi poco redditizi (Santander, Denswil, Skov Olsen, etc) e, più in generale, incapace di far decollare la squadra in un lasso di tempo adeguato e con mezzi sufficienti a disposizione. Il prototipo di dipendente aziendalista serio, congeniale alla causa societaria e poco affine agli appetiti della piazza per l’estrema pacatezza e l’attitudine a gettare acqua gelata su ogni fiammella generata da entusiasmo; si condivida o meno il suo operato si tratta di una persona apprezzabile ed un professionista corretto a cui si può soltanto augurare il meglio per il proseguo della sua carriera (Udinese e Genoa sono già sulle sue tracce).

La poltrona di direttore sportivo verrà occupata dall’ambitissimo Giovanni Sartori, artefice dei miracoli Chievo ed Atalanta e a cui verrà richiesto di prolungare i suoi prodigi anche sotto le Due Torri. A lui è legato a doppio filo anche il destino di Sinisa Mihajlovic, i cui risultati entusiasmanti centrati durante la permanenza in ospedale si sono bruscamente interrotti col suo ritorno in panchina facendo dedurre che la striscia positiva fosse soltanto un’effimera bolla emotiva. Bologna ed il tecnico serbo conserveranno per sempre un rapporto intimo e speciale ma, forse, i tempi per separarsi potrebbero essere effettivamente maturi. L’arcano verrà svelato in pochi giorni.

 

Insieme alle vibrazioni di insoddisfazione, la sensazione netta è che dal Canada spiri un vento dal pungente odore di austerity; il mancato prolungamento del contratto di Svanberg ed il recente viaggio a Londra di Bigon (probabile cessione di Hickey all’Arsenal per 25 milioni) inducono a pensare che l’ingaggio di Sartori si incastri con una precisa strategia: vendere alcuni pezzi pregiati e consegnare il ricavato nelle mani del prestigiatore affinchè componga con intuito ed abilità il Bologna di domani, una rosa che faccia prendere finalmente corpo ai sogni dei supporter rossoblu e dia vita al terzo miracolo del nuovo direttore sportivo rossoblu. Perché in fondo non c’è due senza tre, è tempo di sedersi in poltrona provvisti di pop-corn e veder scorrere tutti gli episodi dell’imminente calciomercato che catalizzerà l’attenzione dei pallonari per tutta l’estate.

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