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Italiano e il suo Bologna: i primi passi buoni, aspettando il meglio

Il Bologna, ieri, bagna il suo esordio con uno 0-0 che poteva essere anche di più. C’è da guardare avanti, e Italiano sta lavorando per questo

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Italiano prepartita Champions League
Vincenzo Italiano con De Silvestri e Orsolini (© 1000 Cuori Rossoblù)

Quando uno degli MVP della serata risulta il terreno di gioco, nonostante le tonnellate d’acqua ricevute, qualche linea di soddisfazione in più il tifoso bolognese può legittimamente condividerla. La serata magica, attesa da mesi dalla piazza bolognese, si è consumata fra poncho bagnati, ripetizione a nastro dell’inno europeo e quei selfie immancabili per dire “io c’ero”.

Su tutti il brivido grande dell’urlo “The Champions” che ha sotterrato ogni rivalsa sul clima avverso, riempiendo i diaframmi dei tifosi sugli spalti di fiato gioioso per l’essere lì. E questo lo possiamo definire il “contorno della prima”. Poi c’è la partita e qui inizia un’altra storia.

La soddisfazione di Italiano comunque per la serata

Scendendo a parlare dei fatti di campo, l’inizio poteva essere shock e mandare a ramengo l’attesa festa della “prima”. Tre minuti e Posch, forse con poca lucida consapevolezza del momento, manda a terra Eguinaldo e Saggi indica il dischetto. Incredulità e scoramento negli occhi e nel cuore dei 26mila presenti (meno una manciata di ucraini) e in tutte le decine di migliaia a casa che avevano comunque iniziato a pregustarsi un’aspettativa di ben altro spettacolo. Ma in quel momento sale in cattedra San Lukasz (uno dei tre MVP della serata, insieme a Lucumi e al terreno) e compie il miracolo. Partita (e serata) “salvata” e si continua, perché c’è una Champions da giocare e onorare. E fino al 95simo il Bologna gioca, esprime a tratti anche decorosissime giocate, con una coralità che per lunghi tratti era stata latitante a Como. Ma ancora non basta.

E se Fabbian e Castro avessero avuto più cattiveria in corpo, il colpaccio era legittimo oltre che possibile. Poi, però, è necessario un bagno di onesta umiltà e vedere le cose come stanno, per crescere e migliorare.

L’anno che verrà

Italiano sa perfettamente che non sarà sempre Shakhtar, azzoppato (per giunta) di due suoi uomini cardine (Sikan e Konoplya) nei primi 40 minuti del primo tempo. Vincenzo sa che affronteremo squadre (a casa loro) come Liverpool, Aston Villa e Benfica, con il Dortmund a Fort Dall’Ara, scomode per chiunque (citofonare casa Milan per delucidazioni).

Squadre con organici nettamente più forti dei rossoblù, squadre che da tempo solcano i marosi e le intemperie delle Coppe Europee. E qui, perdonateci, il mercato di una sessione estiva non potrà mai colmare il divario: occorre molto più tempo.

Quindi, con questi pensieri in testa, sarebbe già finita la festa? No, assolutamente no, e la prima “bagnata” ci ha dato alcune speranze per un diverso futuro, che si chiamano (per adesso) Skorupski, Lucumi, e Freuler. E a breve speriamo nel recupero del miglior Ndoye, Orsolini, Fabbian (lodevole per impegno e pressing forniti ieri), Beukema e Aebischer.

Senza contare, poi, su quei giovani leoni come Urbanski, Miranda, Castro su cui dobbiamo poter puntare. Perché quello visto ieri, in miglioramento rispetto a Como, non può essere il miglior Bologna possibile e questo Italiano lo sa.

A Liverpool, prossima fermata europea del Champions Tour del Bologna, si direbbe “The best is yet to come”, la cui traduzione suona come “Il meglio deve ancora venire”. E di questo ne siamo assolutamente sicuri.

(Fonte – Marrese – Repubblica)

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