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Bologna

L’angolo di Petisso

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Il brano che state per leggere è un racconto ironico e caricaturale sul menage familiare e sulla sindrome fantozziana che colpiscei tifosi quando si avvicina il momento della partita. Non è chiaramente un inno all’alcool o al venir meno ai propri doveri da genitore

Mercoledì di coppe e bicchieri.

Oggi vi volevo raccontare il mio mercoledì 19 dicembre, giorno della partita di coppa Napoli-Bologna.

Inizio dal tardo pomeriggio, alle 17:30 c’è il brindisi aziendale, tutte le sedi periferiche chiudono alle 17 così i dipendenti possono partecipare al brindisi nella sede principale (in pieno centro) con i loro colleghi, dirigenti, e clienti.

Una cosa carina, una tradizione che piacevolmente va avanti da anni.

Io e il mio collega partiamo dal nostro ufficio, ma, prima di entrare, sosta pre-aperitivo in un bar con 2 sprizzettoni a testa.

Arriviamo quindi al brindisi, baci e abbracci a tutti, ma buffet come solito impraticabile, la nostra clientela ha sempre gradito molto questi rinfreschi, ama condividerli con le persone care, quindi, oltre a portare amici, conoscenti, parenti e, secondo me, anche creditori, estrae da tasche e borsette piccoli ma capienti sacchettini così da poter condividere queste libagioni anche con chi non è potuto venire.

Questo è il vero spirito del Natale !

 

Subito intercettiamo il responsabile del catering… “per cortesia 2 bottiglie di prosecco, un vassoietto di stuzzichini per i dipendenti…”  “certo, ci mancherebbe !” solo che i dipendenti in senso lato siamo circa 15, mentre in senso stretto siamo solo io e il mio collega a cui si aggiunge l’agente immobiliare e un altro collaboratore.

 

E intanto, visto che gli avventori sono raddoppiati, anche le bottiglie raddoppiano… “altre 2 per cortesia..”

 

Ormai sono le 19:00, dopo un giro in salone per i saluti è l’ora del bicchiere della staffa… che puntualmente arriva.. con l’eco.

 

Arrivo a casa, sono già le 20, tra poco scende in campo il mio amato Bologna e io sono bello carico, ma la mia compagna mi gela… stasera c’è la recita del catechismo di mia figlia, doveva andarci con sua madre. Ma, in questi casi, chissà com’è i mal di schiena alla Maradona fioccano allegramente, quindi lei non se la sente, forte mal di testa (appunto..) quindi tocca a me.

La prendo tutto sommato molto bene, un po’ per l’allegria che galleggia nel mio corpo e anche perché, in fondo, ho già goduto domenica, oggi la Coppa lasciamogliela pure… l’abbiamo fatto tutti questo ragionamento, no ?

Ho ancora fame, pizzette, mortadella, frittatine, minchiate varie non sono riuscite a saziarmi del tutto o, per lo meno, ad asciugare il prosecco, apro il frigo, una bellissima salsiccia passita mi fa l’occhiolino… vai ! Tosata.

E ora via al cinema parrocchiale dietro casa dove c’è la recita. Con me, oltre alla bimba, c’è anche uno dei due gemelli (l’altro stava ancora poco bene, purtroppo davvero, non come sua madre.. ma oggi tutto ok, guarito) e, soprattutto, in teatro, c’è il bar.

Scusi mi da 2 pacchetti di pop corn, una bottiglietta d’acqua e una lattina di birra ?

 

Ci accomodiamo, mia figlia va dietro alle quinte e io e mio figlio in platea. Di fianco a me una montagna di vestiti: 3 felpe, 3 berretti, 3 sciarpe, 3 giubbotti, 3 paia di guanti, la macchina fotografica digitale e il cellulare. Fondamentale. Prima cosa: messaggio a Beto e a mio padre “Sono alla recita, mi aggiornate ? Grazie

Pronti, via, pop corn a mio figlio, birretta in mano, telefonino sulla torre dei vestiti, arrivano i primi messaggi “ci stanno dominando… gol di Cavani…. Non siamo in campo…

Poi, cambia un po’ il tono “stiamo uscendo… Napoli in calo…stiamo prendendo fiducia

Ah, e la recita ? Bellissima.

Poi l’imponderabile: mentre appoggio la lattina vuota per terra, causa gli spazi angusti e forse anche una leggera goffaggine alcolica, urto il telefono che cade dalla torre dell’outlet e si apre in 3 pezzi…. Custodia, pila e telefono…. Panico !!!

Nel buio trovo subito custodia e telefono, introvabile la batteria, che fare ? In teatro è tutto buio, siamo attaccati gli uni agli altri, ho mio figlio di fianco, mia figlia sul palco, non ho un accendino per far luce…. Che fare ? stavamo attaccando, maledizione…. Che fare ?

 

Provo ad allungare gli arti posteriori e a mò di scopa ispeziono il terreno con molta delicatezza, ma gli spazi troppo angusti mi limitano i movimenti. E allora giù con le mani, e pazienza a quello che toccherò, nell’ordine una big babol mangiata, una carta di loacker, un pacchetto di pop e il piede del vicino che mi incenerisce con lo sguardo. Io provo a sorridere, ma in queste situazioni normalmente ad imbarazzo si aggiunge imbarazzo qualsiasi azione si compia, quindi, per evitare di essere confuso per gay, chiedo educatamente scusa e mi ritiro.

Lui mi sorride, vacca boia, mi sa che il gay è lui,  oddio mio, occorre un altro piano, ci vuole della luce….

 

“..e intanto nella mia testa fantasticavo che il Bologna stesse vincendo 5 a 1 e avesse segnato anche Stojanovic di testa…”

 

La luce, la luce…. Soccia… la digitale !!! Vai, prendo la digitale, l’accendo e penso “adesso faccio foto al pavimento, così il flash illumina per terra e io becco la batteria

Sì, come ragionamento empirico ci sta. Come pratica, dicasi “flash” anche in gergo qualcosa che dura un attimo, una scintilla “oh, mi è venuto un flash” come dire un lampo….  E così è anche nella pratica, soprattutto se i tempi di reazione del mio fisico e di messa a fuoco dei miei occhi non sono esattamente immediati, quindi, dopo 4/5 foto inutili al pavimento mi rialzo, anche perchè durante una recita natalizia in un  teatro parrocchiale, vedere un genitore che piegato a bocconi fotografa il pavimento non è esattamente uno spettacolo edificante.

Sconfitto ma non vinto, mi alzo, incrocio nuovamente lo sguardo del vicino, mi sorride ancora… oddio… chissà cosa ha capito stavolta….

 

Ah, e la recita ? Stupenda, bellissima.

 

Mentre il mio cervello continua a lavorare, penso all’ultima carta possibile: sguinzagliare mio figlio per il teatro, ma ecco  il colpo di scena…. applausi… le luci si accendono… la recita è finita ! L’orologio segna le 21:45…. cavolo… riesco a vedere il secondo tempo !!!

 

Cerco la pila del telefono. Era esattamente sotto ai mie piedi. Ho ispezionato i dintorni e l’avevo sotto agli occhi… vabbè… accendiamo il telefono ed intanto  inizia la vestizione, in pieno stile Stanlio & Ollio, cioè il berretto del bimbo di 3 anni lo infilo a mia figlia di 7, così come i piumini, io mi trovo una sciarpa rosa al collo…. il vicino mi fa l’occhiolino, ahia, ma va bene, frega niente, manco ai pit stop Ferrari sono così veloci !! 

 

Si va a casa, guardo il telefono, 18 messaggi ricevuti, ovviamente in ordine non cronologico, li scorro velocemente perchè sono per la strada con i bimbi mano nella mano, ma capisco che Pasquatone ha pareggiato ! 1 a 1 al riposo.

 

Arrivo a casa. La mia compagna mi chiede della recita: “Bellissima, emozionante, dovevi esserci…ti sei persa un’emozione fantastica” giusto così, per appoggiare quel fermino in attesa della prossima occasione.

 

Accendo la tv, le squadre stanno tornando in campo. Ancora fame, in caldo un piatto di pasta al forno e in frigo quella mezza bottiglia di pignoletto da finire.

Andiamo !

 

Finalmente divano, la partita la guardo con quella paciosa rilassatezza di chi ha Asso e Jack in mano e al flop escono due Assi e un Jack, di chi gioca con Veratti, Paponi e Pasquato di fronte a Hamsik, Pandev e Cavani, di chi ha in porta il quarto portiere (ed essere quarto portiere nel Bologna oggi, vuol dire essere il sesto in qualsiasi altra squadra di serie A) contro a chi in porta ha un portiere che gioca in Nazionale…. e così via, di paragoni paradossali ce ne sarebbero tanti altri.

 

Il Napoli gioca con cattiveria, nervosismo, il Bologna sorride. Io, finita pasta e pignoletto, prendo fuori un bicchierino di limoncello, per allentare la tensione.

Pandev entra in area, il nostro portiere, Stojanovic, lo anticipa, Pandev non lo salta e gli rifila un calcio. Gli chiederà scusa, non l’avrà fatto apposta. Macchè. impreca in pieno clima natalizio e torna verso il centrocampo. Il nostro cinno è a terra, l’arbitro gli dice di alzarsi, in fondo “un calcio in pancia non ha mai ammazzato nessuno” (quasi cit. come lo schiaffo in quel di Torino).

 

In quel momento mi viene in mente il monologo del motorino di Albanese, quindi auguro mentalmente a Pandev:

“(…)Prego madre natura di infradiciarti di grappoli di emorroidi, di renderti cieco, sordo, muto, ma non per sempre, minchia muto ma non per sempre, ma non per sempre.

Che la parola ti venga sporadicamente per qualche secondo in cui ti spari delle cazzate immani! (…)”

…. e soprattutto di prendere un palo a porta vuota

 

Intanto bissiamo il limoncelllo, giusto il tempo di vedere un bel forcing del Napoli, il nostro cinno che fa un bel colpo di testa… un momento, cè Pandev solo davanti alla porta…. PALO !!! come ha fatto a sbagliare un gol così ?!??!?!?  Chiedetelo ad Albanese…

 

A proposito di albanesi… c’è Kone al limite dell’area… soccia che tiro… GOOOOOOOOOOOOOOOLLLLLLLLLL !!! E’ il 91′, stiamo vincendo di nuovo a Napoli !!!

E giù a ridere… intanto inquadrano Mazzarri in panchina e noto che al posto del vice ha fatto sistemare un orologio a colonna a pendolo, per avere maggiore rispetto e visibilità, dice…

 

Finisce la partita, passiamo il turno… chiamo mio padre. Stiamo 3 minuti buoni a ridere al telefono, senza dire niente, un riso isterico o, come si dice a bologna, “ci ha preso la ridarola“. Questa è l’esatta, perfetta sintesi delle emozioni dopo aver eliminato il Napoli. Una risata.

 

E via di messaggi con Beto, anche qui il più gettonato è “ahahahahahahahahah“, intanto i bimbi sono a letto, io prendo l’ultimo limoncello (mi sa che è il quarto, o il quinto ? boh ?!?) lascio il telecomando alla mia compagna che viene vicino a me sul divano per le rituali chiacchere pre nanna.

Mentre scorre i canali alla ricerca di un programma qualunque (in questo momento si può guardare qualsiasi cosa, anche wedding planers), distrattamente mi chiede “A che ora hai gli esami del sangue, domattina ?

 

Ecco, pietrificato. Il bicchiere del limoncello in mano, il sorriso stampato che diventa una paresi, la mente che ripete all’infinito “cazzocazzocazzocazzocazzocazzo, gli esami di controllo cazzocazzocazzocazzo“….. immobile…..poi lei aggiunge “Non è che te n’eri dimenticato, eh ?

 

Bellissima, la recita, ragazzi !

Buon anno a tutti

 

Petisso

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