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Meteore: Dyego Coelho

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La stagione 2008-2009 è stata una delle stagioni più difficili e particolari per degli ultimi anni per il Bologna: il ritorno in Serie A, l’arrivo di Marco Di Vaio, una salvezza conquistata con appena tre punti sul Torino retrocesso… e la lista va avanti.

Tuttavia, quella incredibile annata noi vogliamo ricordarla come quella in cui al Dall’Ara si esibiva “quello che faceva i numeri sotto la curva”.

Per chi non avesse ancora capito stiamo parlando Dyego Rocha Coelho, laterale difensivo destro nato a San Paolo nel 1983.

La sua carriera, iniziata nelle giovanili del Corinthians, vede il suo decollo nel 2003, quando entra in pianta stabile nella prima squadra vincendo subito un Campionato Paulista.

Viene subito notato dagli osservatori della Nazionale verdeoro: partecipa alla Gold Cup, storica competizione nord-centroamericana a cui il Brasile partecipava con l’under-23, dove subentra nella finale persa contro il Messico. Nello stesso anno viene convocato per i Mondiali under-20, vinti proprio dal Brasile.

Tra il 2005 e 2006, sempre con il Corinthians, vince poi un Brasilerao, collezionando 58 presenze e 8 reti.

Nel 2007 viene poi acquistato dall’Atletico Mineiro, dove vincerà un Campionato Mineiro, e ne diventa subito il terzino destro titolare. Come spesso accade con i giovani calciatori, le voci e i racconti sembrano enfatizzare le reali prestazioni del ragazzo, che nonostante questo continua su buoni livelli.

 

Nell’estate del 2008, dall’altra parte dell’Atlantico, il Bologna inizia la campagna acquisti in vista del grande ritorno nella massima serie.

Il direttore sportivo dell’epoca Salvatori annuncia che arriverà in prestito con diritto di riscatto proprio lui, la nostra meteora. Ovviamente nessuno lo conosce, ma nei giorni successivi all’affare, se così può essere definito, inizia a circolare un video in cui Coelho, durante il sentitissimo derby tra Atletico Mineiro-Cruzeiro, tira una spallata degna dei migliori piloni del rugby all’attaccante avversario. Diventa subito un idolo. Poco importa se tale gesto risultò poi in una squalifica di 5 giornate, al Bologna serve un mastino, un terzinaccio vecchia maniera.

 

Coelho si unisce ai compagni per il ritiro estivo di Sestola. I nuovi acquisti interessano, ma nessuno ruba i riflettori quanto lui. L’allenatore Arrigoni lo sposta subito da terzino ad esterno di centrocampo, tentando di sfruttare al meglio le sue doti brasiliane che poche, pochissime volte sono state viste durante la sua permanenza a Bologna… almeno in partita.

 

Il momento di massimo splendore nella sua esperienza rossoblù arriva quasi subito. È inizio ottobre, si sta giocando un Bologna-Ascoli di Coppa Italia e il risultato non sembra smuoversi dallo 0-0. I pochi spettatori presenti guardano quella noiosa partita convinti di doversi subire anche i supplementari.

Mancano sei minuti alla fine della partita, Coelho si trova in un’insolita posizione centrale, riceve il pallone e da 40 metri fa partire un missile che si infila sotto il sette. Il pubblico esplode: “Sta’ a vedere che ne abbiamo preso uno buono!”, si sente dalla curva.

Il gol vittoria però non porta grandi cambiamenti: in campionato Coelho vede il campo solo dalla panchina, complice il difficile adattamento a un calcio completamente diverso da quello brasiliano e il pessimo rendimento della squadra. Proprio vista la stagione fin qui deludente viene esonerato Arrigoni e sale sulla panchina un volto alquanto familiare: Sinisa Mihajlovic.

Anche con il nuovo allenatore la situazione rimane la stessa: la squadra non cambia volto e quello della nostra meteora diventa sempre più cupo. In questo momento così buio nasce il mito di Coelho. Partita casalinga, gli spettatori rumoreggiano per l’ennesima scarsa prestazione della squadra; l’arbitro fischia la fine del primo tempo e tutti i titolari si recano negli spogliatoi.

 

I giocatori in panchina, da copione, iniziano a scaldarsi facendo qualche passaggio. Coelho invece prende un pallone, si avvia da solo sotto la curva Andrea Costa e inizia a palleggiare. Chissà se questo gesto deriva dalla voglia di mettersi in mostra davanti ai tifosi, da semplice noia o da quella tipica scintilla brasiliana, ma quel palleggio ricordava quello dei più grandi fenomeni sudamericani. Colpi di tacco, spalla e ginocchio, lanciava la palla alle stelle per poi stopparla a terra con un tocco morbidissimo. Il pubblico si innamora.

 

Finisce l’intervallo e Coelho torna seduto al suo posto, accompagnato da un applauso lunghissimo dei tifosi. La stessa scena si ripete, domenica dopo domenica, ogni volta che la squadra gioca in casa l’intervallo diventa un momento di spensieratezza, di magia.

Nel frattempo, i rossoblù lottano per la salvezza, Mihajlovic viene esonerato e al suo posto subentra Papadopulo, ma di Coelho ancora solo le tracce. Gioca qualche spezzone di partita, colpisce una traversa nello scontro salvezza contro il Torino, ma non convince mai il tecnico.

 

Nell’estate del 2009, dopo la salvezza raggiunta, il Bologna non lo riscatta e Coelho fa ritorno all’Atletico Mineiro. Sono state solo 13 le presenze in rossoblù per Coelho, ma il popolo non si scorderà mai di quel brasiliano che li ha fatti tanto ridere, cantare e divertire. Rimarrà sempre, per tutti, quello che faceva i numeri sotto la curva.

 

 

 

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