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Bologna

Se questa è una società – 03 feb

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Il titolo di questo editoriale parafrasa Italo Calvino. Per restare più vicini a noi in termini di tempo e per non accostare un problema sportivo a quello dell’olocausto, potremmo citare Caparezza con “Ci sono cose che non capisco”.

Si, perchè ci sono comportamenti che davvero minano la credibilità e la stabilità di una persona o una società, in modo definitivo e clamoroso, ben più della sola mancanza di denaro.
Certo, se si parla (come in questo caso) di una società di calcio, anche il denaro ha una parte fondamentale nella storia, ma ancor più fondamentale sono la dignità e la credibilità.
Non mi voglio certo aggrappare alle dichiarazioni di facciata, che qualcuno chiama bugie, che sono poi la normalità non solo in casa Bologna (quanti presidenti hanno confermato la fiducia ad un allenatore alla sera, per poi licenziarlo la mattina dopo?), io mi riferisco a cose che reputo molto più importanti e serie.

Questo gruppo di dirigenti non ha perso credibilità e consensi perchè non ha soldi.
Questo gruppo di dirigenti non ha perso credibilità e consensi perchè (forse) ci farà retrocedere.

Questo gruppo di dirigenti ha perso credibilità e consensi per il proprio modo di comportarsi, e di agire.
Non starò a citare tutte le cadute di stile della nostra dirigenza, perchè sebbene ad una persona distaccata potrebbero fare ridere, ad un tifoso del Bologna sicuramente causano altri sentimenti; però alcune dobbiamo citarle.

Che società è, una società che dopo aver deciso con l’allenatore un ritiro, che chi ha giocato a calcio sa che oltre a servire per la concentrazione, ha un retrogusto di punizione, poi si fa convincere dai giocatori che non serve? Ce la immaginiamo una Juventus che fa quello fatto dal Bologna, pochi mesi fa? No, ovviamente.

Che società è, quella in cui il Presidente si vanta di aver sentito tutti i suoi collaboratori e poi aver preso la decisione opposta a quella che avrebbe preso il 100% dei collaboratori? Soprattutto quale Presidente riuscirebbe a prendere una decisione (anche condivisibile magari) nel momento peggiore possibile? Come si può allontanare un allenatore, nei fatti ormai delegittimato a metà dicembre, ad inizio gennaio? Il nuovo allenatore si trova ovviamente privato delle settimane di pausa in cui avrebbe potuto valutare la rosa, e deve gioco-forza fare accorciare il tempo del mercato, non potendo dare indicazioni certe, essendo appena arrivato, su chi prendere e chi no.

Mercato, già… probabilmente molti potrebbero passare sopra anche ad una campagna acquisti deludente, se non ci fossero dichiarazioni del tipo che “non potendo prendere Messi si è preso Ibson”. Con tutto il rispetto per Ibson, che speriamo possa aiutarci in modo attivo nel raggiungere la salvezza, un commento del genere passa più per presa in giro che per battuta sdrammatizzante. Quale società prende in giro palesemente i propri tifosi?

Ed a proposito di Ibson… che società è quella che dimentica il proprio neo acquisto, definito acquisto importante dal proprio Presidente, all’aeroporto?
Si, perchè era talmente importante ed atteso, l’arrivo del centrocampista brasiliano, che non c’era neppure un dirigente ad attenderlo…
Complimenti vivissimi.

Nel mondo reale, qualcuno dovrebbe pagare il conto di tutto questo.
Per l’ultima “topica” (che purtroppo è coincisa con un lutto familiare di Sanfelice a cui facciamo le nostre più vive condoglianze) hanno pagato, con una sospensione, i signori Battacchi, Befani, Caliceti e Polenta (in rigoroso ordine alfabetico).
Attendiamo che si trovino i colpevoli per le altre figuracce…

Ma sospensioni o meno, la figura è fatta, ed a questo punto è tutto chiaro: azionisti in disaccordo, dirigenti di altre società, tifosi, giornalisti, giocatori, arbitri… perchè dovrebbero prendere sul serio qualcuno che in ogni situazione riesce in qualche modo a delegittimarsi?

Se poi nella squadra manca un vero e proprio leader in grado di tenere lontana la confusione societaria dallo spogliatoio…il quadro è completo.
Sebbene le sospensioni di oggi servano un po’ a contenere la magra figura fatta, rimane ancora troppo radicata in tutti quelli che osservano da fuori, una sensazione di improvvisazione assoluta, che è anche quello che sembra di vedere spesso in campo, oltre che in società.

 

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