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Senza Vincoli Contrattuali: Nahuel Molina

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Sempreinter.com

 

 

Il calciomercato è capace di suscitare entusiasmo alla pari del gioco vero e proprio. È la proiezione dei sogni di milioni di tifosi in un unico nome, in una sola maglietta, tenuta per le spalle con la punta delle dita, a favore di fotografo accanto al direttore sportivo.Non sempre però i sogni si realizzano, ed i desideri degli appassionati si scontrano con bilanci da risanare o uno dei tanti improvvisi colpi di scena che segnano le cronache dei trasferimenti. Però i sogni restano. Lo scambio di figurine immaginarie continua nei bar, sui banchi di scuola, negli uffici, alla macchinetta del caffè o nella chat con gli amici del calcetto. “Quest’anno siamo forti, ma per completare la squadra ci serve una punta vera, da venti gol”, “Lo avessimo noi un portiere così, vale almeno sette o otto punti in più alla fine del campionato”, “Abbiamo dei giovani bravi, ma ci vorrebbe un difensore esperto che comandi la linea e faccia salire tutti di rendimento”. Così si inizia per gioco a buttare sul tavolo dei nomi per completare la squadra del cuore. Puro fantamercato potrebbe pensare qualcuno, e non sbaglierebbe più di tanto. Anche le fantasie però conservanomalla loro base una sostanziosa dose di verità, frutto dell’analisi che ha portato a fantasticare su di determinato giocatore invece di un altro. La svolta in grado di trasformare una mera chiacchiera da bar in argomento stimolante risiede nella lettura della squadra da migliorare e nelle caratteristiche del profilo individuato per fare il salto di qualità. 

Sarà certamente capitato a tutti, alla vigilia di una partita, di scorrere la formazione degli altri e fermarsi ad assaporare la sana invidia nel momento in cui si incontra il calciatore che si vorrebbe dal proprio lato della barricata.

La proposta di chi scrive consiste nel suggerire, in vista di ogni giornata di campionato, il nome di un giocatore in forza alla squadra che il Bologna si troverà ad affrontare nel prossimo turno, analizzandone le caratteristiche e spiegando come mai sarebbe la scelta migliore nell’eventualità di poter pescare una carta a proprio piacimento dalla mano dell’avversario. Vale tutto, con un’unica regola: il furto deve essere giustificato dall’approfondimento che esponga le peculiarità che rendono quello specifico giocatore iltassello perfetto per migliorare la squadra, senza stravolgere la formazione o i concetti che Sinisa Mihajlovic sta imprimendo sul gruppo. Il Bologna è il punto fermo, chi arriva deve essere perfettamente funzionale alla fisionomia della rosa. Quindi bando alle banalità, ai grandi nomi che farebbero comodo a tutti e che si imporrebbero come titolari in ogni spogliatoio, a costo di costringere l’allenatore a rivedere i propri principi di gioco. Pronti? Via! E occhio, perché sarà anche un gioco, ma qua si fa finta sul serio.

Il programma dell’ottava giornata di Serie A vede i rossoblù in trasferta alla Dacia Arena, dove li attende l’Udinese. La ciurma di Mihajlovic si avvicina alla sfida contro i bianconeri forte del tre a zero rifilato alla Lazio prima della sosta, provvidenziale nello scacciare i fantasmi di Empoli. Il tracollo del Castellani ha portato il tecnico a rimpolpare il reparto arretrato, aggiungendo un centrale e passando ad una difesa a tre. O, per i realisti, a cinque; perché l’idea di riuscire a coprire l’intera ampiezza del campo con tre soli interpreti può appartenere soltanto alla sfera della fantascienza.

A cinque quindi, con Adama Soumaoro, Gary Medel — ormai difensore a tempo pieno — e Arthur Theate a formare il terzetto centrale, e le corsie laterali appaltate ai muscoli di Lorenzo De Silvestri e Aaron Hickey.

Il nuovo schieramento, più coperto, ha consentito alla squadra di venire a capo dell’equivoco tattico di cui era prigioniera dall’inizio del campionato. La richiesta espressa pubblicamente da Mihajlovic di prestare maggiore attenzione alla fase difensiva a costo di concedere campo agli avversari, si era scontrata finora con il sistema impiegato dallo stesso allenatore. Il 4-2-3-1, con tre mezze punte alle spalle del totem Arnautovic, mal si adatta ad una partita di rimessa. A soffrirne maggiormente sono stati i due attaccanti esterni, costretti ad adattarsi a decine di metri dal loro terreno di caccia naturale. Le difficoltà si sono materializzate nei numeri: Andreas Skov Olsen ed Riccardo Orsolini si sono alternati sulla fascia destra portando a casa lo stesso magro bottino. Tanto sudore, pochissime occasioni in cui poter incidere e zero reti. Quando alzano la testa alla ricerca di un riferimento familiare (la linea dell’area di rigore, il terzino da puntare, magari la sagoma della porta) trovano soltanto una distesa d’erba senza fine. Intervenire in quel settore era solo questione di tempo: quattro giocatori offensivi per fare una partita difensiva sono un controsenso, oltre a risultare quasi inutili anche nel momento in cui si vuole provare ad offendere, se non si riesce a portare il pallone dall’altra parte. Per fare le barricate servono gli scudi, non il fioretto. Quindi fuori i nobili cavalieri, che sono soltanto di intralcio nella polvere delle trincee, e dentro i legionari. Senza vergogna, solo con più consapevolezza di cosa si vuole essere.

L’ago della bilancia dello schieramento che ha silurato la corazzata di Maurizio Sarri sono i due laterali, che devono sapersi disimpegnare sia come quinti di difesa che come quarti di centrocampo, a seconda della fase di gioco. Partendo con l’intenzione di presidiare le corsie con due terzini bloccati, lasciando alle ali il compito di offendere, la rosa del Bologna appare sprovvista di esterni a tutta fascia. Ecco la necessità reale, evidenziata dall’analisi, che muove il gioco e dà il via alle congetture. Aprendo l’album delle figurine al capitolo friulano balzano agli occhi diversi interpreti adatti ad occupare la posizione di laterale totale. Da anni l’Udinese fa della difesa a cinque uno dei propri tratti distintivi, che sopravvive all’avvicendarsi delle diverse guide tecniche.

Fra tutti i possibili dossier, spicca quello del ragazzo che nell’ultima edizione della Copa America ha condiviso la fascia destra con Leo Messi: Nahuel Molina, nato a Embalse, Argentina, il 6 aprile 1998.

L’inserimento di Molina sulla corsia di destra nel 3-4-2-1 rossoblù consentirebbe a tutta la squadra di compiere un balzo in avanti di vent’anni nell’interpretazione del sistema.

Perché Nahuel unisce tutti i connotati caratteristici del laterale totale, nato e cresciuto a fútbol moderno. La naturale predisposizione alla costruzione della manovra non esclude però la capacità di Molina di essere terribilmente efficace nel gioco diretto. Grazie alla sua velocità e all’ottima conduzione palla al piede, il terzino argentino aggiunge alle sue caratteristiche anche la possibilità di ripartire rapidamente appena recuperato il pallone, andando a coprire senza difficoltà anche ampie distese di campo. Ecco il punto di incontro perfetto con il Bologna delle ultime settimane, che accetta di buon grado di accamparsi nei pressi del proprio terzo di campo, attendendo il momento giusto per tentare una sortita offensiva.

Molina risulterebbe ideale per ribaltare l’azione, una volta recuperato il possesso; con il suo motore è in grado di preoccupare il terzino avversario anche a settanta metri dalla propria area, perché se te lo lasci sfuggire in campo aperto poi lo predi soltanto insieme al cartellino. Se lo prendi. Nahuel Molina costituirebbe l’acquisto ideale per elevare lo stile di gioco del Bologna di Sinisa Mihajlovic allo stadio di evoluzione successivo, nel modo più naturale. Oltre a sopperire egregiamente alla necessità di ripartire e di spostare l’azione rapidamente di decine di metri per avvicinarsi alla porta avversaria quando si difende basso, apporterebbe il contributo maggiore in fase di costruzione della manovra, offrendo una valida alternativa al contropiede.

La differenza con De Silvestri, che si è sempre dimostrato un interprete estremamente affidabile, risiede infatti nelle idee ancora prima che nelle caratteristiche tecniche. Molina appartiene alla scuola di terzini che da diverse stagioni hanno completamente monopolizzato il mercato dei difensori di fascia. Incrocia per necessità tattica in prossimità della linea laterale ma pensa come un giocatore “centrale”; contempla tutta l’ampiezza del prato nelle proprie combinazioni e pompa gioco verso il cuore del campo.

La miglior giocata di Molina consiste nel proporsi sull’esterno, fintare di insistere lungo la fascia e sterzare rientrando verso il centro del campo. In questo modo i difensori avversari si muovono in blocco per assorbire l’attacco alla profondità e scappano verso la propria porta. In questo modo si apre un varco fra la difesa ed il centrocampo avversario, dove le due mezze punte del Bologna potrebbero godere di un’ampia libertà, per puntare la difesa palla al piede che nel frattempo ha perso il tempo per uscire in pressione. La qualità che l’argentino ha dimostrato nell’imbastire questo tipo di azione richiama, con le dovute proporzioni, la classe dei migliori interpreti del ruolo. Basta rimanere dentro i confini del nostro campionato per vedere come Theo Hernandez rappresenti una delle armi più affilate all’arco del proprio allenatore. Il francese parte come laterale sinistro ma mette la propria differenza nel momento in cui entra dentro al campo e rompe gli equilibri della zona mediana. È lui che dopo appena un minuto della gara di Bergamo contro l’Atalanta penetra centralmente nello schieramento nerazzurro ed inventa il corridoio che permette a Davide Calabria di battere Juan Musso al secondo tentativo. Un terzino per l’altro, entrambi dentro al campo: assist e gol. Perché le partite si dominano sugli esterni ma si decidono in mezzo.

L’inserimento di Molina nello scacchiere rossoblù permetterebbe a Sinisa di variare l’indole di gioco del Bologna nel corso delle partite. Mettendo qualità e palleggio sulla fascia si andrebbe a comporre un triangolo sul versante destro del campo capace di gestire i ritmi dell’intera squadra. Molina appunto, partendo con i piedi sulla linea, Nicolas Dominguez, il centrocampista di destra dei due davanti alla difesa, e Roberto Soriano, l’incursore che gravita sulla trequarti da quella parte, sarebbero in grado di dosare le pulsazioni del Bologna, permettendo alla squadra, quando recupera il possesso, di riposarsi con la palla e non partire subito all’arrembaggio.

Dalla predisposizione dell’argentino ad entrare dentro al campo palla al piede trarrebbero benefico più di tutti i due trequartisti, schierati alle spalle di Marko Arnautovic. Molina, nel momento in cui raggiunge il fondo, invece di limitarsi a crossare dall’esterno, spesso finta il traversone e dribbla verso l’interno il difensore che si oppone al cross. A quel punto si crea la superiorità numerica. La difesa, abboccando alla finta, si schiaccia verso il portiere per intercettare un pallone che non arriverà mai, mentre si libera un corridoio all’altezza dei sedici metri per il passaggio a rimorchio: la zona di caccia preferita da Roberto Soriano e Musa Barrow, che possono calciare in porta senza l’opposizione dei difensori.

In conclusione, inserire un esterno totale come Molina permetterebbe al Bologna di rinfrescare il proprio sistema di gioco sostituendo una sola pedina. Al contempo non verrebbe stravolto nulla. All’occorrenza, l’attuale terzino dell’Udinese, risulterebbe terribilmente incisivo nelle ripartenze, come aiuterebbe la squadra a tessere una manovra complessa per scardinare un avversario asserragliato nel fortino dell’area di rigore. Il cambio di casacca di Molina rappresenterebbe un ottimo punto di incontro fra la ricerca di un calcio più articolato e raffinato, senza rinunciare alla concretezza dei muscoli e della corsa. L’anno trascorso ad Udine gli ha permesso di lavorare anche sulla fase di non possesso, affinando l’arte del recupero palla. Provenendo dalla scuola del Boca Juniors, invece, la personalità e l’intraprendenza sono garantite di serie, andando a delineare un profilo perfetto anche dal punto di vista caratteriale per lavorare alle dipendenze di Mihajlovic.

 

Alla luce di questa analisi affiora come l’esterno di Embalse rappresenterebbe il colpo ideale per proseguire sulla strada dettata da Sinisa nell’entusiasmante vittoria sulla Lazio, aggiungendo qualità e soluzioni alternative che porterebbero giovamento a diversi singoli, oltre che al collettivo. E se tutto questo non bastasse a convincere anche il tifoso più perplesso, è sufficiente ricordare che Nahuel Molina ha servito nella guardia personale di sua maestà Leo Messi, durante la sua prima campagna vittoriosa con la camiseta albiceleste. Forse non sarà un predestinato, ma il battesimo è stato tutt’altro che ordinario.

 

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