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Umarells rossoblu – Million Dollar Joe – 24 Settembre

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Mi ricordo le discoteche di quando eravamo cinnazzi. La domenica pomeriggio. Posti infimi. Ottantadue gradi all’ombra dentro. Divanetti probabilmente estirpati in qualche hotel Jugoslavo, drink terrificanti in bicchieri caldi. Mi ricordo il primo Long Island che ho bevuto, sembrava piombo fuso.
Ai genitori, per farci accompagnare, si raccontavano palle fantastellari tipo: “Eh così mantengo i contatti con i compagni di scuola”, oppure, “Così mi svago dopo una settimana di studio e fatica.”. ovviamente nessuno ci credeva, noi e ancor di più loro. Alla discoteca ci sia andava solo per conquistare qualche bella ragazza, ok qualche ragazza, ok un qualcosa di sesso femminile che possibilmente respirasse.
 
Alla discoteca c’era sempre lei, quella bella, quella che sai esattamente di non meritarti, che dannazione, se la tira. 
 
Entri e la vedi, appoggiata al bancone, con una splendida maglia scollata rossa e dei jeans blu che ti fanno impazzire. Amore a prima vista, non si scappa. Sai che sarà dura la conquista, ti avvicini e sai che ce la metterai tutta. Poi li vedi, ecco si fa dura. Perchè? Perchè vedi i classici irresistibili, o presunti tali. Il bello e maledetto, brillante e spavaldo, che fa il figo, sembra vestito con abiti costosi in realtà neanche il Postal Market, sembra ricco, in realtà fuori ha una Fiat Duna a noleggio e come profumo si è infilato due antitarme sotto le ascelle, dicono sia austriaco.
 
Poi c’è l’uomo della steppa, dicono venga dall’est, dall’Asia, dal Kaza….qualcosa. Un figo misterioso, agisce nell’ombra, talmente nell’ombra che nessuno lo vede, talmente ammantato di mistero che proprio non c’è.
 
Poi c’è uno svizzero vestito di emmental, sembra ricco, ma si vergogna dell’abito e sta in disparte e vede come butta.
 
Le discoteche della domenica pomeriggio erano ammantate di una strana luce opaca tipo i club che si vedevano nelle puntate dell’Ispettore Derrick. Un divertimento crepuscolare. D’un tratto qualcosa rompe la routine, accidenti mentre avevo trovato il coraggio di spendere quei venti sacchi per offrire da bere alla splendida ragazza in rossoblu. Un fascio di luce illumina il centro della pista da ballo, appare come una visione il bell’americano, ballerino nato, quello per tutte le stagioni.
 
Tutti rimaniamo di sale. La ragazza in rossoblu si volta. Lo guarda, incredibile è la prima volta che degna qualcuno di uno sguardo. Tutti gli altri che avevano provato a sedurla erano stati allontanati in malo modo dopo che lei aveva guardato nei portafogli, mai abbastanza gonfi.
 
Lui è bellissimo, abito scintillante, brillantina in testa e uno sguardo che parla di sogni.
 
Lei se la tira un po’, giocherella con il suo drink. Copre la scollatura per non farsi vedere. Lui balla in pista, mostra tutto il suo repertorio. Lei è indubbiamente attratta. Pensa: “Ma sarà affidabile? Potrà mantenermi? Pagarmi delle cose belle e luccicose?”. 
 
Lui ora si è stancato di ballare, di corteggiare. Lei ama i convenevoli quindi avrebbe atteso ancora un po’, anzi avrebbe voluto vederlo ballare salsa, tango, il ballo del mattone e quello del pinguino. Lui ora vuole concludere. Insomma, sì, almeno un bacetto.
 
Le si avvicina, le porta una Birra Ronzani come cauzione per le sue buone intenzioni. Lei gli sorride maliarda: “Volevo un gin lemon.”. Lui glielo fa preparare. Lei gli sorride: “C’è poco lemon!”. Lui non si scompone, uno schiocco di dita e il lemon è al livello giusto. Lei lo guarda: “Manca la cannuccia!”. Alchè lui allunga il braccio oltre il bancone e gliene porge una trentina. 
 
C’è un momenti di silenzioso imbarazzo, lei potrebbe non essere ancora convinta. Poi lui la fissa e finalmente parla: “Hey, baby, I’m your million dollar boy, I’m Joe, and it’s the closing time!”. 
 
Un bacio coreografico e tutta la discoteca applaude, in un tripudio di crodini, patatine e mortadella.   

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