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Umarells rossoblu – Ternana – Bologna – 23 Settembre

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Non l’ho specificato in tutti gli altri articoli, sono sposato. Questa sera non ho potuto seguire la partita per un motivo ben preciso. Ho la cena con mia moglie per l’anniversario del nostro matrimonio. Ok, ci siamo sposato il 22, ma abbiamo potuto festeggiare solo questa sera. 
Lei non vede di buon occhio la mia passione per il pallone, sopporta. Mi ama.
Questa sera il Bologna giocherà a Terni. Un campo che in passato non ha riservato spettacolari sensazioni ai colori rossoblu. 
Sono colto dal dramma. Questa sera abbiamo un tavolo prenotato in un ristorante che definire esclusivo è poco. Infatti al nostro arrivo siamo noi, il titolare e una badilata di camerieri. Circa centoventisei. 
Sono le otto e mezza. Puntuali come la rata di un mutuo. Ci accomodiamo al nostro tavolo. Fischio d’inizio a Terni, uno dei settantaseimila camerieri ci porta acqua, vino, oro incenso e mirra.
 
Per poter avere una mezza idea di come vada la partita ho costituito una rete di informatori clamorosa, che va da mio nonno, mio padre, amici, cugini laterali fino al sesto grado. 
 
In più il mio fido cellulare è munito di ogni sorta di applicazione che possa tenermi aggiornato sulla nostra squadra.
 
Mia moglie mi guarda con sguardo amorevole. Ricambio con entusiasmo mentre il mio indice scorre sullo schermo del cellulare per aggiornare la pagina dei risultati della Serie B. Il mio occhio sinistro cade sullo schermo, almeno siamo ancora zero a zero.
Mia moglie mi ricorda i nostri momenti stupendi, io mi ricordo che Bojinov ci ha fatto gol anche quando aveva due anni e mezzo. 
 
Arrivano i menu. Un momento delicato. Vibra il cellulare. SMS di mio nonno. “Occasionissima di Cacia, il Bologna parte forte e ci crede”. Parto forte anche io. Ordino una bottiglia di Champagne. Mia moglie si entusiasma. Io ci rifletto un secondo e ho una fitta al portafoglio.
Devo riprendermi da queste dosi di entusiasmo eccessivo. Non c’è Joey Saputo che paga il conto. I minuti passano. Entrata della cucina. Antipasto. Messaggi che non arrivano, applicazione che mi segnala palla stazionante a centrocampo e poco più. Mi deprimo. Mia moglie mi tira un pezzo di pane.
La partita non decolla. Paez si fa male. Entra Oikonomou. Ecco. Auguri. Mi va di traverso del pan brioche. 
 
Lo Champagne scivola bene giù per la gola. Mia moglie sorride, io ho una faccia da ebete. La partita non si muove. Siamo immobili come il flan di zucca nel mio piatto. Inespressivi come il budino di porcini nel piatto di mia moglie. 
Fumerei una candela per il nervoso. Penso arriverebbe una truppa di avvocati per farmi firmare le carte del divorzio, non quelle del closing della vendita del Bologna. ecco.
 
Arriva un SMS da un mio cugino laterale, in contemporanea uno da un mio cugino di traverso: “Occasione per la Ternana, ma niente di eclatante.”. Auguri.
 
Guardo l’ora. Nove e un quarto. Il primo tempo sarà finito! Scrivo un messaggio a mio nonno. “Allora?”.
 
Attendo una risposta con trepidazione. Istanti di silenzio, mia moglie ormai fraternizza con i camerieri. 
 
“Primo tempo da sbadigli. Oikonomou però sembra un difensore guardabile.”. Mio nonno sintetizza.
 
Il quarto d’ora dell’intervallo lo dedico al romanticismo. Mi sbilancio con un bacio e con qualche frase ad effetto. Ah, l’amore.
 
Alle nove e mezza, al rientro (presumo) delle squadre in campo assumo un’espressione assente, tipica del tifoso in perenne attesa di un aggiornamento che tarda ad arrivare.
Arriva il primo, sinceramente sono ad un livello di trance agonistica tale che non capisco cosa io abbia nel piatto. Poi, poi vibra il telefono. Mio nonno. “Oikonomou. Gol.”. Mi alzo in piedi, come se fossi allo stadio, esulto. Mia moglie vorrebbe scomparire, gl altri avventori del locale mi lanciano occhiate al vetriolo.
Effettivamente mancava accendessi un bengala e poi avrei completato l’opera. 
 
Mi siedo. Mia moglie mi fulmina. Scrivo un SMS collettivo ai miei informatori: “Se ci tenete alla mia vita, avvisatemi solo in caso di tracollo rossoblu.”.
 
L’amore è un sentimento umano. Lo si può provare per la persona che si vuole accanto, ma anche per un simbolo. Il simbolo per me, per noi, per chi ci crede, è la maglia del Bologna. E’ quel qualcosa che ti fa scoppiare il cuore, sempre, a prescindere.
La serata procede, mi dedico all’amore senza rosso e senza blu. Effettivamente glielo devo. Il cellulare non vibra più, se non per un gol annullato proprio al bulgaro Bojinov. Questa sera pica cronaca, pochi fronzoli. Solo passione.
 
La cena è finita, mi alzo per pagare. Il cellulare vibra, è mio nonno. “Abbiamo vinto! Grande gara, concreta. Attendiamo notizie sotto il profilo societario”.
 
Risponderò una volta a casa. Abbraccio mia moglie, la donna che amo. Le do un bacio, quasi come quei soldati americani che baciavano le donne italiane durante la liberazione. L’America. Un bel sogno, nella loro bandiera tanto rosso e tanto blu, come nel nostro cuore.

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