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Calcio

Il Punto sulla Serie A – È sempre Juve-Roma – 16 dic

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Sostituisco l’amico Federico Gottero (Fede rimettiti presto!) e tento di raccontare l’ultima giornata di una Serie A che non è certamente esaltante. Il “rilancio europeo” operato dalla Juventus in Champions e dall’aver portato tutte le squadre in Europa League non illuda infatti: il calcio italiano è ancora ben lontano dall’essere guarito, e lo dimostra lo spettacolo non indimenticabile visto su molti campi domenica ed il fatto che la corsa per il titolo sia sempre un duopolio Juventus-Roma nonostante entrambe non stiano passando un momento di forma esaltante, anzi.
Che i 102 punti della scorsa stagione bianconera fossero frutto di una buonissima squadra ma anche di una concorrenza azzerata – così come i quasi 90 della Roma seconda – penso sia sotto gli occhi di tutti. Il fatto che al terzo posto si trovino Lazio, Genoa e Sampdoria – non esattamente squadre zeppe di campioni – e che queste siano incalzate dalle (per motivi diversi) derelitte prestazioni di Milan, Napoli e Fiorentina lo dimostra senza se e senza ma. Occorreranno regole precise e molto buonsenso per tornare ad essere tra i principali campionati del mondo, spazio ai giovani e mentalità europea.

Tuttavia qualcosa da salvare c’è. Un equilibrio che regala sempre incertezza in fase di pronostico (tolte appunto Juventus e Roma) e che comunque rende questo torneo interessante da seguire.
La Juventus pareggia con la Sampdoria e si parla di crisi, pur se era da ben 25 partite che i bianconeri facevano bottino pieno allo “Stadium”: ecco, parlare di crisi è certamente eccessivo, però vanno sottolineati i problemi di una squadra che gioca forse meglio che con Conte e che ha certamente una rosa più ricca ma che nonostante questo sembra incapace di chiudere le partite. Se Tevez si ferma, in attacco, manca il colpo risolutore: Llorente è in crisi, tuttavia è ancora preferibile a Morata, vero e proprio oggetto misterioso e acquisto per me inspiegabile visto che la Juve aveva le mani già su Berardi e Zaza – per tacere di Immobile e Gabbiadini. Proprio Gabbiadini punisce una squadra che domina un tempo ma che appunto non chiude la gara, e finisce con il concedere un punto ad una Sampdoria che a questo punto va davvero presa sul serio. Mi viene da ridere a pensare a quelli che invocano alla prima difficoltà il cambio di un allenatore, convinti che questi sia una specie di alchimista capace di trasformare il piombo in oro: il Sinisa Mihaijlovic che adesso piace a tutti è lo stesso che veniva contestato a Bologna e Firenze, che evidentemente avevano bisogno di un parafulmine per giustificare progetti sbagliati. Adesso invece è l’uomo del momento, ha carattere e sapienza tattica, come se queste fossero doti che spuntano dal giorno alla notte. 

E non mi si tiri in ballo l’Inter di Mancini, che vince con il Chievo una gara affatto dominata e comunque contro una delle compagini tecnicamente più mediocri del torneo, nonostante il lavoro del buon Maran. Chiaro che in un panorama calcistico povero come l’attuale Serie A persino l’Inter può arrivare in zona-Europa, ma senza rinforzi Mancini ci può fare ben poco, pur se la rosa attuale nerazzurra non era certo da buttare ad agosto. Prigioniera di se stessa e delle sue mille contraddizioni (con un Moratti che potrebbe anche parlare meno, per dire), l’Inter sembra tornata quella di un tempo, che per un motivo o per l’altro aveva sempre qualcosa che la teneva giù.
Comunque finalmente sorride, come sorride il Milan, che schianta un Napoli brutto e disordinato grazie anche ad un magnifico Menez: non è certo una novità il fatto che il francese sia così forte, non sorprende. Semmai sorprende l’incredibile voglia che ci mette e il numero di gol, da vera punta, che allontanano sempre di più Fernando Torres dai progetti di Inzaghi. Succede, quando si prende un giocatore a prezzo di saldo, che magari un motivo per cui è in saldo ci sia. Le dichiarazioni di Berlusconi prima della gara (“Voglio il terzo posto”) non so quanto bene possano fare alla squadra, ma evidentemente il Presidente è convinto che si sia ancora ai tempi del Grande Milan, quando ogni risultato era raggiungibile. Più realisticamente gli uomini di Inzaghi possono lottare certamente per un terzo posto che però ha molti concorrenti. E non sarà facile.

Notte fonda a Napoli, squadra che non riesce a darsi continuità da quando c’è Benitez. Colpa sua? Forse. O forse anche di un mercato che ha finito per non portare gli elementi richiesti dal tecnico. Certo anche il progetto tattico – che ha portato alla progressiva sparizione di Marek Hamsik – non sembra digerito da una squadra che senza centrocampisti di qualità e quantità finisce per spezzarsi in due e lasciare sovente sguarnita una difesa che non prevede fuoriclasse. Come Inler e Jorginho non trovino spazio in questo Napoli rimane per me un mistero, ma evidentemente Benitez avrà le sue motivazioni. Certo il fatto che sembri chiaro a tutti che a fine anno lascerà non aiuta.
Il Genoa perde una gara giocata bene contro una Roma scialba ma comunque superiore, che si vede poi la strada spianata dalla superiorità numerica conseguente all’espulsione di Perin. Non che convinca, la banda di Garcia: il gol arriva su un vero numero di Nainggolan, per il resto Gervinho e soci ci girano intorno senza pungere mai veramente. Nel finale ci sta quasi il pari di un Genoa che in 10 sta in campo magnificamente: Gasperini è un maestro del calcio “universale”, per cui ha poco senso chiedersi come mai finisca per affrontare i giallorossi con il solo Perotti di punta. Non sono gli attaccanti in campo a determinare la pericolosità offensiva, e infatti il gol del pari che arriva nel finale è annullato per un fuorigioco che c’è ma di poco.
In tal senso, comunque, non capisco l’uscita di Preziosi, che chiama in causa (pur non dicendolo esplicitamente) “Mafia Capitale”: imbarazzante paragonare le due cose, a maggior ragione quando sei dirigente di un calcio che deve prima o poi tentare di uscire dal complottismo che lo avvolge.

Detto di una Fiorentina che comunque c’è nonostante la crisi di Gomez e l’infortunio di Giuseppe Rossi – anche se il Cesena stra-candidato alla Serie B è poca cosa, e anche in questo caso hai voglia a cambiare allenatore – e di una Lazio che mi piace molto e che ha una rosa davvero sottovaluta, rimane un gruppone di squadre che tutto sommato stanno facendo la propria parte: mi aspettavo di più dal Sassuolo, deludenti l’Atalanta che paga la crisi di Denis ed il Cagliari di Zeman, che per la prima volta in carriera si trova a guidare una squadra che subisce poco e segna meno. Mi intriga l’Empoli dei tanti giovani, ma temo che potrebbe cadere alla distanza, mentre appare ormai spacciato un Parma, inspiegabilmente trovatosi ad essere la squadra peggiore del lotto dopo una stagione, la scorsa, ottima. Non c’è nemmeno, come nel caso del Torino, la scusante di aver cambiato troppo la squadra.

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