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Calcio

Tutto calcio che Cola #14: Appunti Mondiali #02 – 22 Giu

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La sconfitta con il Costa Rica ha riportato tutti quanti sulla terra, persino troppo. Siamo passati dalla squadra “eroica” vittoriosa contro l’Inghilterra a quella “lenta e prevedibile” di venerdì. Pirlo è “il re delle giocate inutili”, Chiellini “meglio perderlo che trovarlo”, Buffon “bollito”, Candreva “semplicemente scarso” e Balotelli “il solito”, per dire di qualche commento sentito al bar o letto sui social. E oggettivamente, per quanto odi le esasperazioni, si capisce la delusione del tifoso medio, illuso da una vittoria e poi fustigato da un gruppo di perfetti sconosciuti. Che però, dato non trascurabile e che anzi alla fine ha fatto la differenza, hanno corso, ci hanno provato, sono stati addirittura coraggiosi. I nostri invece? Lenti, compassati, fin troppo fiduciosi dei propri mezzi. Senza grinta, senza spunti, con cambi che hanno solo reso evidenti i limiti di chi campione non lo è più o ancora non lo è. Poco cambia, in sostanza: sconfitta meritata, partita di una noia mortale che dovrebbe far vergognare gli azzurri soprattutto se raffrontata ad altre gare. 
Partita che – per carità – avremmo potuto anche vincere, se Balotelli avesse buttato dentro quel paio di occasioni, se Motta avesse tirato in porta, se Chiellini non si fosse perso Ruiz. Tanti se, vero, ma SE fosse successo?
Dubito che si parlerebbe di Italia in crisi, di Prandelli con i dubbi: e invece era il caso di averli anche dopo l’esordio vittorioso, perché sinceramente è triste vedere giocare gli altri con voglia e iniziativa e vedere alcuni nostri uomini sempre sulle gambe, incapaci di inventare una giocata che sia una.
Costa Rica già qualificato, dunque, roba che a dirla un mese fa venivi internato: ci giochiamo la qualificazione con l’Uruguay, basta un pareggio e quello è forse il guaio, visto che ciò ci porterà a giocare per l’ennesima volta in modo attendista: che se nel 2006 con Buffon al meglio e Cannavaro e Nesta davanti a lui potevi permettertelo, ora con questa difesa che busca gol pure da Lussemburgo e Fluminense vien da ridere a pensare di neutralizzare Cavani e Suarez. E se prendiamo gol? Davvero pensiamo di poterne fare uno? Io lo spero ma dovranno cambiare molte cose, che l’Uruguay sarà forte solo davanti ma di sicuro, uomo per uomo, non è inferiore al Costa Rica che ci ha meritatamente messo sotto.


A proposito del nostro girone, diciamolo: l’Inghilterra è stata un bluff, l’ennesimo. Hodgson sarà anche bollito, ma certo è che ha messo più o meno in campo il meglio che poteva: peccato che per l’ennesima volta Rooney, Gerrard e soci abbiano risposto “assente”, condannando i “maestri” ad un mesto ritorno a casa. Limiti tecnici, limiti caratteriali e di sicuro una scarsa conoscenza degli altrui metodi di gioco la causa: gli inglesi giocano tutti in Premier, quando e se giocano, schiacciati dagli stranieri che il loro bellissimo (e ricchissimo) campionato attira. Naturale che crescano limitati, triste il saluto di una generazione (quella dei già citati Rooney e Gerrard, ma in generale di Terry, Lampard) che non ha mai raggiunto le vette che molti pronosticavano loro. Hodgson rimane, per ricostruire: buon lavoro e – soprattutto – buona fortuna. Requiem anche per la Spagna, come peraltro avevo già preannunciato nello scorso numero: il “tiki-taka”, senza tenuta atletica, vale quanto qualsiasi altro schema senza tenuta atletica, e cioè poco e niente. Penserò sempre che qualsiasi modulo è vincente, dipende come lo interpreti e CHI lo interpreta: le “Furie Rosse” si sono presentate stanche e demotivate, e ovviamente non è che solo perché sei campione in carica di tutto puoi passarla liscia.


Nel momento in cui scrivo, l’ex-CT dell’Inghilterra Capello ha appena incassato una sconfitta – peraltro meritata – con la sua Russia. L’1 a 0 con cui il Belgio ha vinto qualifica Hazard & C. confermandoli come una bella outsider (la vittoria con l’Algeria, diciamolo, era stata una mezza sconfitta) mentre praticamente quasi elimina i russi. Nel pomeriggio Capello, riferendosi all’eliminazione dell’Inghilterra, aveva detto ai microfoni che il tempo è galantuomo: in pratica, se la base non c’è il CT poco può fare.
Peccato che il problema sia lo stesso anche per quel che riguarda la Russia, paese dalla grande tradizione calcistica ma i cui calciatori hanno subito un involuzione tragica: stasera non si è visto un giocatore capace di cambiare la manovra o il ritmo, nessuno capace di saltare l’uomo. Situazione pesante, considerando pure che vabbeh, ormai questo è andato, ma il prossimo Mondiale si svolgerà proprio nel paese di Putin. Che dubito accetterà di mostrare al mondo una squadra così scadente. Capello del resto non può far miracoli, ma con quel che guadagna è almeno obbligato a provarci.


Passa pure l’Argentina, e lo fa grazie a Messi, che da anni continua imperterrito a ricordarci che razza di campione sia. Eppure ci sarà sempre chi populisticamente lo liquiderà con il solito “finché non vince il Mondiale”, non tenendo presente quanto questo ragazzo già ha fatto per entrare nella storia come una leggenda. Fa niente, Leo si prende l’Argentina sulle spalle come Neymar al momento non è capace di fare con il Brasile e la porta agli ottavi. Da lì in poi vedremo, ma teoricamente tutto può succedere. Anche che il miglior giocatore del mondo giochi da miglior giocatore del mondo, smentendo finalmente tanti critici della domenica.


Argentina e poi? E poi la Germania, che pareggia si ma contro un Ghana a dir poco ottimo e che ha giocato con il coltello tra i denti. E poi Francia, che un tecnico bravo e sottovalutato come Deschamps ha ben assemblato potendo contare del resto su giocatori dal talento cristallino. Impressionante Benzema, autentico uomo-ovunque (del resto al Real panchinava un certo Higuain, capiamoci…) Pogba è potenzialmente il migliore nel ruolo al Mondiale o giù di lì. Magari non basterà per vincere, ma penso proprio che sarà dura buttare fuori i “Bleus”. Che del resto quando erano dati per finiti persero un Mondiale ai rigori. E pensate ci fosse Ribery…


A proposito di “quei” Mondiali, poi. Dirò una cosa estremamente impopolare, ma a parte qualche campione in più bisognerà prima o poi ammettere che il trionfo azzurro nel 2006 fu molto favorito dalla buona sorte e da alcuni episodi che semplicemente andarono per il verso giusto. Segno che nel calcio, soprattutto in una competizione che dura un mese, può vincere anche la squadra che – molto semplicemente – non è la più forte. Per cui ogni pronostico può sempre essere ribaltato, e chi parla di calcio – come me – in fondo finisce per farlo per puro esercizio di stile. Il bello del calcio è la sua imprevedibilità, e sai mai che in virtù di questo martedì, contro l’Uruguay, i nostri si ricorderanno di come sono bravi a giocare a calcio, dopotutto. 

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