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Tutto calcio che Cola #58: C’era una volta Nikon El Maestro, il campione bambino – 19 mag

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A chiunque sia capitato di passeggiare per le Ramblas di Barcelona, in Spagna, sarà capitato di vedere tra i numerosi artisti di strada presenti alcuni veri e propri fenomeni calcistici, personaggi capaci di eseguire un numero impressionante di palleggi, fenomeni del numero ad effetto. La domanda che spesso sorge in questi casi all’osservatore casuale è il perché questo talento venga usato per gli show in strada e non all’interno di uno stadio, in un contesto professionistico magari. La risposta – che ogni vero appassionato di calcio conosce – è che nel calcio il talento è solo uno degli ingredienti necessari per essere un buon calciatore, e spesso neanche quello più importante. La prova? La storia di Nikon Jevtić, meglio noto al mondo con il nome di Nikon El Maestro: un decennio fa il mondo del web impazziva per il nuovo fenomeno del calcio serbo, prospettandogli un futuro da fenomeno per via di un talento cristallino e innegabile. Il prossimo 3 giugno, invece, Nikon compirà 22 anni e lo si può già considerare un ex-calciatore.

La sua storia comincia dunque quasi 22 anni fa: nel 1993 la Serbia non è il posto migliore dove crescere, il malcontento della popolazione nei confronti di Slobodan Milošević sta crescendo sempre più, e a marzo l’esercito è dovuto intervenire con i carri armati contro i manifestanti anti-governo, in uno scontro che ha portato all’arresto di 213 persone e alla morte di due. Gli Jevtić, guidati da papà Zoran, saggiamente si trasferiscono in Inghilterra in cerca di fortuna: il fratello maggiore di Nikon, Nestor, è un appassionato di calcio, di tattica e di allenamenti, ed è un cultore della scienza applicata allo sport e delle nuove tecnologie. Decide di applicare le sue teorie sul fratellino, che a 7-8 anni già si allena due ore al giorno tutti i giorni con l’obbiettivo di diventare il campione di domani, perfetto e abilissimo in ogni fondamentale con il pallone. In perfetta simbiosi, Nestor e Nikon girano l’Europa cercando il luogo giusto dove esplodere insieme, mente e braccio di un unico progetto: il “calciatore del futuro”. I risultati, soprattutto all’inizio, sono evidenti e strabilianti: dopo aver giocato nei giovanissimi del West Ham United dai 5 agli 8 anni e nell’Austria Vienna fino ai 10, nel 2004 Nikon arriva al prestigioso Valencia, in Spagna, sempre sulla scia del fratello che lo ha allenato in ogni occasione collaborando di volta in volta con questo e quel club. “Mai visto niente del genere a quell’età” dichiara un estasiato Pep Claramunt, capo del settore giovanile del Valencia, che si avvale anche dell’apporto dell’onnipresente Nestor per allenare i suoi ragazzi.

Andrebbe tutto bene, anche perché a 11 anni si è ancora in un’età dove lo spessore tecnico fa una differenza enorme tra chi sarà un professionista e chi magari si ritroverà dietro al bancone di un bar pochi anni dopo. In più, soprattutto in Spagna, la tattica fino a una certa età viene curata pochissimo, ed è così che Nikon diventa davvero “El Maestro” (nome che lui e il fratello si sono fatti aggiungere sulla carta d’identità) e stupisce per la facilità di dribbling e per la completezza dei fondamentali, trascinandosi dietro i baby rivali e compagni che quasi neanche riescono a vedere la palla quando questa è tra i suoi piedi. Sempre seguendo come un’ombra il fratello maggiore e mentore, Nikon si trasferisce in Germania: i due fratelli Jevtić hanno un provino con lo Schalke 04, uno come allenatore delle giovanili e l’altro come giocatore delle stesse. Preparatissimi, entrambi lo superano e vengono assunti. Ma è qui che le loro carriere cominciano a separarsi.

Nestor infatti riscuote davvero un enorme successo, i suoi metodi di allenamento vengono notati dall’allenatore della prima squadra Mirko Slomka che in breve tempo lo nomina suo vice, allenatore in seconda: a 24 anni il maggiore dei fratelli Jevtić è il più giovane di sempre nella massima serie di uno dei campionati più competitivi al mondo, e l’anno successivo è il più giovane di sempre ad allenare in Champions League, quando sostituisce Slomka squalificato proprio in una trasferta a Valencia. Poi, come accade nel calcio, una serie di cattivi risultati portano all’allontanamento di Slomka, e Nestor lo segue, ormai suo secondo conclamato. Via Nestor via anche Nikon, naturalmente, che si accasa però – grazie ai buoni uffici del fratello e al talento mostrato fin da bambino – ancora nell’Austria Vienna dove era stato notato per la prima volta: infatti nel 2004 Nestor El Maestro, seguitissimo su YouTube, aveva pubblicato diversi video del talentuosissimo fratellino, suscitando stupore, ammirazione e curiosità in tutto il mondo. Non sono in pochi a sottolineare che questo ritorno in Austria, che vede anche la prima convocazione per la Nazionale Under-17 (dove figura come Никон Јевтић “Ел Маестро”, letteralmente appunto Nikon Jevtić “El Maestro”) si trasformi rapidamente dall’ideale trampolino di lancio all’inizio della fine della carriera del talentino serbo: con la maglia dei “Violetti” di Vienna infatti Nikon rimane dai 15 ai 18 anni, e invece che vedere esplodere i propri pregi il pubblico vede emergere prepotentemente i suoi difetti. Fisici, prima di tutto: Nikon è cresciuto in fretta, troppo in fretta, e ciò ha lasciato delle conseguenze, numerosi fastidi muscolari che lo bloccano spesso e ne impediscono l’inserimento in squadra. Inserimento che poi non viene aiutato dall’abitudine al giocare da solo, al non sapersi muovere in un contesto di squadra e al bisogno di cercare continuamente la giocata “strappa applausi”, quella che l’ha reso famoso e diverso dagli altri ma che quando non riesce finisce per innervosirlo, portandolo a intestardirsi e a fare infuriare l’allenatore di turno. Che – va sottolineato – non è più l’onnipresente Nestor, che ha seguito Slomka all’Hannover e che è ormai il suo vice conclamato. Inutile poi aggiungere che per chi aveva attratto a 11 anni l’interesse di Arsenal, Manchester United e Barcelona sgobbare per un posto in squadra nelle giovanili di un club austriaco non è proprio il massimo: servirebbe umiltà, ma mica è facile averne così tanta da adolescenti.

L’occasione vera, quella che potrebbe cambiare tutto, per Nikon si chiama Wiener Neustadt. Si tratta di una piccola squadra che per la prima volta ha raggiunto la massima serie austriaca e che gli propone, a 18 anni, la possibilità di giocare da titolare in prima squadra. Di esplodere dunque. E certo non è la squadra che poteva sognare da bambino, ma è comunque un’ottima occasione per prendersi un futuro che da scontato ha cominciato a diventare incerto. Ovviamente va male: Nikon viene mandato via che ancora deve esordire, quando il club scopre un suo video su YouTube dove si sfoga (anche con termini antisemiti) con una giornalista americana “colpevole” a suo dire di aver parlato male del pubblico serbo in occasione di un concerto di Amy Winehouse. Da lì è un continuo girovagare, uno scendere sempre più in basso senza mai ritrovare se stesso e l’antico splendore: va in Ungheria all’Újpest, un pugno di gare con prestazioni che vanno dallo splendido della prima al penoso dell’ultima con conseguente risoluzione del contratto. Poi ci sono i misconosciuti polacchi del Korona Kielce (non arriva neanche l’esordio) e la seconda serie sempre in Ungheria, con il Nyíregyháza Spartacus, dove le presenze sono 4 e nessuna di queste è indimenticabile. Un ritorno in Serbia non porta fortuna, anche perché gli onesti mestieranti dello Sloga Petrovac per tutto hanno tempo tranne che per aspettare un giovanissimo “fu talento” che si è perso e che ancora è combattuto tra l’accettare la dura realtà fatta di campi fangosi e dimenticati da Dio e i sogni di gloria di quando era bambino. Nel 2014, poco più che ventenne ma con alle spalle tante esperienze da scriverci un libro, ritrova se stesso nelle serie minori austriache, con la maglia dell’Blau-Weiß Hollabrunn: 12 partite, 8 reti, un talento ritrovato prima dei soliti, cronici, infortuni. Mentre è infortunato comincia ad allenare i bambini, forse memore degli insegnamenti del fratello Nestor (che nel frattempo, dopo Gelsenkirchen e Hannover ha seguito Slomka anche nella breve esperienza all’Amburgo e attualmente è disoccupato) e ci prova gusto. Così arriva, pochi mesi fa e ad appena 21 anni, il ritiro dal calcio: Nikon El Maestro, colui che una volta era indicato da tutti gli esperti e dagli utenti di YouTube come “il salvatore del calcio serbo”, finisce per allenare i ragazzi dell’Hellas Kagran, colpendo per la sua preparazione la piccola società austriaca che in pochi mesi lo promuove da assistente dell’Under-11 a capo allenatore dell’Under-16. Il primo passo di questo giovanissimo allenatore con alle spalle una carriera degna di un veterano, il primo passo verso un futuro che ci si augura riserverà a Nikon El Maestro Jevtić quelle soddisfazioni che la carriera di calciatore non ha saputo dargli, nonostante un talento cristallino. Ed è certo che ai suoi giovani allievi Nikon insegnerà prima di tutto a giocare per divertirsi, senza dannarsi l’anima per inseguire a tutti i costi un miraggio spesso irraggiungibile: un insegnamento che lui, campione-bambino presto bruciato, ha senz’altro imparato.

Ho parlato di altre “meteore” calcistiche nei numeri precedenti di “Tutto calcio che Cola”: leggetevi le storie di “Foquinha” Kerlon, di Ariel Huguetti, di Kaz Patafta, Breno, Adrian Doherty, Marco Macina e Freddy Adu, sempre su 1000 Cuori Rossoblù.

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