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Carspillar – Maserati Indy: coupé di successo

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Ogni essere umano che ha dimestichezza con il gusto della vittoria racchiude in sé una grande condanna: il sapore amaro degli allori mancati coprirà sempre quello dolce dei successi raccolti. Enzo Ferrari non faceva eccezione e la coppa mai ghermita si chiama ”Borg Warner Trophy”: il trofeo riservato al vincitore della 500 Miglia di Indianapolis. A rendere ancora più bruciante la mancata conquista per il “Drake” era di sicuro anche un altro fattore: l’impresa infatti era riuscita alla rivale “casalinga” Maserati. La casa del Tridente era infatti l’unica italiana ad avere “arpionato” il successo nel catino dell’Indiana prima che Dallara monopolizzasse il mercato delle monoposto a stelle e strisce. Furono ben due e consecutivi gli allori conquistati dalla 8CTF condotta da Wilbur Shaw. Bisognava risalire al biennio 1939-1940, ma l’eco della vittoria era ancora molto forte tre decenni dopo. Tanto che in casa Maserati si decise di ampliarne la risonanza chiamando una stradale semplicemente “Indy”. Mettendo anche un po’ di sale sulla ferita aperta del Cavallino…

 

La Maserati 8CTF di Wilbur Shaw trionfatrice alla 500 Miglia di Indianapolis 1940 (ansa.it)

La “madre messicana”

In casa Maserati a metà degli anni Sessanta prese forma una coupé a quattro posti che avrebbe dovuto essere conosciuta con l’altisonante denominazione di 5000 GT Vignale. Il nome omaggiava il carrozziere che si sarebbe occupato di “vestire” il telaio derivato dalla Quattroporte sul quale venne alloggiato l’8 cilindri da 4941,11 cc della gamma 5000. Ma nell’automobile come nella vita le storie spesso prendono una piega inattesa e questa vettura ne è l’esempio concreto. La carrozzeria del primo prototipo venne infatti ceduta ad un cliente messicano e montata su sua richiesta sul telaio, ripristinato dopo un sinistro, della 5000 GT che in precedenza era di proprietà del presidente dello stato latino americano. Casualmente in quelle settimane John Surtees, al volante di una Cooper motorizzata Maserati, vinse a Città del Messico il Gran Premio valido per il mondiale di Formula 1. L’incrocio di storie con il paese di Pancho Villa iniziava ad essere davvero curioso e dalle parti di Modena fu chiaro che la 5000 GT Vignale appena presentata al Salone di Parigi avrebbe potuto chiamarsi molto più semplicemente Maserati Mexico.

 

I volumi della Indy sono abilmente definiti da ampie curve raccordate a linee tese (Mad4Wheels)

Il trionfo del “fast back”

Nel biennio successivo la Mexico entrò nei listini con il motore ridotto a 4709 cc ottenendo buoni riscontri di vendite. Tuttavia la linea sobria della coupé, unita ad un posteriore poco slanciato e scarse concessioni alle decorazioni, rendeva la vettura poco coinvolgente ed un po’ datata dal punto di vista estetico. Serviva una scossa stilistica e Virginio Vairo, designer interno del Tridente ed autore della stessa Mexico, decise di dare un taglio netto rispetto al passato. In occasione del Salone dell’ Automobile di Torino anno 1968 presso l’area espositiva della Carrozzeria Vignale apparve un prototipo fortemente innovativo che prefigurava le forme di una nuova Maserati. Si trattava di una coupé le cui linee tese e le armoniche proporzioni dissimulavano abilmente le generose dimensioni. Nonostante una lunghezza complessiva di 4,74 metri abbinata ad una larghezza di 1,76, il grande cofano dall’ampia curvatura ed il parabrezza fortemente inclinato si legavano con eleganza ottenendo anche un notevole abbassamento del padiglione rispetto alla Mexico (ben 14 centimetri) che slanciava notevolmente la vettura. L’ elemento che più caratterizzava l’ auto era però al retrotreno, ovvero la coda tronca sapientemente raccordata al padiglione che definiva una tipica linea “fast back”, vera tendenza per le coupé del tempo. Con i suoi quattro posti (o meglio 2+2) ed il luminoso lunotto posteriore, la coupé Maserati appariva come una diretta rivale della Lamborghini Espada appena entrata in produzione, ma con elementi estetici più tradizionali se si esclude il generoso montante centrale. Era nata la “Indy”, perfetta per festeggiare il trentennale della prima vittoria sullo “Speedway” statunitense.


Ampio lunotto e coda tronca: tipiche caratteristiche della linea “fast back” esaltate nella Indy (Asimarket)

Meccanica collaudata

Partendo dal telaio della Mexico, i tecnici Maserati decisero di migliorare il comportamento dinamico della Indy attraverso un accorciamento del passo (2600 mm) abbinato ad un contemporaneo allargamento delle carreggiate, mantenendo invariato il peso rispetto alla progenitrice (1500 chilogrammi). Le sospensioni anteriori indipendenti a quadrilateri deformabili e barra stabilizzatrice erano abbinate al ponte rigido con balestre, puntoni longitudinali e barra stabilizzatrice che caratterizzava il retrotreno. I freni, a disco sulle quattro ruote, erano a comando idraulico. Nel primo anno di produzione la casa scelse di installare il motore 8 cilindri da 4135,84 cc capace di 260 CV ed alimentato da quattro carburatori Weber 42 DCNF, ma già nel 1970 venne reso disponibile il “cuore” da 4709 cc e 290 CV per la versione “Indy America”, portando la velocità massima da 250 a 265 km/h. L’anno successivo giunse l’unificazione motoristica con la Ghibli attraverso l’installazione del 5 litri (4930,61 cc per chi ama la precisione) mutuato dalla versione SS che portò la “cavalleria” a quota 335 e la velocità a 290 km/h nonostante un aggravio di peso pari a 150 chilogrammi rispetto alla prima versione. La trazione era posteriore e la trasmissione costituita da un cambio a cinque marce più retro accoppiata ad una frizione monodisco a secco.

Il motore 8 cilindri a V da 4,7 litri installato nel vano motore di una Indy (autodata1.com)

Numeri e curiosità

Presentata come detto a Torino nel 1968, la Indy fu disponibile per i clienti Maserati a partire dal 1969 rimanendo in produzione nei sei anni successivi. Al momento di uscire dai listini, nel 1975, era stata commercializzata in 1104 esemplari: un successo per una vettura con queste caratteristiche se rapportato alla coeva e riuscitissima Ghibli (1280 unità) e soprattutto alla precedente Mexico (solo 485 vetture).

Prima e dopo dell’arrivo della Indy la Maserati sceglieva spesso nomi di venti per le sue creature (Mistral, Ghibli, Bora, ecc.). La scelta di dedicare questa coupé 2+2 al mitico ovale americano sarebbe rimasta un caso unico nella storia del Tridente in ricordo della sua vittoria più prestigiosa.

Tra la presentazione della Ghibli a Torino nel 1966 e quella della Indy la famiglia Orsi, che aveva rilevato la Maserati dagli omonimi fratelli fondatori, cedette il suo pacchetto azionario alla francese Citroen. Era il gennaio del 1968 e questo atto di cessione segnò un cambio epocale per uno dei marchi più famosi della Motor Valley. La Indy divenne così di fatto la prima Maserati nata sotto la nuova proprietà.

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