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I Racconti del Commissario – Le monetine di Niki

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Foto AutoMotorFargio

Libere col botto

Sembrava un venerdì mattina come tanti quel 28 settembre 1979 sul circuito di Montreal. Era in programma la solita sessione di prove libere in cui i piloti prendevano confidenza con il tracciato e cercavano l’assetto ottimale, senza troppi affanni. L’unica notizia degna di nota sembrava essere il braccio di ferro tra l’Alfa Romeo e gli organizzatori che, vista la presenza di ben trenta iscritti al Gran Premio del Canada, volevano costringere le vetture del Biscione alle pre-qualifiche. Questioni politiche, nulla che potesse interessare al grande pubblico nella penultima gara di un mondiale che Scheckter e la Ferrari avevano già conquistato a Monza. Ma come sempre, quando tutto sembra placido, ecco deflagrare la bomba. Al termine della sessione che lo aveva visto mettere a referto un anonimo diciottesimo tempo, Niki Lauda si sfilava dall’abitacolo della sua Brabham prendendo in disparte il suo “principale” Bernie Ecclestone. Senza tanti giri di parole, in puro stile “laudese”, gli comunicava di volersi ritirare dalle gare con effetto immediato.

Niki mette le ali

«Non ho più il cuore per fare le corse. Smetto a partire da oggi. Mi sono improvvisamente reso conto della insensatezza di quanto stavo facendo. Quando una cosa non ti diverte più è il momento di dire basta. Nella vita ci sono cose più importanti da fare che non guidare un’auto in un circo»

Fu questa la dichiarazione ufficiale del due volte campione del mondo, sintetizzata da una parte della stampa con un ingeneroso “girare in tondo è da cretini”. Alcuni non furono nemmeno troppo sorpresi dalla decisione dell’austriaco, che già due anni prima aveva disertato le ultime gare iridate in polemica con la Ferrari dopo avere matematicamente conquistato il titolo. Ma questa volta la situazione era diversa. A parte la vittoria di Imola, Lauda veniva da una stagione opaca. Il compagno Piquet lo aveva messo in ombra e dopo aver conseguito il brevetto di volo i suoi interessi erano rivolti alla compagnia aerea che aveva appena fondato, la Lauda Air. Così tanto che abbandonò rapidamente Montreal in direzione California per visitare la McDonnell Douglas, una delle più importanti case costruttrici americane di aerei.

Pilota cercasi

A ritrovarsi col cerino in mano fu Ecclestone, costretto all’immediata necessità di un nuovo pilota. “Mister E” aveva appena incassato il no di Jackie Stewart alla proposta di un clamoroso ritorno alle corse per il 1980 e non si aspettava di dover agire senza preavviso. Si fece avanti con Héctor Rebaque, ricco messicano che partecipava al Mondiale con un suo team privato, ma la risposta fu nuovamente negativa. Dopo quasi due anni alla guida di Lotus di seconda mano Rebaque esordiva con la sua HR100 e non avrebbe rinunciato per nessun motivo al coronamento di un sogno. Non poteva sapere che avrebbe preso il via solo in quel Gran Premio ritirandosi dopo 26 giri. Il tempo stringeva e a Bernie restava un’ultima possibilità.

Dall’ Argentina con furore

Da un po’ di tempo un giovane pilota frequentava il paddock dei gran premi alla ricerca di un ingaggio. Il suo nome era Ricardo Zunino, veniva dall’Argentina e non gli mancavano le risorse economiche: in famiglia era cresciuto tra banchieri e proprietari terrieri. Aveva iniziato a correre nel paese d’origine da una decina d’anni prima di arrivare in Europa e conquistare una corsa nella Aurora AFX, la serie britannica riservata alle monoposto di Formula 1 dismesse dalle squadre ufficiali. Ecclestone lo aveva notato e messo alla prova a Silverstone, ma non era rimasto troppo colpito visto che non avendo dato seguito al test. Il ritiro di Lauda ed il no di Rebaque avevano però aperto un portone a Ricardo. Bernie gli propose di saltare sulla Brabham dell’austriaco e il “Gaucho” non si fece sfuggire l’occasione.

Sorpresa in punta di dita

Senza alcuna preparazione, Zunino si difese egregiamente. Qualificatosi diciannovesimo, in gara risalì fino alla settima posizione ad un passo dalla zona punti. Manca solo un piccolo particolare per completare il racconto. Non pensando di scendere in pista, Ricardo si era presentato a Montreal senza l’abbigliamento da corsa. Fu lo stesso Lauda che gli mise a disposizione tutto ciò che non avrebbe più utilizzato fatta eccezione per le scarpette, gentilmente prestate da Laffite causa taglia diversa. Al momento della vestizione giunse l’ultima sorpresa di un’incredibile giornata. Calzando i guanti del campione austriaco, Zunino trovò in fondo ad ogni dito una monetina: anche il “pilota-computer” aveva una sua forma scaramantica ben celata. O forse, come dissero i suoi detrattori, si trattava di devozione verso ciò che Niki amava di più? Se fosse superstizione o attaccamento al denaro non lo sapremo mai, ma di sicuro quel pugno di monetine ci hanno regalato l’ennesima incredibile storia di una leggenda della Motor Valley.

Immagini del Gran Premio del Canada 1979 con una breve intervista in cui Lauda annuncia il suo ritiro (Fomus su YouTube)

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