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I racconti del Commissario – Tutte le Ferrari in pista

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Vincenzo Zaccaria - Copyright to the author

Il 2022 dell’Autodromo di Imola si chiuderà con il grande spettacolo delle Finali Mondiali Ferrari, l’evento di fine stagione che la casa di Maranello regala agli appassionati con un’ondata di vetture storiche e moderne, stradali e da corsa. Ogni edizione in un circuito diverso per rimescolare le carte anche nel Challenge, che incorona i suoi campioni, per la prima volta in riva al Santerno. Vero, ma anche no. Perché pochi lo ricordano, ma ventiquattro anni fa a Imola arrivarono “Tutte le Ferrari in Pista”.

La delusione svanita

Si chiamava così al tempo la grande festa di fine anno del Cavallino che il 7 ed 8 novembre 1998 venne organizzata nel circuito intitolato al fondatore ed al figlio. Due giornate che portarono a Imola ben settantacinque piloti da quindici paesi per giocarsi il titolo di campione del Mondo Challenge, settanta collezionisti con vetture storiche tra Formula 1, GT e prototipi pronte a sfidarsi nelle gare dedicate e soprattutto quattromila spettatori paganti ai box, più svariate migliaia lungo il percorso. C’era aria di festa, nonostante la Ferrari non avesse vissuto una settimana semplice. Solo sette giorni prima a Suzuka Michael Schumacher aveva perduto in partenza la possibilità di vincere il Mondiale di Formula 1 nonostante la pole position colta al sabato. Una delusione bruciante vissuta da tanti tifosi che avevano puntato la sveglia alle sei del mattino per seguire in diretta il trionfo di Mika Hakkinen. A Imola la squadra titolare era rappresentata da Jean Todt, con il collaudatore Luca Badoer che scese in pista al volante della F300 per una breve esibizione condita da alcuni cambi gomme. Giusto qualche evoluzione per incendiare l’entusiasmo del pubblico alla domenica pomeriggio. E l’incendio della passione, puntualmente, iniziò a divampare sugli spalti imolesi.

La Ferrari F300 del 1998 che Luca Badoer portò in pista a Imola (Foto AutoMotorFargio)

Tra Mondiale e Mondialino

L’agonismo vero era garantito dalle prove del Challenge, che in “Tutte le Ferrari in Pista” stabiliva il suo Campione del Mondo in un’unica prova. I piloti giungevano da tutti i campionati continentali ma puntualmente erano gli italiani a farla da padrone. Protagonista era la F355 Challenge, versione vitaminizzata della stradale che da tre stagioni aveva sostituito la 348, la berlinetta che aveva dato il via al monomarca della casa. A Imola si sussurrava di una nuova vettura che prometteva molto bene ma di cui si conosceva solo un numero, il 131 della sigla di progetto. Si sarebbe chiamata 360 Modena e avrebbe fatto storia un paio d’anni dopo, ma in quel fine settimana di novembre l’attenzione era tutta sull’attualità. Il format di gara prevedeva due batterie da dieci giri che avrebbero determinato i partecipanti alle finali. I migliori due piloti di ogni nazione e i successivi migliori dei paesi con più di due iscritti avrebbero composto la griglia da quaranta vetture della finale sulla distanza di quindici tornate. Gli altri avrebbero preso il via nella gara di consolazione, il cosiddetto “Mondialino”. Come previsto furono i padroni di casa a dominare, con Costantino Bertuzzi al comando indisturbato fino all’imprevisto di metà gara. Una testina del braccio di sterzo decise che il finale non doveva essere così scontato costringendolo al ritiro. Con la gialla F355 del bicampione emiliano ferma alla Tosa fu Adriano Baso a vincere, mentre dietro di lui si scatenò un derby Bologna-Modena. L’esperto sassuolese Beppe Schenetti le tentò tutte ma non ci fu nulla da fare per sopravanzare il giovane felsineo Marco Antonelli al volante “una tantum” della vettura di Belluzzi, assente causa viaggio di nozze. Sì, proprio quell’Antonelli titolare della squadra oggi impegnata con successo in GT e padre di quel Kimi che sta strabiliando in Formula 4 con in tasca un contratto Mercedes a soli sedici anni. Tra i tanti nomi uno era davvero inatteso: Daniele Massaro. Anche l’ex attaccante del Milan scese in pista dopo varie esperienze rallistiche cogliendo il quinto posto nel “mondialino”. «Ne ho lasciati dietro una quindicina» disse dopo le prove, con la soddisfazione di chi aveva appena segnato un gol.

La Ferrari F355 Challenge protagonista del monomarca del Cavallino tra il 1995 ed il 2000 (Foto AutoMotorFargio)

Sognando con Jacky

Ad emozionare furono anche le storiche. Ben diciotto Formula 1, dalla “Spazzaneve alla F310B del 1997 passando per la serie 312T, si esibirono in pista per la gioia degli appassionati, mentre prototipi e GT si sfidarono in quattro brevi gare. Suddivise tra biposto con freni a tamburo o freni a disco, tra le prime fu una 250TR del 1958 a primeggiare davanti a pezzi da sogno come le GTO o la 340 MM che vinse la Mille Miglia del 1953, ancora col numero di gara originale. Tra le vetture più moderne fu invece una 312 P del 1973 a dominare. Dall’abitacolo spuntava un inconfondibile casco nero, come inconfondibile era lo stile del pilota, uno che con quella vettura aveva portato a Maranello vittorie in coppia con il leggendario Mario Andretti ed un titolo mondiale Sportprototipi giusto cinquant’anni fa. Si chiamava Jacky Ickx e non aveva rinunciato ad essere presente a Imola per aggiungere altri due trionfi alla sua interminabile serie di affermazioni. Non mancò nemmeno lo spavento: il brasiliano Monteverde in un eccesso di entusiasmo schiantò contro le barriere la sua 375 F1 del 1951. Vettura distrutta e parzialmente bruciata, trauma cranico e svenimento causato dall’inalazione di fumi incandescenti per il pilota, ripresosi rapidamente. Non altrettanto la monoposto, di cui esistevano solo due esemplari. Nonostante questa parentesi fu festa vera nella Motor Valley e lo sarà anche ai nostri giorni, c’è da scommetterci. Con la consapevolezza che le Finali Mondiali di passaggio a Imola sono un evento da non perdere, come una Cometa di Halley dell’automobile. Ci vediamo in pista.

Un breve video promozionale del Ferrari Challenge 1998 chiuso con l’evento imolese (thorobred7 su YouTube)

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