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Bellato: “Il commento di Boniciolli su Arzignano lascia l’amaro in bocca” – 21 Mag

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Le parole di ieri, a fine gara 3, di Coach Boniciolli hanno lasciato l’amaro in bocca”. A parlare è Francesco Bellato. Lo fa in un lungo post sul suo profilo Facebook. E in qualità di ex capitano di quell’Arzignano che ha sfidato la Fortitudo, in B2. Di quella gara resta un meraviglioso esempio di valori sportivi, testimoniato dalla foto della squadra sotto la Fossa. A fine partita (nella foto Valentino Orsini). Il riferimento è alle parole di Boniciolli nel post partita di gara 3. “Avessimo perso contro Arzignano, saremmo tutti tristi. Ma abbiamo perso contro Treviso e contro Pillastrini”, aveva detto il coach biancoblù. “Quelle parole hanno lasciato anche un po’ di rabbia” scrive ancora Bellato, attuale DS di Arzignano. “E anche un filo di delusione. Ma non sorpresa, vista la gaffe su Agrigento di qualche settimana fa (non di Boniciolli naturalmente). Parlo da ex Capitano del Garcia Moreno Basket Arzignano, che oramai ha attaccato le scarpe al chiodo, ma che quella DNB della stagione 2014-15 se la ricorda bene. E ricordo molto bene tutte le dinamiche di quella stagione: gli sforzi economici e organizzativi per poter affrontare un campionato di quel livello, la difficoltà di assemblare un gruppo che potesse dire la sua, gli infortuni e le partite perse di pochi punti, che se la sorte avesse sorriso magari ci avrebbero regalato la salvezza. Anche perché era l’unico girone, dei 4, che prevedeva la retrocessione delle ultime due. E non dell’ultima. E noi siamo arrivati giustamente penultimi. Tra queste partite decise all’ultimo minuto c’è stata anche la fantastica esperienza a Bologna, esordio di Coach Boniciolli dopo l’esonero dell’allenatore. Fosse stata un’asfaltata di 30 punti, l’avremmo digerita lo stesso… era la Fortitudo! Non mi aspetto che ci siano scuse o che nemmeno questo post venga visualizzato dal Coach, ma ho la libertà di pensare e dire che la sua frase, dopo gara 3 di ieri contro Treviso, ha mancato di rispetto: alla Società del Basket Arzignano, al Coach Marco Venezia, a tutti i giocatori di quella stagione e anche a quelli delle due stagioni successive (una salvezza in DNC 2015-16 e play off C Glod Veneto 2016-17). Resta comunque da parte mia l’orgoglio di aver vissuto la nostra Serie A nella città di Arzignano in quella stagione, di aver onorato un campo come il PalaDozza, di aver onorato a modo nostro i tifosi della Fossa. E orgoglioso di essere ripartiti nelle stagioni successive con l’umiltà ma la consapevolezza di aver dato tutto, e sognare ancora di tornare a calcare i grandi palazzetti, proprio perché siamo Arzignano e non Treviso”.

 

 

E nei commenti, dello stesso post, è intervenuto anche Marco Venezia. Che di quell’Arzignano era l’allenatore. “Onestamente sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto in questi anni. Siamo arrivati in serie B non acquistando diritti ma vincendo la serie D, la serie C2, la serie C1. L’abbiamo fatto con quello che offriva il nostro territorio, con i nostri ragazzi e con i ragazzi che condividevano i nostri valori e la nostra passione. Abbiamo fatto la serie B facendo arrivare ragazzi da fuori, alloggiandoli a casa mia visto che non avevamo la foresteria. Da praticamente retrocessi siamo venuti a Bologna, con l’entusiasmo e la leggerezza di chi sa che sta vivendo un sogno e non so quante altre squadre abbiano chiesto alla curva di farsi fotografare insieme;
sempre da praticamente retrocessi abbiamo vinto in casa contro Montichiari regalando di fatto alla Fortitudo il fattor campo nella finale.So che certe frasi escono nella foga di un commento post partita ma so anche che quando noi ci presentiamo ad uno sponsor dobbiamo trasmettere emozioni, sensazioni e credibilità che il commento in questione non rappresenta. Realtà come la Fortitudo, e il suo tifo, meritano la serie A, non c’è dubbio. Bisognerebbe anche ricordarsi che realtà come Arzignano, o come il movimento minors, rappresentano persone che lavorano e che facendo i salti mortali vanno in palestra dedicando il proprio tempo libero ai ragazzi delle giovanili o a prime squadre che tengono vivo questo sport nelle periferie. Quello che resta è l’amarezza di essersi sentiti un po’ come la “Longobarda” di Lino Banfi. Ma quello che resta è anche il fatto che l’anno scorso in autogrill, in sosta durante una trasferta, siamo stati avvicinati da tifosi della Fossa diretti a Trieste. Ci hanno riconosciuto, accreditandoci un rispetto che va oltre un’intervista”.

 

 

 

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