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Dell’Aquila e il Leone #16 – L’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va

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Gli ultimi giorni dell’anno ritagliano sempre spazi a bilanci, valutazioni e buoni propositi per quello che verrà. Ripercorrendo il 2021 della Fortitudo è difficile, molto difficile, riuscire a vedere il bicchiere mezzo pieno. Un 2021 che comprende la seconda parte della stagione ’20-’21 e la prima della corrente, squadre diverse ma risultati non particolarmente dissimili. 

Va detto, però, che la scorsa stagione si è conclusa con il raggiungimento dell’obiettivo salvezza, minimo certo, ma non così scontato visto il suo avvio. Sul parquet dell’Unipol Arena in primavera la effe coglie punti preziosi spinta dal veterano Banks ed un Totè in grande ascesa, punti necessari a confermarsi in LBA con un turno d’anticipo sulla fine.

Si decide poi di azzerare tutto e ripartire da un nuovo progetto: profilo basso, giovani da valorizzare da un coach che fa emozionare la piazza. Scelta giusta mandare via Dalmonte e gran parte del roster? Forse no ma in linea con quanto ci si poteva aspettare se ci si voleva buttare in una nuova avventura. 

La bizzarra parabola della nuova stagione tra cambio di allenatore, fughe, sfighe ma anche successi (pochi ma pesanti) è storia recente che non necessita di un ripasso più approfondito.

Il dato complessivo che meno conforta l’ambiente biancoblu, l’unica statistica tangibile che entra in questo bilancio, riguarda i risultati raccolti. E questi parlano chiaro, evidenziando l’esiguo numero di vittorie. Soltanto 9 nell’anno solare che sta terminando delle quali appena 3 lontano da Bologna, risalenti agli scorsi gennaio e febbraio (Cantù, Trento e Varese). Dato obbligatoriamente da migliorare nel 2022 se si vuole mantenere la categoria in questo momento a rischio considerando le due retrocessioni e l’ultimo posto ex-aequo dopo 12 giornate (13 per poche).

Concentrandosi sulle singolarità tecniche va sottolineata, appunto, la crescita fondamentale di Totè in primavera, poi purtroppo bloccata dagli infortuni e l’investimento di Procida. Scommettere sul giovane 2002 è certamente una mossa molto interessante e le qualità al Paladozza si sono viste, va capito meglio quanto coach Martino creda in lui, ad oggi, verrebbe da pensare, solo in parte. Grande ripresa di condizione di Aradori, primo trascinatore di questa Fortitudo dopo i primi mesi dell’anno appannati. Convincono poco gli apporti dati dagli stranieri che infatti si sono ruotati ampiamente, solamente pochi quelli diventati centrali nel gioco biancoblu.

Le sfortune pandemiche hanno condito il tutto e continuano a complicarlo.

Infine non si può non citare un motore fondamentale della Fortitudo, sesto, settimo ed ottavo uomo a bordocampo: il tifo, finalmente tornato a spingere la squadra con risultati arrivati arrivati grazie anche all’apporto della Fossa. 

Chiudo con un auspicio che si evince dalle ultime partite giocate dalla effe: la vittoria schiacciante contro Trieste ed il derby perso dalla lunetta negli ultimi minuti restituiscono un fotografia di una Fortitudo che a fine anno può guardare all’immediato con un mezzo e concentrato sorriso.

“Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando”

 

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