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Una Virtus tutta da decifrare riparte dalla sfida con Milano

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“L’importante è che vi siano positività e coesione nello stare assieme”. In queste parole pronunciate da Sergio Scariolo nella conferenza stampa di lunedì scorso sta molto di quello che potrà essere la stagione della sua Virtus Segafredo, che prenderà ufficialmente il via questa sera, alle 20,45, al PalaLeonessa di Brescia, con la semifinale di SuperCoppa contro l’Armani Milano. Si riparte, dunque, da dove ci si era interrotti a giugno, ma questa volta con spirito totalmente differente. In palio sì, ci sarà un trofeo – del quale la Virtus è campione in carica – ma le ambizioni di aggiudicarselo sono proporzionalmente ridimensionate. Se allora le due squadre si sono contese lo scudetto che, al di là di come è poi finita, non aveva necessariamente un padrone in partenza, questa sera non dovrebbero esserci troppe sorprese: intanto la Virtus si presenterà sul parquet priva di un quintetto che potrebbe anche essere quello titolare, ovvero Hackett, Teodosic, Abass, Shengelia e Jaiteh, vedendo diminuire sensibilmente le proprie velleità di uscire vincente, sebbene anche Milano lamenti importanti assenze quali Pangos, Shields, Voigtmann e Datome; soprattutto, però, lo stato di forma delle due contendenti attualmente pare difficilmente paragonabile, con Milano che sta già correndo col vento in poppa e Bologna che al contrario sembra ancora lontana dal trovare la propria piena identità. Sulla quale ci si interroga, effettivamente, dato che l’estate ha portato una ricostruzione dell’organico che avrebbe dovuto renderla adeguata all’impegnativo doppio impegno campionato-Eurolega, ma questa dovrà poi essere dimostrato sul campo. Oggi come oggi si riscontrano elementi di grande positività ma pure alcune criticità. Partiamo dai primi: gli arrivi di giocatori di indiscutibile valore tecnico e di grande esperienza internazionale come Lundberg e Mickey, più un Bako da verificare a un certo livello e un Semi Ojeleye che bisognerà vedere quanto ci metterà ad allinearsi al gioco europeo. Fisicamente è tra i giocatori più potenti mai visti, forse, in Italia; tecnicamente, dipende magari dal ruolo in cui dovrà essere schierato sul parquet, dato che in teoria può aiutare in quasi tutti, eccetto il playmaker, ma con inevitabili differenze di rendimento, e così resta una scommessa che, se vinta potrà dare enormi soddisfazioni ai tifosi, ma se così non fosse potrebbero anche essere dolori, visto che pure questa stagione inizia all’insegna dell’infermeria.

Un acquisto fondamentale in effetti sarebbe stato il ritorno a disposizione di Abass, a tappare con autorevolezza un doppio ruolo, quello di cambio di Weems e quello di spot in quota italiana. Da questo settore potrebbero giungere noti dolenti. Come ha sottolineato anche Scariolo, se si fosse completata l’operazione Polonara le cose sarebbero state molto differenti, ma così non è stato e ora la Virtus si ritrova senza un lungo di spessore con passaporto nostrano e una pletora di guardie sulle quali si concentra l’assolvimento dell’obbligo della quota in campionato. Inoltre, si fanno presto i conti: su Mickey, Bako, Jaiteh, Shengelia e, giocoforza, Ojeleye (che dovrebbe forse essere piuttosto impiegato nel ruolo di 3) pesa un impegno spaventoso, a meno di “miracoli” nella crescita di Menalo e Camara difficilmente prevedibili, allo stato attuale. Figuriamoci adesso con Shengelia fuori e Jaiteh pure. Insomma, si riparte in condizioni di emergenza, chissà che questo non comporti ulteriori ragionamenti in società, dal momento che una piccola finestra sulle possibilità di tesseramento, da regolamento, persiste.

Detto questo, non è che Scariolo abbia peraltro a disposizione una band di scappati, eh! La sua squadra è comunque sensibilmente più forte della scorsa stagione; l’aggiunta di Lundberg si rivelerà preziosissima, quella di Ojeleye potrebbe “spaccare”, l’arrivo di Mickey potrà dare frutti enormi, mentre si attende la crescita definitiva sia di Cordinier che di Bako che, per alcuni versi, di Pajola e Jaiteh. Poi, i “vecchietti”, Teodosic, Hackett e Belinelli (per non dire di Weems che vecchietto non è), nei momenti clou potranno ancora fare la differenza. Non ho citato Mannion, perché il giovane italoamericano resta una delle incognite maggiori, ma dipenderà quasi tutto da lui. Dovesse “crescere” a livello soprattutto mentale potrebbe rivelarsi arma mortifera, ma di sicuro ha ancora tanto lavoro da fare e per adesso è ancora nella condizione di doversi guadagnare ogni minuto sul parquet, in una squadra dove per ora davanti ha una lunga fila di campioni.

Per concludere, tornando alla SuperCoppa di stasera, il pronostico, come si scriveva sopra, parrebbe segnato. L’augurio è che il tifo virtussino non colga una eventuale debacle come spunto per dare il via alle litanie da flagellanti che spesso caratterizza parte delle tribune bolognesi. Anche questo ha detto Scariolo: entrando in Eurolega cambia totalmente la prospettiva agonistica, non si può vincere tutto e bisognerà sapere accettare quella serie di insuccessi che inevitabilmente incontra qualsiasi società a certi livelli, compresi i “mostri sacri” tipo Real, Efes e Barcellona. “L’importante è che vi siano positività e coesione nello stare assieme”, appunto, se davvero si vuole puntare a risultati gratificanti, attendendo la fine della stagione per emettere i pur sacrosanti verdetti.

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