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Virtus Segafredo: la forza di lavorare in serenità

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Contrariamente a quanto lascerebbero intendere tante voci sui diversi social, la sensazione che proviene dall’ambiente Virtus Segafredo è di piena serenità. L’annata sportiva non si è conclusa in modo trionfale solo perché dopo una sconfitta resta qualche cicatrice, ma è innegabile che la stagione 21/22 rimarrà nella storia come una delle grandi di questa società, avendo ottenuto l’obiettivo primario, cioè la qualificazione per l’Eurolega, portando a casa un trofeo europeo di prestigio; a questo si aggiunge la vittoria in SuperCoppa, che non conta solo per quelli che non la vincono, per cui leggere certi commenti lamentevoli per essere arrivati solo secondi in campionato (l’anno successivo a una storica vittoria dello scudetto) fa abbastanza scappare da ridere. Il problema è che uno può compiere quasi qualsiasi impresa che verrà valutato per lo più solo sull’ultima, tra l’altro con il mondo attorno che non vede l’ora di poter biasimare un vincente. Sfido qualunque virtussino a dichiarare che ad inizio stagione non avrebbe rinunciato al campionato pur di vincere l’Eurocup, con quello che avrebbe significato, e la sola squadra che abbia vinto tre trofei nello stesso anno è stata la Virtus ventun anni or sono. Come dire, non è impresa tanto semplice.

Ecco allora che si è arrivati all’estate con i nervi non del tutto distesi, sotto i portici e dietro le tastiere, nonostante all’Arcoveggio si vivano momenti principalmente di soddisfazione. L’addio alla squadra di alcune pedine, come Tessitori e Alibegovic, mentre non giungono conferme di nuovi arrivi, è sufficiente ad agitare gli animi degli eterni insoddisfatti, oltretutto con Milano che si è già buttata sul mercato acquisendo pezzi da novanta: Stefano Tonut in primis per lo spot che copre in quanto italiano, ma anche Brandon Davies e Billy Baron, più Naz Mitrou-Long. Ad essere sinceri si registrano pure gli addii del Chacho Rodriguez, di Malcolm Delaney, di Troy Daniels e Trey Kell, così come si vocifera la non conferma di Bentil: se si sarà rafforzata lo dirà la prossima stagione, per quanto immagino che non finiranno qui le sue operazioni di rinnovo del roster.

E allora, la Virtus che fa? Resta immobile di fronte a tanto? Qualcuno veramente pensa che la società bianconera stia sfogliando margherite in questo momento? Se c’è una cosa che ha caratterizzato l’operato di Paolo Ronci, fin qui, è stata la riservatezza di pressoché ogni operazione. Giusto l’arrivo di Teodosic venne anticipato da rumors insistenti, per il resto ha quasi sempre sorpreso con annunci all’ultima ora. Non so se sia il caso di Jordan Mickey, che ormai tutti danno per bolognese sebbene manchi l’ufficialità, e c’è da chiedersi cosa bolla realmente in pentola riguardo all’affare Polonara, ma non dobbiamo dimenticare che l’ossatura della Virtus è già in larga misura strutturata. I giocatori partiti erano pedine importanti più che altro perché italiani; hanno dato un contributo a volte fondamentale ma mediamente da rincalzi, ed entrambi non dico che abbiano tradito le attese ma a mio parere hanno dato un po’ meno di quanto fosse lecito aspettarsi. Per affrontare l’Eurolega da protagonisti (perché questo si dovrà essere, per trovarsi tra le prime otto) mancano alcuni tasselli di tecnica ed esperienza. Non so se sarà considerato tale JaKarr Sampson, né Nico Mannion; francamente, faccio fatica a credere che si voglia rinunciare a Kyle Weems, mentre sono abbastanza convinto che Toko Shengelia sia, al di là della miriade di voci, già compreso nel prossimo organico, oltre a tutti gli altri già sotto contratto. Su una cosa sono certo: i più idonei a decidere in questo senso – meglio, i soli ad esserlo – sono lo staff tecnico e la società che deve pur sempre far quadrare i conti. Anche Gavrilovic verrà sostituito (davvero con Alberto Seravalli ex-Varese?). Di conseguenza, personalmente attendo con fiducia le notizie che verranno (e verranno, ovvio) e che immagino giungeranno in prossimità della presentazione della campagna abbonamenti. D’altra parte perché farlo prima, se non se ne ha urgenza? L’ambiente milanese è diverso, ha sempre fatto così, necessita di sensazionalismo per tenere caldo un territorio monopolizzato da un calcio che di questo periodo scoppia di notizie di mercato. Di mio, mi aspetto un’ala grande forte forte (l’addio ad Alibegovic lo lascia prevedere), un esterno dal fisico possente, un probabile supporto in regia anche se sarà da chiarire la posizione di Mannion (si sarà davvero riaperta per lui la pista statunitense?), un possibile ritocco sotto le plance, ma non saprei se possa o meno esserlo un redivivo Epke Udoh. Poi, è certo il reintegro di Abass, non dimentichiamolo. A fine agosto il roster bianconero sarà di 15/16 giocatori, senza alcuna fretta di completarlo immediatamente, se non per fare contenti, forse, i giornali. Che per la verità guadagnano di più finché si resta nell’incertezza. Per cui i conti tornano, per ora, un po’ per tutti, alla faccia degli ansiosi.

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