Bologna FC
Attaccanti di ritorno: quando tornare in Italia fa bene al gol
Dall’estero alla Serie A con la valigia piena di gol. In vista dell’arrivo di immobile a Bologna, ecco cosa può significare tornare in Italia.
Spesso, nel calcio, il ritorno a casa è più di una semplice mossa di mercato. Per molti attaccanti italiani che hanno tentato la fortuna all’estero, il rientro in Serie A si è trasformato in un vero e proprio rilancio personale e professionale, condito da un grande numero di gol e – in alcuni casi – da titoli di capocannoniere.
Rinascere in patria: da Immobile a Toni, storie di riscatti
Un esempio emblematico è Ciro Immobile, attualmente al centro delle attenzioni del Bologna. Dopo la brillante stagione 2013-14 con il Torino, che lo incoronò re dei bomber italiani, l’attaccante provò l’avventura al Borussia Dortmund. Ma il salto in Bundesliga non fu fortunato, così come la breve parentesi al Siviglia. È stato il ritorno in patria – prima di nuovo al Torino, poi alla Lazio – a restituirgli la fiducia e la vena realizzativa: 23 gol nel primo anno con i biancocelesti, 29 nel secondo. Il resto è storia: titoli, record e una carriera rifiorita. Adesso, è Bologna attendere di rivedere le magie di Ciro Immobile.
Ma Immobile non è stato l’unico a tornare con le valigie piene di motivazioni (e reti). Luca Toni, dopo due stagioni da protagonista al Bayern Monaco, visse un periodo difficile tra Roma, Genoa e Juventus. Quando tutti lo davano per finito, scelse la Fiorentina per ripartire. Poi il Verona, dove segnò 48 gol in tre anni, conquistando perfino la classifica marcatori… a 38 anni. Un’impresa da manuale.
Il ritorno in Serie A come seconda occasione: i casi Lucarelli, Vieri e Di Vaio
Anche Cristiano Lucarelli trovò fortuna dopo le insipide esperienze a Valencia e Donetsk. Tornò in Serie A con la solita fame di gol: 15 con il Lecce, 12 con il Parma. Non numeri da Pallone d’Oro, ma abbastanza per dimostrare che in Italia sapeva ancora come bucare la rete.
Tra i grandi rientri non si può dimenticare Christian Vieri: dopo una stagione convincente all’Atlético Madrid, scelse la Lazio e segnò subito 12 gol. La sua seconda esperienza all’estero, con il Monaco, fu meno brillante e anticipò il calo tra Atalanta e Fiorentina.
Ma non finisce qui. Perché nel cuore dei tifosi del Bologna sono ancora limpidi i gol di Marco Di Vaio, reduce da esperienze poco memorabili a Valencia e Monaco. Al Genoa non brillò, ma fu proprio sotto le Due Torri che esplose: 24 reti nella stagione 2008-09, secondo solo a Zlatan Ibrahimović. Da meteora a simbolo.
Dalla delusione al rilancio: chi ha saputo reinventarsi
E poi ci sono i casi di chi tornò per riaccendersi dopo un’esperienza deludente in un grande club. Come Antonio Cassano, che dopo il flop al Real Madrid ritrovò se stesso alla Sampdoria con una stagione da doppia cifra. O Fabrizio Miccoli, che dal Benfica approdò a Palermo per scrivere una delle pagine più belle della storia recente rosanero.
Guardando al presente, i riflettori ora si spostano su Federico Bernardeschi, rientrato dagli Stati Uniti dopo l’esperienza con il Toronto FC. Ma qui lo scenario è diverso. La MLS, finora, è stata più spesso un tramonto che un trampolino per gli italiani. Eccezioni vere? Poche. Sebastian Giovinco è forse l’unico ad aver lasciato un’impronta a Toronto, ma il ritorno in Italia è stato solo una fugace apparizione alla Sampdoria dopo tre anni all’Al Hilal.
Per Bernardeschi, quindi, il futuro resta tutto da scrivere. Ma se la storia recente insegna qualcosa, è che il richiamo del gol, in patria, sa essere potente. Specialmente per chi ha ancora voglia di sorprendere. Che sia il caso di Ciro Immobile a Bologna?
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