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Al centro non si cambia: è così un male?

Un centrocampo sempre al centro delle voci, ma che alla fine è rimansto lo stesso: Bologna, è così un male? Con molta probabilità, no

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Lewis Ferguson in Milan-Bologna, finale di Coppa Italia (@Bologna FC 1909)
Remo Freuler e Lewis Ferguson (© Damiano Fiorentini)

«Non è un mistero che si è cercato di aggiungere qualcosa a centrocampo». Queste, forse non per filo e per segno – ma quasi – le parole di Vincenzo Italiano dopo Bologna-Como. Prima della partita, invece, era stato Di Vaio a parlarne: mercato chiuso. E, invece, nell’ultimo giorno ecco arrivare a Bologna Ibrahim Sulemana.

Un centrocampo diverso? Assolutamente no. Ma, forse, non è un bene? Può essere stata una richiesta esplicita dello stesso mister Rossoblù? È stata forse ingrandita la questione? Il dato di fatto è uno solo: il Bologna si è presentato ai nastri di partenza con praticamente gli stessi interpreti lì in mezzo, e non è una brutta notizia.

Bologna, un motore con la cilindrata giusta

A guidare le fila, a prendere per mano i compagni, nel centrocampo del Bologna è uno e uno solo: Remo Freuler. Si parte da lui, quindi, per arrivare agli altri. E, l’equilibrio perfetto (o quasi), il metronomo Rossoblù l’ha trovato con un’altra pedina fondamentale nel fulcro della manovra: Lewis Ferguson. Una mediana invidiabile probabilmente da molti, in Serie A. Partendo da questo presupposto, quasi inderogabile, come poteva essere ulteriormente migliorato questo centrocampo?

La risposta, forse, è nelle seconde linee, un po’ per tutti. Poi, in realtà, andando a vedere meglio, il Bologna, con lo stesso Italiano, ha scelto la via della continuità e non per caso. Il ritorno di Pobega, a cifre più basse. La conferma di Nikola Moro, sempre in odor d’uscita per gli addetti ai lavori, ma che invece riesce sempre a ritagliarsi il suo spazio – e un motivo ci sarà. Stesso discorso che si potrebbe fare per Fabbian, e la dimostrazione è nel “no” secco al Milan per il numero 80. Contando anche nel ruolo che ha avuto Jens Odgaard la scorsa stagione, viene da pensare che proprio Vincenzo Italiano sia arrivato alla conclusione che il motore Rossoblù ha i giri giusti.

Due in meno, uno in più…

Caso – ma nemmeno tanto – vuole che gli unici due partenti nella linea mediana del campo siano stati coloro che, nella scorsa stagione, hanno visto meno il campo, principalmente causa infortuni: Oussama El Azzouzi (lui, prettamente per ritrovare continuità, visto il gradimento di Italiano) e Michel Aebischer. Per il resto, è stato tutto un “no”. Chi, quindi, da fuori chiedeva ulteriori innesti, non ha probabilmente valutato una questione: il Bologna, forse più di altri, proprio lì in mezzo crea i maggiori problemi alle avversarie.

Quindi, la domanda è: in quanto tempo, mettendo dentro altre pedine (forse anche con più qualità, questo non lo possiamo sapere), avrebbe trovato l’equilibrio giusto? Quello vincente, verrebbe da dire, visti i risultati della scorsa stagione. Probabilmente, quindi, si è deciso coscientemente di rimanere esattamente così, con un po’ di gamba in più, e cioè con l’arrivo all’ultimo di Sulemana. E, altrettanto probabilmente, è tutto fuorché un male: il Bologna, con questi interpreti, ha già affrontato un triplo impegno, con risultati sotto agli occhi di tutti. Nessuno può sapere se andrà ancora nello stesso modo, ma la certezza è che non cambiare, di solito, non ti porta a sbagliare.

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