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Chiedo scusa se riparlo di Bigon

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Il 20 agosto scorso – me lo sono andato a rileggere, mica ho tanta memoria… – pubblicai su 1.000Cuori un articolo intitolato “Chiedo scusa se parlo di Bigon”. Lo feci perché mi accorsi che, dopo la sconfitta alla prima con la Spal, i Sapientoni in salsa rossoblù (che nella vita reale sono salumieri, idraulici, imbianchini, ma pure giornalisti) avevano iniziato a scaricare sul direttore sportivo le “colpe” di un’annata che per tutti (me escluso) si sarebbe conclusa con la retrocessione. Dissi la mia perché stimo Bigon, perché la sua carriera parla più di lui e perché sono figlio di direttore sportivo e so quanto sia complicata quella professione. E per farvi capire quest’ultimo concetto, pubblico un… documento eccezionale (?!?), datato 1980. Un annetto prima, i carabinieri avevano fatto irruzione al calciomercato interrompendo tutte le trattative. Ad accoglierli, in qualità di presidente dell’associazione dei diesse, era stato mio padre. Nell’estate 1980, appunto, un inviato di punta di Tuttosport (non si legge la firma, nella foto? È Gianfranco Civolani…) intervistò il babbo per sapere a che punto erano le magagne del settore. Ma non si limitò a quello, l’intervistatore; gli fece pure qualche domanda a proposito della sua nuova avventura professionale. Uscito dal Bologna (MAI RETROCESSO IN B) assieme al presidente Conti (Fabbretti aveva preferito affidarsi a Ricky Sogliano: semmai in privato vi dico chi era), il babbo aveva accettato il ruolo di general manager della neopromossa Pistoiese. Per capirci, il presidente del club arancione era tale Melani, noto nell’ambiente con l’appellativo di Faraone per le sue manie di grandezza.

Civolani chiede a mio padre chi porterà alla corte del Faraone, il babbo – come al solito – non risponde e allora il Civ chiosa «… Carlo Montanari è tornato imperiosamente in sella. Fa il manager da 25 anni, ha vinto tre scudetti, ha sempre navigato ai massimi livelli, ha capacità e prestigio». Il ritratto di Superman, non trovate? Il Civ incalza: «Possibile che lei non abbia paura che la Pistoiese retroceda?». E il babbo: «Se veramente lei riuscisse a calarsi nei pensieri dei dirigenti di parecchie squadre, beh, scoprirebbe che un po’ di paura c’è sempre, è normale». Ma il Civ non ha dubbi e, vista la bravura di mio padre, “qualcuno buono, alla Pistoiese arriverà”. Arrivò Luis Silvio, un brasiliano da cartoni animati, la Pistoiese tornò immediatamente in B e ch’io sappia al Faraone non dedicarono una piramide. Questo per dire che l’infallibilità non è umana: quella volta sbagliarono entrambi, il babbo e il Civ…

Oggi torno sull’argomento Bigon, se non vi dispiace, perché ci stiamo avvicinando all’unico momento importante della stagione, cioè la sua conclusione: è adesso che si fanno i conti, è adesso che si comincia a lavorare per il futuro. La piazza non ha dubbi: il contratto di Bigon non deve essere rinnovato. Già si fanno i nomi dei possibili subentri, Sabatini e Perinetti su tutti. Non ho niente contro il primo, che stimo e al quale sono vicino perché da anni, in silenzio, sta conducendo la più difficile delle trattative, mentre Perinetti è addirittura un amico dai tempi in cui gestiva (sapientemente, va detto) il settore giovanile della Roma, quindi non ho “interessi privati” nella vicenda, se non quello di sempre: che vinca il buon senso. Bigon ha toppato il mercato del Bologna? Dal dopo-Frosinone a oggi, i rossoblù sono in testa all’ipotetica classifica parziale. Resta da decidere se Inzaghi fosse più pippa che Pippo o se invece gli affanni del Bologna siano dipesi dalla scarsa propensione di qualcuno a battersi senza remore per il club che gli paga lo stipendio, ma il dato numerico è l’unico non soggetto a errori: davvero, alla luce di quanto visto recentemente, Bigon ha portato a Casteldebole solo delle scamorze? Io – a differenza di colleghi solitamente bene informati – non so chi sarà il direttore sportivo del Bologna, però una cosa la scrivo oggi, 24 aprile 2019, e voglio che sia messa agli atti: se fossi Saputo, ripenserei alla cazzata fatta allontanando Donadoni, appunto a furor di popolo, e allungherei il contratto a Bigon. Lo scrivo, lo penso e sono disposto a difendere la mia tesi anche di fronte a un tribunale del popolo. E lo scrivo sapendo che il presidente non starà ad ascoltarmi e giustamente deciderà di testa sua. In fondo, sono solo un giornalista, mica un tifoso…

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