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Dodici anni senza Giacomo Bulgarelli

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“Ciao Giacomino”. Così il Corriere dello Sport del 13 febbraio 2009 apre la sua edizione. Se n’è andato Bulgarelli, viva Bulgarelli. Oggi, a dodici anni dalla scomparsa il 12 febbraio 2009, il ricordo è più vivo che mai. Lui di Portonovo di Medicina, alle porte della città, 56 reti in 490 partite in una storia durata dal 1958 al 1975. Un simbolo, una bandiera, l’eleganza mista alla classe senza trascurare potenza e velocità. A lui sono legati i ricordi più importanti della storia del club, come lo scudetto del 1964. Lui che doveva tutto a una… finestra: un ungherese, osservatore delle giovanili del Bologna, osserva dalla sua abitazione questo ragazzo destreggiarsi sul campetto sotto casa, in zona Mazzini, e lo segnala al club. Sempre a testa alta, con una grande capacità di inserimento, e con doti di leader non indifferenti. In prima squadra, dopo l’esordio del 1958-59 (Bologna-Vicenza 1-0), è la stagione successiva, con Allasio in panchina, quella in cui Bulgarelli trova spazio: sostituisce un centrocampista lento e macchinoso, l’uruguagio Hector De Marco, e il passo è decisamente differente. 

Nell’anno del titolo rossoblù contro l’Inter a Roma, Bulgarelli segna 8 reti. Due in particolare da ricordare: quello alla Juventus e alla Fiorentina, con due azioni personali di grande spessore. Una carriera segnata anche dalle… monetine: nel torneo Olimpico deel 1960 a Roma, l’Italia arriva quarta dopo aver perso la semifinale con la Jugoslavia per via di un lancio di moneta dopo il pareggio nei minuti regolamentari, non essendo ancora previsti i supplementari. Nel 1964-65, contro l’Anderlecht, il Bologna esce dalla Coppa dei Campioni con lo stesso metodo dopo una terza partita di spareggio in Spagna in campo neutro finita 0-0 nei novanta minuti, e il lancio dice ancora male a Giacomino. Nel 1970, vicinissimo al Milan, con il presidente Venturi che sarebbe disponibile a cederlo, resta a Bologna grazie all’intervento di Edmondo Fabbri con esautorazione dello stesso Venturi dal club. Negli anni successivi alla carriera da giocatore, diventa un apprezzato commentatore tv. Al fianco di Massimo Caputi costituisce un bel sodalizio in tutte le manifestazioni che vedono protagonista la nazionale italiana: per Telemontecarlo commenta i Mondiali del 1990, del 1994, del 1998, passando poi alla Rai. Lo ricordiamo anche al fianco dello stesso Caputi in “Goleada”, sempre sulla rete di Montecarlo, a fine anni Novanta. A lui è intitolata la “Curva Costa” dello stadio Dall’Ara.

(copyright foto Bologna FC)

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