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Se guardi Ravaglia, vedi Bologna

A Riad il Bologna si ferma sul più bello, ma l’immagine di Ravaglia in panchina è il simbolo di una squadra che ha dato tutto.

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Federico Ravaglia, titolare in Cagliari-Bologna (© Bologna FC 1909)
Federico Ravaglia, titolare in Cagliari-Bologna (© Bologna FC 1909)

Ci sono partite in cui, certe immagini, rimangono impresse. A Riad, per il Bologna di Vincenzo Italiano, quella fotografia è arrivata a fine partita: Federico Ravaglia seduto in panchina, lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi lucidi. Non è solo il pianto di una finale persa, ma il peso di un viaggio intenso, vissuto fino all’ultimo minuto.

L’immagine che resta oltre il risultato

Resta l’amaro in bocca, ma anche con la consapevolezza di chi sa di essere tra le grandi di Serie A. Una squadra capace di far sognare un’intera città, di tenere testa a chiunque e di arrivare a un passo dal cielo. In mezzo a tutto questo, c’è il volto di Ravaglia, protagonista e simbolo di un percorso che ha superato ogni aspettativa.

Il portiere rossoblù è stato decisivo in più di un’occasione. In semifinale contro l’Inter si è trasformato in eroe, respingendo due rigori e guidando i compagni verso una finale conquistata con il cuore prima ancora che con i piedi. Anche contro il Napoli, nell’atto conclusivo, non sono mancati interventi importanti, parate che hanno tenuto il Bologna in partita quando la stanchezza iniziava a farsi sentire.

Ravaglia, gli errori non fanno il valore

Però, il calcio non fa sconti. Alcune sbavature, soprattutto in occasione della seconda rete di Neres, restano lì, difficili da ignorare. Errori che probabilmente non hanno cambiato il destino di una gara in cui il Bologna faticava a trovare energie e lucidità, ma che pesano inevitabilmente su chi vive questo sport con senso di responsabilità totale. Ravaglia lo sa, e quelle lacrime sono proprio questo.

Perché Federico Ravaglia non è soltanto “il secondo portiere. È un ragazzo cresciuto con il rossoblù addosso, uno che ogni volta che è stato chiamato in causa ha risposto senza esitazioni, mostrando crescita, affidabilità e personalità. Ha raccolto il lavoro di uno Skorupski in stato di grazia prima dell’infortunio, e lo ha fatto con rispetto e coraggio.

Federico Ravaglia, il ragazzo con il rossoblù cucito addosso

Nel post partita, lo stesso Vincenzo Italiano lo ha detto: una serata storta può capitare, soprattutto a chi si prende responsabilità importanti. E dalle mani di Ravaglia, in questa prima parte di stagione, sono passati punti fondamentali, vittorie che resteranno nella memoria dei tifosi e notti che hanno fatto vibrare Bologna di orgoglio.

Vincere sarebbe stato il finale perfetto, la chiusura di un cerchio iniziato mesi fa e che aveva già regalato un sogno indimenticabile: quello vissuto a Roma il 14 maggio. Ma il calcio, come la vita, non sempre concede finali da favola. A volte lascia solo lacrime, attesa e la promessa di nuove occasioni.

E Bologna, città che sa aspettare e riconoscere chi lotta per i suoi colori, sa bene che questo non è un punto di arrivo. Dalle mani di Federico Ravaglia passeranno ancora momenti importanti. Forse non domani, forse non subito. Ma quel pianto, più di ogni parata, dice quanto forte sia il legame tra un ragazzo, una maglia e una città intera.

Fonte: Giuseppe Sepe, Il Resto del Carlino

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