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Il Paradosso di Dallinga

Thijs viene spesso sottovalutato: qual è il suo vero ruolo nel Bologna?

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Jens Odgaard e Thijs Dallinga (© Damiano Fiorentini)
Jens Odgaard e Thijs Dallinga (© Damiano Fiorentini per 1000cuorirossoblu)

Ieri, nella consueta puntata de Il Bologna da 1 a 10, avevamo aperto il paragrafo dedicato a Thijs Dallinga con una semplice frase. Brutta cosa essere sottovalutati, dicevamo. Ma forse, oltre ad essere sottovalutato, l’attaccante olandese vive in un vortice che lo fa apparire come meno atletico dei compagni, meno rapido e decisamente poco incisivo. E dire che i dati ci raccontano il contrario. Andremo dunque ad analizzare le statistiche della sua permanenza a Bologna, adattamento e pubalgia compresi, dimostrando perché, in fin dei conti, il puntero di Groningen è un ottimo secondo.

Dallingol di nome e di fatto

Per una punta, subentrare non è ma semplice. In quel ruolo, si è chiamati ad essere prestanti fin dal primo secondo, gestendo palloni che scottano nelle fasi cruciali di una gara senza grande preparazione. Insomma, a freddo. Non a caso, anche un giocatore come Totti, nella sua ultima stagione giallorossa, quella celeberrima con Spalletti, segnò meno di 0.2 reti ogni novanta minuti. Poi, certo, subentrarono altri aspetti. Ma l’alternanza è un fattore che va tenuto in conto. Specialmente perché, quando parte titolare, l’olandese o segna o fa assist. E questo trend va avanti da maggio, con due sole eccezioni: Lecce (dove ha comunque procurato un rigore) e Torino. Con questa chiave di lettura, non sembra poi così male. Anche perché, da quando è arrivato, la media gol è stabile, tra 0.24 e 0.25 reti ogni novanta minuti. Senza contare gli assist.

Thijs Dallinga in Bologna-Napoli 2-0 (©Bologna FC 1909)

Thijs Dallinga esulta per il gol del momentaneo 1-0 in Bologna-Napoli (©Bologna FC 1909)

Più azione, meno solitudine

Eppure, giureremmo che qualcosa nel rendimento di Thijs, oltre alla grinta, è cambiato. Ed effettivamente è così. In un terzo di stagione, l’olandese ha già pareggiato il numero di assist forniti l’anno scorso, salendo quasi del 2% alla voce precisione passaggi. Perde ancora qualche pallone, è vero, ma il gioco di Italiano è rapido e obbliga la punta, spesso e volentieri, a movimenti felini e tocchi di prima. In più, recupera quasi il doppio delle sfere perse in fase offensiva rispetto a Castro. Che resta il titolare, ci mancherebbe. Ma ciò non vuol dire che Thijs non possa avere un ruolo preciso nell’economia della squadra. Specialmente tenendo conto di un fatto emblematico, capace di farci comprendere la stima del mister: il suo impiego è cresciuto del 5%.

Un solido secondo

Saranno solo statistiche ma, se non siete convinti, guardate una partita del Bologna, ad esempio quella contro il Napoli. Dopo un avvio titubante, non centrato, che comunque resta un problema da limare, visto il numero di volte in cui subentra, ha saputo muovere l’attacco, servire i compagni e trovare il gol. La sua heatmap è totale, e ci permette di visualizzare il pressing immediato della punta, oltre alla grande mole di spazio generato per i compagni. Non si piazza in area, o quantomeno lo fa più raramente dell’anno scorso, eppure viene troppo spesso criticato. Dallingol, però, guarda il suo giardino, tentando di stupire tutti ancora una volta. Lui pensa alla squadra, e una rivalutazione della sua importanza verrà da sé.

 

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