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Il Resto del Carlino – Capitano e portiere: nessuna certezza, nessuna gerarchia

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Solitamente, sono i due punti fermi da cui si delinea l’ossatura di una squadra. Portiere e capitano, capitano e portiere: due perni fondamentali, quasi sempre poco discutibili. Anche perché, credenza comune è che non sia auspicabile, minare questo tipo di certezze. Ma il Bologna, questo ormai lo sappiamo, è allenato da un tecnico che di comune ha ben poco. E che ha stravolto anche questo diktat.

La strategia del “mottismo”

Già perché, in tal senso, Thiago va marcatamente controcorrente. Il suo mantra – gioca sempre chi sta meglio – non è da seguire alla lettera solo per i giocatori non al 100% perché rientranti da un infortunio o simili. No, anche a parità di condizione fisica non ci sono gerarchie: in campo va chi è più concentrato (anche in porta) e chi mostra più impegno e determinazione in allenamento (e ciò tocca soprattutto la questione del capitano).

Da inizio anno, del resto, sono ben sette i giocatori felsinei che hanno indossato la fascia al braccio: da Dominguez (poi andato via) ad Aebischer, passando per Zirkzee, Ferguson, Orsolini, Posch e De Silvestri.

Tra i pali, invece, prosegue la staffetta Ravaglia-Skorupski: il primo è stato inaspettatamente schierato titolare con la Roma, per poi ripetersi (bene) con l’Inter in coppa, mentre il secondo è tornato titolare con Atalanta, Udinese e di nuovo in coppa con la Fiorentina.

E ora, anche in vista della sfida col Cagliari, il dubbio si rinnova: chi ci sarà a difendere la porta rossoblù? A chi toccherà, invece, la scelta del palla o campo? Lo scopriremo, con ogni probabilità, solo domenica.

(Fonte: Il Resto del Carlino – Massimo Vitali)

 

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