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Il Resto del Carlino – Dossena: «Personalità, organizzazione e idee chiare: questo Bologna ha tutto per l’Europa. E su quel 1981…»

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Una realtà che sogna e fa sognare: ok, oramai lo si legge ovunque. Un qualcosa che volente o nolente, sta via via stupendo sempre di più. Ma è quando non sono più (solo) i tifosi a respirare questo entusiasmo, che la faccenda si fa davvero interessante: e ora, le capacità di questo Bologna divengono sempre più lampanti anche per esperti e addetti ai lavori.

È il caso dell’ex nazionale Beppe Dossena, campione d’Italia con la Samp nel ’91 e del mondo con la nazionale nel’82. Ma che tra le maglie di Pistoiese, Cesena, Toro, Udinese e appunto Samp, tra il 1979 e il 1981 vestì anche quella rossoblù, registrando 71 presenze in due anni condite da 9 goal.

Il ricordo di una (piccola) ferita ancora aperta

Ed è proprio da quell’ultima stagione passata all’ombra delle torri che esordisce l’ex centrocampista: “Intanto mi faccia ricordare che il mio Bologna senza i cinque punti di penalizzazione sarebbe arrivato quinto: con le regole di oggi sarebbe Europa piena”. Qualche sassolino dalla scarpa ancora da togliere, insomma. Per dovere di cronaca, ricordiamo: dopo l’ottavo posto della stagione precedente con Perani, quella del 1980-1981 fu la consacrazione di un ottimo Bologna, che chiuse al settimo posto finale solo a seguito della penalizzazione calcio-scommesse. Una realtà che mise in scena un gruppo straordinario, solido e ben collaudato: i ragazzi di Radice. Che Dossena, in parte, sente ancora oggi, aggiungendo: “Bologna per me è speciale: lì ho conosciuto mia moglie e sono nati i miei due figli”, chiosando “… quell’anno, comunque, la nostra sul campo fu una gran bella storia”.

Quarantatré anni dopo

Quasi mezzo secolo più tardi, però, c’è un Bologna che non sembra assolutamente essere da meno. E non si tratta di discorsi teorici, di calcio d’estate, ma di qualcosa di già ben visibile (e già visto) nelle prime uscite stagionali dei felsinei: “Se ripenso alle partite del Bologna viste quest’anno mi vengono in mente concetti chiave quali la personalità, le idee di gioco chiare, l’organizzazione, la capacità di stare sempre dentro la partita”. E quindi, inevitabilmente “L’autostima che con i risultati è cresciuta”.

E non si tira indietro Dossena nell’identificare i rossoblù tra coloro che, assieme al Toro e a una manciata di altre squadre, pur partendo da outsider vorranno dire la loro per l’Europa fino all’ultimo.

Le lodi a Motta

Poi, ovviamente, a capo di una squadra ben costruita deve sempre esserci un tecnico di spessore, se si vogliono raggiungere determinati risultati. E questo, con Motta ben saldo alla guida, non sembra essere un problema del Bologna: “… per proposta di gioco e risultati ha dimostrato di avere massima autorevolezza. Chiaro che continuando così prima o poi arriverà ad una big”. La (consueta) convinzione di avere l’italo-brasiliano a tempo però, non sembra però essere definitiva in Dossena, che infatti aggiunge: “Qui mi fermo: perché ci sono calciatori che fanno strabene in una piazza e a cinquanta chilometri di distanza fanno già più fatica. Certo, fin qui lui non ha sbagliato un colpo”.

La nuova sfida

Dal 2019, Beppe Dossena è impegnato in una nuova battaglia, fuori dal rettangolo di gioco ma – in un certo senso – ancora strettamente collegato ad esso. Perché la sua squadra, ora, si chiama “Special Team Legends”, è capitanata da Paolo Maldini, e si occupa di dare assistenza ad ex calciatori e calciatrici che si sono persi nei (tanti) tunnel dove si può finire una volta appesi gli scarpini al chiodo: dalla droga alla ludopatia, dall’alcol alla perdita dei propri beni: “Aiutiamo chi ci ha regalato momenti di spensieratezza e una volta finita la carriera sprofonda nel buio. Può succedere quando si spengono i riflettori e non ci si riesce ad adattare a una vita completamente nuova: è lì che a volte senza accorgersene si scivola nel male oscuro della depressione… (e le varie dipendenze) sono le risposte sbagliate al disagio che vivono. Ma è importante che sappiano che non sono soli”.

(Fonte: Il Resto del Carlino – Massimo Vitali)

 

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